Fonti parlamentari iniziano a fare i primi conti: risorse tutt'altro che esigue per finanziare le misure chiave della delega fiscale, come il passaggio a tre aliquote Irpef o la riduzione dell'Iva
Si prefigurerebbe un 'tesoretto' per finanziare la riforma fiscale senza toccare il deficit e perfino garantirne una tenue discesa seppur in tempi di caro-energia e di alta inflazione. A quanto apprende l'Adnkronos, anche se dal governo non trapela ancora nulla sul costo delle misure della nuova delega fiscale, fonti parlamentari iniziano a fare i primi conti e ad occhio e croce emergono risorse tutt'altro che esigue per eventualmente finanziare le misure chiave della delega senza toccare il disavanzo, dal passaggio a tre delle aliquote Irpef, alla revisione dell'Iva o il taglio dell'Irap e la riduzione dell'Ires.
Dei fondi andranno messi comunque da parte per i nuovi round di interventi contro il caro-bolletta e caro-vita in generale, ma resterebbero ad ogni modo risorse disponibili che faciliterebbero la 'quadra' delle coperture dei decreti attuativi della delega fiscale.
Le risorse che, oltre a essere reperite dalla potatura delle tax expenditures per "qualche miliardo" - come si è fatto scappare il viceministro all'Economia Maurizio Leo ad un evento a Milano puntualizzando però di non volere indicare numeri - verrebbero trovate tra i risparmi degli interventi di bandiera dell'allora governo M5S: il Reddito di cittadinanza e il superbonus. Questi risparmi legati alla revisione delle due misure verrebbero indicati già ad aprile nelle stime del Documento di economia e finanza e poi aggiornati a settembre con la Nota di aggiornamento al Def, la griglia previsionale sulla quale costruire la Finanziaria. Lì troveranno sede quindi le risorse per consentire innanzitutto il taglio da quattro a tre delle aliquote Irpef operativo dal 2024 appunto.
Facendo dei conti di massima, cancellando il Rdc le casse dello Stato risparmierebbero circa 9 miliardi l'anno. Con questo ammontare andrà a finanziare varie voci di bilancio tra le quali il Mia, il nuovo meccanismo di sussidio post-Rdc con importi e platea ridotta, ma appare realistico pensare che almeno 3 miliardi possano confluire nelle coperture delle misure dei decreti attuativi della delega fiscale.
Altre risorse inoltre sono attese dalla revisione dei crediti d'imposta, superbonus in testa, ma al momento nessuno si spinge a quantificarli. Secondo le stime del governo finora il costo per lo Stato del Superbonus, del bonus 'facciate' e di altri bonus edilizi è stato stimato in oltre 110 miliardi di euro, in particolare, le previsioni nei tendenziali di bilancio relative al Superbonus 110% si attestano a 61,2 miliardi e quelle del bonus facciate a 19 miliardi. Una spesa ragguardevole, c'è quindi da immaginare che i risparmi legati ad una revisione possano essere altrettanto cospicui e destinati alla sostenibilità dei conti pubblici, ma non è escluso che parte di questi possano al calo della pressione fiscale auspicata dalla riforma.
A queste possibili risorse dovrebbe inoltre aggiungersi il gettito in arrivo dalla lotta all'evasione che facendo emergere il non dichiarato allargherebbe la base imponibile e dunque le entrate tributarie.