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Eni, Descalzi: "Entro l'anno decisione su retail gas & power"

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29 marzo 2017 | 14.15
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"Non è stata ancora presa una decisione" sul retail gas & power. "Sicuramente una decisione sarà presa nell'anno in corso. Poi vediamo quando iniziare". Ad affermarlo è l'ad di Eni, Claudio Descalzi, a margine dell'Omc 2017 in merito al ramo retail Gas & Power.

"E' ancora prematuro. Stiamo facendo la societarizzazione. Sarà -spiega Descalzi - un'unità a sé, con un Ceo e tutto. C'è un grandissimo interesse sia dalla parte industriale che dei fondi. Non fa parte del nostro core business ma è un'attività che sta andando bene: si sta espandendo, ad esempio, in Francia nell'elettrico".

Per il momento, rileva l'ad di Eni, "dobbiamo capire. E' chiaro che cercheremo di dare il massimo valore possibile alla nostra attività. E capiremo se restare ancora dentro, se venderla tutta... Dipende, non è stata ancora presa una decisione", dice Descalzi.

Quanto al maxi giacimento di Zohr in Egitto, dopo le cessioni concordate delle quote a Bp (10%) e Rosneft (30%) "abbiamo una quota dal 60%" nel maxi giacimento. "Non venderemo altre quote".

"Abbiamo vendute delle quote a Bp e Rosneft, con la quale abbiamo un'opzione per cedere un'ulteriore quota del 5%. Attualmente siamo al 60%. Non venderemo altre quote", precisa ancora Descalzi.

Descalzi commenta anche le proteste legate al Tap in Puglia. "Quando l'energia costa cara il nostro tessuto industriale muore perché non si può competere con delle società all'estero che pagano l'energia 3-4 volte di meno - sottolinea - E il tessuto industriale che muore fa perdere occupazione. E' tutta una catena".

Alla fine della catena, rileva l'ad del gruppo petrolifero italiano, "ci si lamenta di cose ma non si fa un'analisi su come sono nate. Non sarà colpa di nessuno, la colpa ce l'ha sempre chi perde e chi sta perdendo in questo momento è l'industria e quindi probabilmente la colpa è del settore industriale", rimarca ancora Descalzi.

Quindi, aggiunge, in Italia questo discorso, delle proteste, "non mi allarma perché siamo abituati. Noi in Italia producevamo nel 2001 400mila barili al giorno. Eravamo uno dei Paesi in cui si produceva di più senza fare dei danni. Siamo passati in 15 anni da 400mila a 160mila barili olio e gas, non ci sono stati più sviluppi grossi e l'attività si è smorzata. Molte società petrolifere sono andate via... Probabilmente -aggiunge - c'è stato un cattivissimo non dialogo".

L'Italia, rileva Descalzi, "è un Paese densamente popolato. È un Paese che non ha spazio come il Texas e le cose probabilmente devono essere spiegate meglio, seguite meglio. Tutti si sono dimenticati che il gas degli anni '50 e '70 ha fatto nascere l'Italia che abbiamo adesso. Siamo stati nel boom industriale grazie alle risorse naturali che abbiamo trovato. Senza distruggere paesaggi e turismo. Ravenna ne è la prova vivente. Queste cose si dimenticano e si pensa che si può vivere senza energia. Si pensa che l'energia si può creare senza costi".

Adesso, rileva ancora l'ad di Eni, "importiamo il 90-95% dell'energia e stiamo pagando l'energia 3-4 volte di più degli altri, un 30% in più dell'Europa ma tre volte di più rispetto agli Usa".

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