La nuova bozza del Testo Unico del pubblico impiego, che attua la riforma Madia, prevede ulteriori quattro casi di licenziamento disciplinare oltre a quelli già previsti dalla Legge Brunetta. Possono essere infatti licenziati i dipendenti pubblici "per gravi o reiterate violazioni dei codici di comportamento". In particolare, per "la violazione dei doveri relativi all'attuazione del Piano di prevenzione della corruzione" che è "fonte di responsabilità disciplinare" si legge nella bozza.
Inoltre, il dirigente che non procede con l'azione disciplinare per "commissione dolosa, o gravemente colposa". "Il mancato esercizio o la decadenza dall’azione disciplinare, dovuti all’omissione o al ritardo, senza giustificato motivo, degli atti del procedimento disciplinare", "ovvero a valutazioni manifestamente irragionevoli di insussistenza dell’illecito in relazione a condotte aventi oggettiva e palese rilevanza disciplinare, comporta, per i soggetti responsabili, l’applicazione della sospensione dal servizio fino ad massimo di tre mesi, salva la maggiore sanzione del licenziamento".
Il licenziamento disciplinare è previsto anche per "la reiterata violazione di obblighi concernenti la prestazione lavorativa, che abbia determinato l’applicazione, in sede disciplinare, della sospensione dal servizio per un periodo complessivo superiore a un anno nell’arco di un biennio". Infine, si aggiunge un altro caso ovvero "insufficiente rendimento rilevato dalla reiterata valutazione negativa della performance del dipendente nell’arco dell’ultimo triennio, ai sensi del decreto legislativo n. 150 del 2009".