Per il ministro dell'Interno il dato sugli arrivi in Italia nel 2023 "non coincide certo con l'obiettivo delle politiche del governo contro il traffico di esseri umani"
"Il numero degli arrivi di migranti di quest'anno non coincide certo con l'obiettivo delle politiche che il governo ha avviato in molteplici direzioni con il fine di contrastare e sconfiggere il traffico di esseri umani, ma va detto che ne sarebbero arrivati ancor di più se non avessimo adottato le misure varate in questi mesi che hanno già dato risultati concreti". Lo sottolinea il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, in un'intervista a La Stampa. "Basti pensare che la collaborazione con le autorità tunisine e libiche ha consentito di bloccare molte decine di migliaia di altri arrivi, 121.883 persone, un numero non molto lontano da quello delle persone arrivate, e di arrestare centinaia di trafficanti. Oltre a questo, le iniziative che abbiamo adottato hanno fatto sì - evidenzia Piantedosi - che il nostro sistema dell'accoglienza abbia retto l'urto di un afflusso straordinario che è stato determinato da crisi politiche o socio-economiche avvenute in Paesi stranieri le cui cause sono state del tutto indipendenti da noi".
Secondo il Rapporto Migrantes 2023, nel 2023 conflitti, violenze, povertà e il desiderio di una vita migliore hanno portato verso l’Italia un numero crescente di migranti e rifugiati: 144 mila quelli sbarcati dopo aver superato la traversata del Mediterraneo sino alla fine di ottobre: + 69% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Si è invece quasi fermato, nonostante l’incancrenirsi della guerra in Ucraina, il flusso di profughi dal Paese invaso: sulle quasi 174 mila persone in fuga che hanno varcato la frontiera italiana dal marzo ’22, quelle giunte quest’anno fino a giugno sono poco più di 300. Negli arrivi dal Mediterraneo, dopo un triennio che aveva visto come principali Paesi di fuga la Tunisia, l’Egitto e il Bangladesh, sono tornate a prevalere le persone d’origine subsahariana: Guinea e Costa d’Avorio i due Paesi più rappresentati.
Dal 1° gennaio al 31 luglio 2023 le navi gestite da organizzazioni della società civile sono intervenute in eventi SAR che hanno portato in salvo nel nostro Paese 3.777 rifugiati e migranti: il dato supera appena il 4% di tutti quelli che nel periodo sono sbarcati in Italia (89.157) fra eventi SAR in mare e sbarchi autonomi; se si guarda ai soli eventi SAR, la percentuale non raggiunge il 6%. In tutto il 2022 i rifugiati e migranti arrivati in Italia grazie a un soccorso in mare effettuato da ONG erano stati 12.005, l’11% di tutte le persone sbarcate e il 21% di quelle sbarcate dopo eventi SAR.
I battelli di salvataggio delle ONG hanno subito quest’anno ostacoli e direttive senza precedenti. Eppure, "malgrado queste azioni di dissuasione e deterrenza in mare, le persone continuano a partire da Libia e Tunisia, e a sbarcare in Italia. Perché? Perché i soccorsi delle ONG non sono un pull factor". Ma intanto, al 30 ottobre i migranti morti e dispersi nel Mediterraneo centrale dall’inizio dell’anno erano ormai 2.186: quasi 800 in più di quelli registrati in tutto il 2022.
Fra i 55.100 migranti e rifugiati “transitati” per i quattro hotspot italiani attivi nel 2022 (quasi 46.100 le persone passate solo a Lampedusa) si contano quasi 10.500 minori, di cui 7.300 non accompagnati. Fra il 2019 e il marzo 2023 l’Italia ha rimpatriato 8.500 cittadini tunisini, che costituiscono in assoluto la prima cittadinanza fra i migranti sottoposti a rimpatrio forzato in tutto il periodo. Sono invece oltre 3.900 i rimpatri totali effettuati nell’ultimo anno con dati completi, il ’22 (+ 15% rispetto al ’21). Sempre nel 2022 sono “transitate” nei CPR (Centri di permanenza per il rimpatrio) 6.383 persone (6.326 uomini e 57 donne) e nei soli primi tre mesi del 2023 altre 1.850, fra cui nove donne. In questi primi tre mesi dai CPR sono state rimpatriate direttamente (il primo scopo per il quale i CPR sono stati istituiti) solo il 44% delle persone che hanno rinchiuso. Il dato su tutto il 2022 è pari al 49%: meno della metà dei migranti trattenuti nelle strutture.