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Fao: "La parità di genere nell’agroalimentare vale 1.000 mld dollari"

I dati nel nuovo rapporto 'The status of women in agrifood systems'

(Fotolia)
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14 aprile 2023 | 13.10
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"Se si riuscisse a colmare il divario di genere nella produttività agricola e il divario retributivo tra uomini e donne nel settore agricolo, il prodotto interno lordo, a livello mondiale, aumenterebbe di quasi 1.000 miliardi di dollari, riducendo di 45 milioni il numero di persone afflitte dall’insicurezza alimentare". E' quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), intitolato 'The status of women in agrifood systems' (La condizione delle donne nei sistemi agroalimentari), secondo il quale la "lotta alle disuguaglianze di genere nei sistemi agroalimentari e la promozione dell'emancipazione delle donne contribuiscono a ridurre la fame, aiutano l'economia e rafforzano la resilienza a shock quali i cambiamenti climatici e la pandemia Covid-19".

Il rapporto sottolinea che, "a livello mondiale, i sistemi agroalimentari danno lavoro al 36% delle donne lavoratrici e al 38% degli uomini lavoratori: nonostante ciò, i ruoli delle donne tendono a essere considerati marginali e le loro condizioni lavorative sono verosimilmente peggiori rispetto a quelle degli uomini; le donne, cioè, tendono ad avere un impiego irregolare, informale, a tempo parziale, poco qualificato o ad alta intensità di lavoro". "Analogo il quadro delle donne con occupazioni salariali all’interno del settore agricolo - rivela il report - che guadagnano 82 centesimi per ogni dollaro corrisposto a un uomo. Le donne, inoltre, hanno meno sicurezza sulla proprietà e il controllo della terra, godono di un accesso al credito e alla formazione più limitato e devono lavorare con tecnologie progettate per gli uomini. Al di là degli aspetti discriminatori, tali disuguaglianze creano un divario di genere del 24% a livello di produttività tra uomini e donne impiegati in aziende agricole di pari dimensioni".

Lo studio evidenzia, in particolare, che in molti paesi, "i sistemi agroalimentari rappresentano una fonte di sussistenza più importante per le donne che per gli uomini. Per esempio, nell’Africa subsahariana, il 66% delle donne è occupato in questo settore rispetto al 60% degli uomini, mentre nell’Asia meridionale, la stragrande maggioranza delle donne che lavora è impiegata nei sistemi agroalimentari (il 71% delle donne, rispetto al 47% degli uomini), benché tra le fila dei braccianti prevalgano gli uomini". “Se riusciremo a rimuovere le disuguaglianze di genere nei sistemi agroalimentari e a favorire l’emancipazione femminile, il mondo farà passi da gigante verso il conseguimento degli obiettivi della lotta alla povertà e della creazione di un mondo libero dalla fame”, scrive il direttore generale della Fao, QU Dongyu, nella prefazione al rapporto.

Anche i vantaggi scaturiti da progetti che promuovono l'emancipazione femminile sono maggiori rispetto ai benefici ottenuti da iniziative che si limitano a integrare la dimensione di genere. Gli autori spiegano che, se la metà dei piccoli produttori potesse beneficiare di interventi di sviluppo volti a fornire alle donne strumenti di emancipazione, si osserverebbe un importante miglioramento del reddito di altri 58 milioni di persone, con un conseguente rafforzamento della resilienza per altri 235 milioni di individui. “L’efficienza, l’inclusività, la resilienza e la sostenibilità dei sistemi agroalimentari non possono prescindere dall’emancipazione di tutte le donne e dalla parità di genere. Le donne sono da sempre al servizio dei sistemi agroalimentari. Ora è giunto il momento di garantire che i sistemi agroalimentari siano al servizio delle donne”, afferma Qu.

Nel rapporto, si legge, inoltre, che, nei periodi di recessione, sono le donne a perdere per prime il posto di lavoro. "A livello globale, durante il primo anno della pandemia Covid-19, il 22% di donne impiegate nei segmenti extra-agricoli dei sistemi agroalimentari ha perso il lavoro, rispetto al 2% degli uomini. Durante la pandemia, anche l’insicurezza alimentare si è aggravata più rapidamente per le donne e sono state le donne a doversi assumere più responsabilità familiari, il che spesso ha portato a un più elevato numero di assenze da scuola per bambine e ragazze, rispetto ai coetanei maschi. Nel frattempo, è aumentata la violenza di genere, soprattutto la violenza domestica ai danni di donne, ragazze e bambine", rileva l'analisi.

Lo studio conferma, infine, che "le donne sono più vulnerabili agli shock climatici e ai disastri naturali, poiché la scarsa disponibilità di risorse e le norme discriminatorie nei confronti delle donne possono incidere negativamente sulla loro capacità di adattamento. Per esempio, durante eventi climatici di tipo estremo, come le ondate di calore, le donne tendono a essere sgravate meno del proprio carico di lavoro rispetto agli uomini, anche per quanto concerne le ore di lavoro prestate in ambito agricolo".

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