“Il parere del territorio per noi è fondamentale. Dobbiamo ascoltare gli enti locali e continueremo a farlo. Siamo gli unici, al momento, ad aver convocato il tavolo per la trasparenza, proseguiremo con questa attività, ogni due settimane, per dare tutte le informazioni e il supporto. A fine iter il Piemonte sarà chiamato, come tutte le regioni, per autocandidarsi, se non ci sarà la disponibilità di qualche Comune non daremo parere positivo”. Così l’assessore piemontese all’Ambiente Matteo Marnati intervenuto in aula a Palazzo Lascaris nella seduta pomeridiana dedicata alla scelta del sito nazionale per le scorie nucleari.
“Il prossimo tavolo è convocato per il 10 febbraio e lì discuteremo anche delle compensazioni, il sito nazionale avrà un miliardo di investimento e occuperà 4 mila persone, è un aspetto che dobbiamo considerare'', ha aggiunto sottolineando che ''sono contrario all’utilizzo di suolo agricolo, il Piemonte è conosciuto per l’eccellenza agroalimentare e questo è uno dei pochi settori in crescita. Sono stato in visita alla centrale di Trino, che è in fase di smantellamento, e lì ho visto un capitolo, chiuso, della storia industriale italiana. Ho chiesto a Sogin la possibilità di convertire la ex centrale in museo, l’unico al mondo di centrale dismessa, per preservare cimeli e tecnologie della storia industriale piemontese e italiana”, ha aggiunto.
La discussione del pomeriggio è stata l’occasione per ascoltare i sindaci dei territori coinvolti e numerosi sono stati anche gli interventi dei gruppi consiliari. Alberto Avetta, Domenico Ravetti e Domenico Rossi (Pd) hanno sottolineato che ''non c’è alcun complotto contro il Piemonte, vanno fatti tutti gli approfondimenti tecnici e va trovata una comunità pronta ad accogliere l’eventuale sito”. Per Marco Grimaldi (Luv) “il Piemonte è già la discarica nucleare del nostro paese, dobbiamo fare di tutto perché i tempi e la scelta vengano fatti nella miglior maniera possibile. La giunta si metta a disposizione dei comuni per approfondire tutti i problemi”.
“Il governo ha avuto il coraggio di pubblicare i documenti, è un punto di partenza e non di arrivo. Il deposito unico diventa un’opera utile e importante per paese, è importante il come e il dove realizzarlo. Chiediamo che sia realizzato nel migliore dei modi, anche sotto il profilo della legalità”, hanno spiegato Giorgio Bertola e Francesca Frediani (M4o). ''In 5 anni nessun governo si è mai preso la responsabilità di decidere - hanno osservato Sean Sacco e Sarah Disabato (M5s) - finalmente è iniziato un percorso di trasparenza. Ora la priorità deve essere la sicurezza della popolazione, la corretta informazione su questo percorso e il superamento degli attuali siti provvisori che si trovano in Piemonte, in zone pericolose ed esondabili”.
Carlo Riva Vercellotti (Fi) ha ribadito ''la necessità di un sito nazionale unico, garantiamo la sicurezza alla popolazione dei luoghi dove ci sono depositi temporanei, intervenendo su alvei fiumi, sponde, difesa falde”. ''Non possiamo scivolare nella tifoseria da stadio che usa questo argomento per farne una battaglia politica o elettorale”, è l’invito di Silvio Magliano (Moderati). “Ben venga mettere a disposizione le risorse professionali della Regione per verificare la mappa. Riportiamo la modalità del dibattito pubblico sui territori, se sapremo gestire con responsabilità il cambiamento non lo subiremo”.
Per Mario Giaccone (Monviso) “bisogna partire da presupposti scientifici, ma anche dalla preoccupazione dei sindaci, per arrivare alla scelta più sensata possibile. La Regione deve monitorare che ciò avvenga, deve garantire un processo di scelta consapevole e non cavalcare le paure. Faro principale devono essere sicurezza e ascolto territori, in questo modo sono certo che potremmo arrivare a scelta responsabile”. Infine, Alberto Preioni (Lega) ha concluso che la Carta delle aree idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi '' è stata buttata sulla testa dei territori in piena pandemia e ha fatto allarmare i sindaci. Il Piemonte ha già dato sul tema nucleare, dobbiamo gestire lo smaltimento che si protrarrà a lungo. Se ne parli ma a fine pandemia, il tema è importante e delicato. Ci sono territori disponibili a valutare ipotesi e non sono stati presi in considerazione”.