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Mar Rosso, economia mondiale sotto pressione: i possibili scenari

A rischio il 40% del commercio dall’Asia all’Europa

Nave Usa
Nave Usa
12 marzo 2024 | 14.27
LETTURA: 4 minuti

La crisi nel Mar Rosso rischia di avere pesanti ripercussioni per l’economia globale e per quella europea in particolare. Gli attacchi Houthi alle navi nello stretto di Bab el-Mandeb, e gli ultimi sviluppi con la nave Duilio costretta ad abbattere due droni, mettono in pericolo il 12% del commercio globale e il 40% del commercio dell'Asia con l'Europa, oltre al 30% del traffico globale di container. Sono numeri che si traducono in un’emergenza che si acuisce con il passare delle settimane. Sono saliti enormemente i rischi e le conseguenze principali, quelle più evidenti, riguardano i costi e, a cascata, i prezzi delle merci trasportate. Servirebbe una stabilità che è difficile ristabilire in tempi ragionevoli. Boston Consulting Group (BCG) ha formulato 4 scenari in base all’andamento del conflitto in Palestina, racchiusi nel white paper Scenarios for Container Shipping in the Red Sea Crisis, indicando anche le rispettive strategie per le compagnie di navigazione e le aziende coinvolte.

Risoluzione rapida, il ripristino del passaggio

Il primo scenario, quello più ottimista ma anche forse quello meno probabile, suggerisce una rapida conclusione delle ostilità e un impatto a lungo termine minimo sulle rotte di spedizione e sul commercio globale. Presuppone interventi diplomatici efficaci e la cessazione immediata degli attacchi, portando al ripristino del passaggio sicuro attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb

Escalation gestita, risposte che prevengono una crisi totale

Il secondo scenario prevede un aumento controllato delle tensioni regionali ma con risposte internazionali e regionali efficaci che prevengono una crisi totale. Le compagnie di spedizione si adattano deviando le rotte e aumentando le misure di sicurezza, portando a costi di spedizione più elevati e tempi di consegna più lunghi ma evitando un arresto completo del commercio.

Quali sarebbero le conseguenze? Con previsioni di crisi che continua oltre marzo, le compagnie di navigazione sarebbero in grado di compensare solo metà dell'impatto del dirottamento sul Capo di Buona Speranza, dispiegando dal 25 al 30% in più di capacità (misurata in miglia TEU/settimana) e con tassi di nolo che potrebbero potenzialmente triplicare o addirittura quintuplicare rispetto ai livelli pre-crisi. Potrebbero riuscirci aggiungendo navi, mediante cascading o noleggio o aumentando la velocità delle proprie navi. I proprietari dei carichi potrebbero accettare tempi di consegna più lunghi ma, più realisticamente, sarebbero portati a ridurre la propria domanda o a trovare trasporti alternativi. Le compagnie potrebbero quindi sviluppare un'offerta di prodotti più ampia per fornire opzioni alternative ai propri clienti. Esempi potrebbero essere rotte verso l'Europa tramite il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) o Umm Qasr in Iraq.

Conflitto prolungato, cambiano le rotte di spedizione

Uno scenario, il terzo, in cui le ostilità persistenti portano a interruzioni a lungo termine nello stretto di Bab el-Mandeb, costringendo a un cambiamento permanente nelle rotte di spedizione. Questo influisce significativamente sui tempi e sui costi di spedizione, ridisegnando i modelli di commercio globale, con impatti particolarmente negativi sui flussi commerciali Europa-Asia. Se la crisi dovesse protrarsi fino al 2025, i proprietari dei carichi dovrebbero riorganizzare i flussi di produzione e modificare le proprie reti di produzione, così come la supply chain. Potrebbero aumentare anche i prezzi dove possibile per preservare i margini, anche se questo potrebbe comportare minori volumi.

Guerra regionale, gravi tensioni a livello globale

È lo scenario più grave, prevede un conflitto regionale su larga scala, che influisce drasticamente non solo sul Mar Rosso ma anche sulla stabilità e sicurezza internazionale più in generale. Le implicazioni per il trasporto marittimo globale sono profonde, con un'estesa deviazione delle rotte attorno all'Africa, costi di spedizione alle stelle e gravi tensioni sulle catene di approvvigionamento globali. In questo caso, molti proprietari di carico potrebbero rassegnarsi alla rotta del Capo di Buona Speranza, ma altri cercheranno rotte più veloci ed economiche che potrebbero svilupparsi attraverso investimenti.

La sintesi, cruciale il fattore tempo

Analizzando i diversi scenari, si arriva alla conclusione che gioca un ruolo chiave il fattore tempo. Con un effetto che può essere letto anche in chiave strategica, perché al protrarsi della crisi potrebbe corrispondere l’esigenza di trovare soluzioni strutturali, di lungo termine. È il caso di scuola che prevede importanti discontinuità in corrispondenza di crisi profonde. “Le tensioni geopolitiche in atto nel Mar Rosso, che seguono alle crisi precedenti dovute alla pandemia e al conflitto in Ucraina, hanno messo in evidenza come nel settore del trasporto marittimo internazionale la stabilità sia ormai l’eccezione e non la regola, commenta Gabriele Ferri, Managing Director e Partner di BCG, responsabile della divisione Travel, Transportation e Infrastructure. Che conclude: “Le attuali difficoltà rappresentano tuttavia un’opportunità senza precedenti per ripensare in modo radicale strategie resilienti in un contesto in cui la turbolenza è la normalità, e a coltivare all’interno dell’organizzazione cultura e processi che consentano maggiore flessibilità e velocità di implementazione”. (Di Fabio Insenga)

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