"Facebook è stata condannata dal Tribunale di Roma per violazione del diritto d'autore e per diffamazione, illeciti commessi ospitando link non autorizzati sulle pagine della propria piattaforma". Lo comunica Mediaset spiegando che "questa svolta nella giurisprudenza italiana a tutela del copyright nasce da una causa avviata" dal gruppo.
Nel 2012, ricostruisce una nota, "utenti anonimi aprono una pagina Facebook dedicata a un cartoon trasmesso da Italia Uno, Kilari. Alcuni link della pagina conducevano da un lato a contenuti tutelati da diritto d’autore illecitamente caricati su Youtube, dall’altro a pesanti insulti e commenti denigratori indirizzati all’interprete della sigla della serie animata. Nonostante numerose diffide, Facebook - spiega Mediaset - ha scelto negli anni di non rimuovere i contenuti e i link incriminati costringendo Mediaset a ricorrere alla Magistratura".
E oggi, "con sentenza n. 3512/2019 del Tribunale di Roma, i giudici hanno condannato Facebook sia per diffamazione sia per violazione del diritto di autore". La decisione "è la prima a riconoscere in Italia la responsabilità di un social network per una violazione avvenuta anche solo attraverso il cosiddetto linking, ovvero la pubblicazione di link a pagine esterne alla propria piattaforma".
"Stiamo esaminando la decisione del Tribunale di Roma" replica un portavoce di Facebook, spiegando come prendano "molto seriamente la difesa del diritto d'autore e negli ultimi anni abbiamo investito molte risorse per sviluppare, grazie anche alla collaborazione e ai commenti dell'industria creativa, numerose funzionalità e strumenti per aiutare i detentori di diritti a proteggere la loro proprietà intellettuale. Questo include canali di segnalazione dedicati, team che operano 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per rivedere le segnalazioni, e strumenti sofisticati per identificare i contenuti protetti da copyright ancor prima che vengano segnalati". "Continueremo a lavorare con l'industria dei contenuti e a investire in nuovi strumenti a tutela del diritto d'autore" conclude.