Per il ministro degli Esteri "il trasferimento dell'ambasciata a Doha è un'opzione efficace". E annuncia: "Continueremo ad aiutare chi vuole andare via e ne ha titolo"
Dopo la chiusura dell'ambasciata italiana a Kabul ed il suo trasferimento in Qatar, "stiamo anche riflettendo sulla creazione di una presenza congiunta in Afghanistan - un nucleo formato da funzionari di più Paesi sotto l'ombrello dell’Unione Europea o, eventualmente, delle Nazioni Unite - con funzioni prevalentemente consolari e che serva da punto di contatto immediato". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, durante l'informativa al Senato sulla situazione in Afghanistan. "Si tratterebbe di una soluzione innovativa, per la quale sarà necessario un efficace coordinamento preventivo, sia per gli aspetti di sicurezza sia per la necessità di definire un mandato chiaro", ha aggiunto Di Maio.
Il titolare della Farnesina ha quindi evidenziato che il trasferimento dell'ambasciata a Doha è "un'opzione efficace, perché consente contatti con potenziali interlocutori in Afghanistan, con i Paesi dell’area e con i nostri partner che hanno già dislocato in Qatar i propri punti di rappresentanza competenti per l’Afghanistan".
Di Maio ha precisato che le azioni dei Talebani saranno misurate rispetto a cinque paramenti: il ripudio del terrorismo e la cooperazione nel contrasto al narcotraffico, il rispetto dei diritti umani, in particolare di donne e minoranze, l'istituzione di un governo inclusivo e rappresentativo, la garanzia di incondizionato e sicuro accesso umanitario per le organizzazioni internazionali e il rispetto dell’impegno assunto ad assicurare libero passaggio a coloro che intendano lasciare il Paese. "Sono concetti che trovano ampia condivisione anche nei paesi che ho visitato in questi giorni. Certo ciò che stiamo vedendo in Afghanistan non è affatto incoraggiante", ha precisato Di Maio, aggiungendo che "gli attacchi del 26 agosto all’aeroporto internazionale di Kabul - con il loro pesante bilancio di vittime e feriti - testimoniano come il terrorismo rappresenti una minaccia concreta e immediata. Oltre all’Isis Khorasan, che ha rivendicato gli attacchi, nel paese operano gruppi estremisti affiliati ad Al Qaeda, con cui i talebani mantengono talvolta un approccio ambiguo". "Dobbiamo prevenire il rischio che la crisi afghana abbia un impatto negativo, destabilizzante, sui Paesi limitrofi, con implicazioni che potrebbero andare ben oltre la dimensione regionale. Mi riferisco, anzitutto, al contrasto al terrorismo", ha spiegato Di Maio.
Di Maio ha poi ribadito che "l’Italia continuerà ad aiutare gli afghani che intendano lasciare il Paese e ne abbiano titolo", sottolineando che "le operazioni dovranno naturalmente essere condotte in modo diverso, data la partenza definitiva dei contingenti militari e la chiusura, allo stato attuale, della nostra ambasciata a Kabul".
In questo contesto, "ci stiamo muovendo su più fronti - ha detto il titolare della Farnesina, reduce da una missione in Uzbekistan, Tagikistan, Qatar e Pakistan - Da un lato, lavoriamo con i Paesi che collaboreranno per la futura gestione dell’aeroporto di Kabul, in particolare Qatar e Turchia. Il ministro degli Esteri qatarino mi ha aggiornato sull’assistenza tecnica fornita per il ripristino dell’operatività dello scalo. Già da qualche giorno sono stati riavviati i voli interni. Il ministro si è anche mostrato fiducioso sul ripristino delle condizioni di sicurezza dell’aeroporto".
"Dall’altro lato, stiamo interagendo con i Paesi limitrofi per l’individuazione di percorsi umanitari, che consentano l’espatrio per quanti arrivano dall’Afghanistan via terra", ha detto Di Maio.