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Riforma pensioni, Cgil: "Quota 102 e 104 inutile"

Lo studio: la riforma coinvolgerebbe circa 10mila lavoratori

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23 ottobre 2021 | 13.11
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La riforma delle pensioni nella Manovra 2022, con l'eventuale varo di 'Quota 102 e 104' tra il 2022 e il 2023 riguarderebbe solo 10mila lavoratori e sarebbe una "misura inutile". Lo rileva un’analisi dell’osservatorio Previdenza della Fondazione Di Vittorio e della Cgil Nazionale. Una stima che è stata ricavata proiettando nel prossimo biennio i dati relativi a chi ha usufruito finora di 'Quota 100’ e assumendo i nuovi vincoli anagrafici previsti dalla nuova norma: 64 e 66 anni. "È necessario che il Governo ci convochi nei prossimi giorni e si dichiari disponibile ad aumentare sensibilmente le risorse previste nella prossima legge di Bilancio per la previdenza, attualmente pari alla cifra ‘simbolica’ di 602 milioni, e avanzi proposte che tengano conto dei contenuti della nostra Piattaforma unitaria” afferma il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli.

“Dai nostri studi - afferma Ezio Cigna, responsabile Previdenza pubblica della Cgil nazionale - sarebbero 8.524 le persone coinvolte nel 2022 e 1.924 nel 2023, visto che molti dei soggetti che potrebbero perfezionare 'Quota 102' nel 2022 e 'Quota 104' nel 2023 hanno già il maturato il requisito di 'Quota 100' al 31 dicembre 2021”.

In particolare, spiega il dirigente sindacale "nel 2022 potrebbero accedere a 'Quota 102' solo le persone con almeno 64 di età, ossia chi è nato dal 1956 al 1958 e con 38 anni di contributi, non un contributo in più altrimenti avrebbero maturato 'Quota 100', non un contributo in meno altrimenti non raggiungerebbero il requisito contributivo, essendo 'Quota 102' una misura della durata di un solo anno".

"Nel 2023 - prosegue Cigna - potrebbero utilizzare 'Quota 104' esclusivamente le persone che avranno 66 anni di età, cioè nate nel solo 1957 e con 38 anni di contributi, e che non avevano maturato tale requisito nel 2021 così da poter usufruire di 'Quota 100'”.

La proposta di 'Quota 102 e 104', se venisse confermata dal Governo, costituirebbe una misura inutile, che non darebbe alcuna risposta. Il punto principale non è come rendere più graduale l’uscita da 'Quota 100', ma come riformare complessivamente il sistema", aggiunge Ghiselli. "Da tempo abbiamo presentato unitariamente al Governo la nostra Piattaforma che prevede: una flessibilità in uscita per tutti dopo 62 anni di età o 41 anni di contributi; interventi che tengano conto della specifica condizione delle donne, dei lavoratori disoccupati, discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi o usuranti; l'introduzione di una pensione contributiva di garanzia per i più giovani”.

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