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Vandana Shiva: "Nuovi Ogm basati su vecchio paradigma, brevetti in mano a pochi"

In nuovo report di Navdanya International si afferma che nuove tecniche genetiche sono uguali a vecchi Ogm e servono a eludere regole su tracciabilità, etichettatura e valutazione rischio

Vandana Shiva
Vandana Shiva
10 agosto 2023 | 17.02
LETTURA: 3 minuti

"Le cosiddette Nuove tecnologie genetiche, i nuovi Ogm, si basano sul vecchio paradigma, ormai superato, del riduzionismo genetico e del determinismo genetico. Si tratta della continuazione del tentativo di 'programmare' la biologia, nonostante esista già oggi una profonda comprensione scientifica del fatto che gli organismi viventi e i sistemi biologici sono sistemi complessi auto-organizzati". Lo dice ad Adnkronos Vandana Shiva, commentando il nuovo report della sua organizzazione Navdanya International dal titolo "Niente di nuovo nei nuovi Ogm".

"I nuovi Ogm modificati con editing genetico ancora utilizzano le vecchie tecniche dell'Agrobacterium come vettori per l'introduzione dei geni", spiega Shiva, la quale denuncia che "i nuovi Ogm, come i vecchi, vengono introdotti sul mercato con un solo obbiettivo: espandere il monopolio sui brevetti. Le stesse multinazionali della chimica che avevano dato inizio al controllo sulle sementi attraverso i brevetti e gli Ogm, si stanno ora accaparrando nuovi brevetti sugli Ogm modificati con editing genetico".

A detenere la maggior parte dei brevetti per i nuovi Ogm, così come per i vecchi, è il solito "cartello dei veleni", come lo definisce Vandana Shiva: Corteva (Dow Dupont) ne possiede circa 100, Bayer Monsanto 60, Basf 18 e Syngenta 6. "La lotta contro i monopoli delle multinazionali si basa sempre più sul reclamare la sovranità sulle sementi", esorta la fisica e attivista indiana.

Nel rapporto di Navdanya si ricorda che in Italia, "uno dei paesi membri dell'Ue che storicamente ha sempre avuto la posizione più forte contro gli Ogm", dopo diversi tentativi a giugno 2023 sono state approvate le colture con genoma editing. "Ai parlamentari italiani è stato presentato per l'approvazione un dl per affrontare l'emergenza siccità nel Paese", ma, evidenzia il report, "nelle pieghe del provvedimento era inserito un emendamento per l'utilizzo di colture geneticamente modificate con il pretesto della loro presunta 'resistenza alla siccità'”.

“Made in Italy o Made in Lab?”, si chiedono gli autori del rapporto, che evidenziano come “l'Italia sia orgogliosa del suo cibo e del suo patrimonio culturale, ma utilizzi agricoltura di precisione e tecnologie genetiche per manipolare il sistema agroalimentare italiano. Le nuove tecnologie vengono definite 'di evoluzione assistita' perché il genoma editing viene presentato come una versione accelerata dell'evoluzione naturale”. In realtà, secondo Navdanya, si tratta a tutti gli effetti di “Ogm modificati in laboratorio”.

Le tecniche di genoma editing, è il messaggio lanciato da Navdanya, non sono altro che la seconda generazione degli Ogm, e le grosse multinazionali le sfruttano per aggirare le regole ed estendere i brevetti, usando come argomenti a favore la lotta ai cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare e la riduzione dei pesticidi.

A luglio, ricorda il rapporto, proprio la Commissione europea ha lanciato una proposta per escludere una grossa parte degli organismi geneticamente modificati tramite le tecnologie geniche dalle regole attualmente in vigore in materia di Ogm che prevedono la tracciabilità, l'etichettatura e la valutazione del rischio. Ma in tutto il mondo “politici e grosse aziende cercano di dare una base morale e scientifica allo sviluppo di queste tecnologie altamente pericolose”. In realtà, l'avvento di queste tecnologie “consente alle aziende di ampliare il materiale brevettabile e di mobilitare una parte della natura prima inaccessibile per generare un output economico a proprio vantaggio”.

Per fare questo verrebbero scelti “dati di laboratorio limitati come prove a conferma” del fatto che queste tecniche sarebbero la soluzione alle minacce globali. “Le lobby”, emerge ancora dal rapporto, si stanno muovendo per modificare le norme in materia di etichettatura di Ogm, in modo da sostituire definizioni come “biologico” o “Ogm free” con “salutare” o “sostenibile”. Ma “la mancanza di tracciabilità degli organismi geneticamente modificati e l'eliminazione di materiale genetico mettono a rischio la sopravvivenza dell'agricoltura biologica e agroecologica, insieme all'agrodiversità tradizionale e autoctona”, minacciando direttamente anche “la sovranità alimentare”.

Inoltre è ignoto quale possa essere l'incidenza della cosiddetta “contaminazione crociata”: qualsiasi “sconvolgimento o distruzione genetica che si possa verificare a causa di un organismo alterato potrebbe trasferirsi rapidamente a una specie selvatica o convenzionale portando a un effetto domino”.

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