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Attacco Iran, Israele pronto a risposta ma Usa frenano. Khamenei: Gerusalemme sarà nostra

Idf: "Per ora non estenderemo operazione militare". Onu: "Medioriente è sull'orlo del baratro"

Soldato israeliano - Fotogramma
Soldato israeliano - Fotogramma
14 aprile 2024 | 22.56
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Israele risponderà all'attacco subito nella notte tra sabato e domenica dall'Iran. Lo ha deciso il gabinetto di guerra israeliano convocato in serata dal primo ministro Benjamin Netanyahu senza però specificare quando e dove avverrà la rappresaglia.

Le Forze di difesa israeliane hanno ''approvato piani di difesa e di attacco'', ha fatto sapere il portavoce dell'Idf Daniel Hagari nel corso di una conferenza stampa. Ma "al momento - ha chiarito - l'Idf non ha intenzione di espandere le operazioni militari''.

Dunque la reazione non dovrebbe arrivare a caldo. In questo senso vanno anche le parole pronunciate nel pomeriggio dal ministro del gabinetto di guerra israeliano, Benny Gantz: "Di fronte alla minaccia dell'Iran - ha detto - costruiremo una coalizione regionale e esigeremo un prezzo dall'Iran nel mondo e nel momento opportuno".

Una linea che secondo quanto riportato dal New York Times sarebbe frutto del pressing Usa. Il presidente Biden avrebbe infatti, secondo il giornale, convinto Netanyahu a rinviare la controffensiva che i falchi israeliani volevano immediata, per evitare una ulteriore escalation.

"Netanyahu sa bene che il presidente Biden non cerca un conflitto con l'Iran, che il presidente non vuole che le tensioni salgano ulteriormente e che il presidente sta facendo di tutto, e lo sta facendo dal 7 ottobre, per evitare che questa divenga una guerra regionale più ampia", ha confermato il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Kirby in un'intervista, con Fox News. Di fronte alla domanda diretta se l'amministrazione Biden stia consigliando ai vertici israeliani di evitare una ritorsione, Kirby però è rimasto vago: "Credo che dipenderà dagli israeliani decidere quale sarà il prossimo passo".

Gli Usa intanto continuano il loro lavoro diplomatico e di intelligence per raffreddare il clima. Il capo della Cia William Burns ha telefonato al capo dell'intelligence turca Ibrahim Kalin per chiedere la mediazione di Ankara tra Israele e Iran, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Anadolu citando fonti di sicurezza.

E tutta la comunità internazionale si è attivata per frenare l'escalation. Nel G7 convocato oggi da Giorgia Meloni sulla crisi mediorientale, i leader nella dichiarazione finale del vertice, hanno sottolineato l'esigenza di evitare un’ulteriore escalation, invitando le parti ad astenersi da azioni volte ad acuire la tensione nella Regione.

E dall'Onu il Segretario generale Antonio Guterres in apertura della riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza ha condannato "con forza l'escalation rappresentata dall'attacco su larga scala sferrato dall'Iran" chiedendo "l'immediata cessazione delle ostilità'' perché ''il Medioriente è sull'orlo del baratro".

Ma oltre alla reazione israeliana resta l'incognita Iran che invia in queste ore segnali contrastanti. Se subito dopo l'attacco aveva fatto sapere che la questione poteva dirsi conclusa, non rinuncia a minacciare ancora. "Gerusalemme sarà dei musulmani e i musulmani celebreranno la liberazione della Palestina'', ha scritto in serata su 'X' la Guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran, il Grande Ayatollah Ali Khamenei, condividendo un video in cui si vedono droni sorvolare la Moschea di al-Aqsa.

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