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Ecoansia, paura e rabbia per quasi 1 italiano su 2 a causa dei cambiamenti climatici

L’Italia è uno dei Paesi europei più a rischio di subire disastri ambientali

Ansia
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27 ottobre 2023 | 18.13
LETTURA: 5 minuti

Quasi 1 italiano su 2 soffre di ecoansia, la paura profonda dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze che negli ultimi anni sta aumentando anche a causa della maggior frequenza degli eventi ambientali estremi, che ormai coinvolgono la Penisola direttamente. Un disagio emotivo trasversale alla popolazione ma che impatta soprattutto sui giovani, ai quali il futuro, che è il loro futuro, appare sempre più a tinte fosche. Il rapporto ‘Headway - Mental Health Index 3.0’, presentato al Parlamento europeo da The European House - Ambrosetti, insieme ad Angelini Pharma, azienda del Gruppo Angelini Industries, per la prima volta ha esaminato l’ecoansia come fattore chiave emergente nel benessere mentale.

L’ecoansia ha effetti più marcati nei Paesi che già stanno sperimentando i danni del riscaldamento globale, e tra questi c’è anche l’Italia. La parte Sud dell’Europa infatti viene identificata come ‘hotspot mediterraneo’, una delle regioni a più rapido riscaldamento del pianeta. Non stupisce quindi che il 64% dei portoghesi e il 63% dei maltesi si senta minacciato dai cambiamenti climatici, a causa dell'innalzamento del livello del mare e degli incendi boschivi.

Ma in generale più di 1 cittadino su 3 nell'Ue (il 37%) ritiene di essere esposto alle minacce che derivano dal cambiamento climatico. Una percezione che trova un riscontro nei numeri: le catastrofi naturali si sono moltiplicate tra il 1979 (91 registrate) e il 2019 (1.452 registrate).

Gli eventi meteorologici estremi in Europa nel 2023

L’Europa negli ultimi anni sta sperimentando in prima persona gli effetti del global warming, come ricorda il rapporto Headway facendo riferimento all’anno in corso:

• luglio 2023 è stato il più caldo nella storia documentata e ha causato crisi ambientali in tutta Europa

• Grecia e Portogallo sono stati devastati da estesi incendi che hanno consumato ampie aree boschive, provocato 28 morti in Grecia e messo a repentaglio la tenuta degli ecosistemi

• diversi Paesi sono stati pesantemente colpiti da inondazioni, tra cui Italia, Germania, Slovenia e Bulgaria

• in Emilia-Romagna inondazioni catastrofiche dovute a piogge eccezionali hanno causato 16 morti e 23mila sfollati

• A luglio una grandinata ha colpito l'Italia settentrionale, con chicchi di grandine che sono arrivati fino a 16 cm di diametro

• la Spagna ha affrontato un'ondata di caldo implacabile, con temperature che hanno superato i precedenti record, con seri rischi per la salute fisica e impattando su quella mentale

• otto Paesi Ue hanno registrato il gennaio più caldo della loro storia.

Come si manifesta l’ecoansia

L’ecoansia nasce dalla relazione tra individuo e ambiente. Il filosofo Glenn Albrecht nel 2011 parlò per primo del malessere dovuto ai cambiamenti climatici, definendola ‘sindrome psicoterratica’ e distinguendo:

• la solastalgia, ovvero, come la definì Albrecht stesso, la ‘’nostalgia di casa che si prova quando si è ancora a casa”. In pratica, un senso di impotenza, di distacco, di aver perso tutto, e che il futuro sia senza speranza

• l’ecoansia, come paura per le sorti del pianeta a causa del disastro ambientale provocato dalle azioni dell’uomo.

A questi si aggiunge un altro concetto, recentemente sviluppato, che è quello di lutto ambientale, che fa riferimento a un senso di perdita dovuto alla distruzione o alla trasformazione di un ambiente a cui si è legati. Sono varie sfumature di un malessere che impatta sulla vita quotidiana, alza i livelli di stress e genera una visione pessimista della vita, senza spiragli di luce.

L’ecoansia è anche un ‘disturbo pre-traumatico da stress", ovvero si sperimenta ancor prima che si verifichi l’evento traumatico. A scatenare il disagio è a monte, nella paura della possibilità, percepita come reale, che si verifichi un disastro ecologico, e più in generale che il Pianeta sia ormai spacciato. Infatti, come abbiamo visto, nei Paesi già colpiti o comunque più esposti, il disturbo è molto più diffuso.

Ecco i sintomi cui prestare attenzione:

• senso di impotenza

• disperazione

• preoccupazione riguardo la sostenibilità dei propri comportamenti

• crisi di ansia o attacchi di panico

• pensieri ricorrenti su questo tema

• fobie

• malcontento

• rabbia

• sindromi depressive

• alienazione

• disturbi del sonno

• irritabilità

• perdita di memoria e difficoltà di concentrazione

• abuso di alcol e di sostanze

• tendenza all’isolamento

Come contrastare l’ecoansia

L’ecoansia non è stata ancora riconosciuta come una condizione a sé e viene di fatto ricondotta al disturbo d’ansia generalizzata. Quindi per imparare a gestirla può essere utile la psicoterapia, se del caso integrata da un supporto farmacologico.

Tuttavia può essere molto utile anche mettere in campo azioni quotidiane a favore della sostenibilità, che facciano recuperare un senso di possibilità e di non essere totalmente in balia del destino. Si tratta di ‘strategie di mitigazione’ che danno l’idea all’individuo di poter cambiare le cose, di ‘fare qualcosa’, contrastando il senso di impotenza che è alla base della disperazione.

Facendo attenzione a non finire nella ‘Stanchezza da Apocalisse’.

Per quanto riguarda poi le politiche europee, il rapporto Headway ricorda che con il Green Deal del 2019, la Commissione europea ha riconosciuto il cambiamento climatico e il degrado ambientale come una importante minaccia alla salute umana, e ha perciò impostato un progetto ambizioso. Tutti i 27 paesi dell'Ue si sono impegnati a rendere l’Europa il primo continente a zero emissioni di carbonio entro il 2050. Come? Riducendo le emissioni di gas serra di almeno il 55% rispetto ai valori del 1990, entro il 2030.

Ancora, l'agenda di ricerca dell'Ue in materia di salute e ambiente offre un sostegno alla ricerca in modo da affrontare le preoccupazioni relative agli effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sia per l'uomo che per gli ecosistemi.

In questo contesto, l'impegno politico da parte della Commissione europea e degli Stati membri può ancora fare la differenza, specialmente fissando obiettivi ambiziosi e attivandosi per conseguire risultati tangibili.

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