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Donne e lavoro, Orlando: "Denunce anonime non sono delazione"

Sul decreto Sostegno 2021: "Misure importanti contro la povertà"

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando - (FOTOGRAMMA)
Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando - (FOTOGRAMMA)
22 marzo 2021 | 10.36
LETTURA: 3 minuti

"Le denunce non sono una delazione". Chiarisce così il ministro del Lavoro Andrea Orlando la sua proposta - lanciata ieri nel corso del webinar "Obiettivo 62%"- di costruire "meccanismi di piattaforme anonime che denuncino chi viola l'art. 27 che proibisce ai datori di lavoro di fare domande personali ad una donna" al momento dell'assunzione e in relazione anche al Codice delle pari opportunità.

Parlando a 'Radio24', Orlando ha spiegato così la sua proposta per tutelare le assunzioni delle donne: "Si tratta di un istituto che vede anche altri ambiti e implica che le denunce siano poi verificate da autorità giudiziarie; non si tratterebbe di delazioni, ma purtroppo questa normativa non viene applicata perché le donne hanno paura in qualche modo di denunciare per le ritorsioni sul posto di lavoro".

"Questa forma - ha proseguito ancora il ministro - potrebbe consentire di evitare questo problema: evitare la possibilità di segnalare le violazioni, altrimenti il rischio molto grave è quello della disapplicazione di norme dalle quali poi dipende l'effettiva occupazione delle donne".

Sempre a 'Radio24', parlando dell'aggressione ad una coppia di omosessuali avvenuta a Roma, "serve una legge da promuovere subito contro l'omofobia - ha detto -, queste aggressioni sono inaccettabili". "E' molto positivo che tutte le forze politiche abbiano condannato questo episodio però poi dalle parole bisogna passare ai fatti" ha detto il ministro.

Per quanto riguarda il Dl Sostegni da 32 miliardi di euro, si tratta di "misure importanti contro la povertà": "Abbiamo aumentato le risorse per contrastare questo fenomeno che non riguarda più solo chi già stava in questa fascia di reddito e di mancanza di reddito. Purtroppo in questi mesi quello che abbiamo visto è che quello che veniva definito 'ceto medio' è sprofondato in una condizione di povertà" ha affermato il ministro del Lavoro.

"C'è stato - ha sottolineato - un rifinanziamento del Reddito di Cittadinanza, non sono stati allargati i criteri ma semplicemente ci sono molte più persone che incrociano i criteri previsti dalla legge, e poi c'è stato un allargamento del Reddito di Emergenza proprio per il fenomeno appena descritto".

"Abbiamo previsto tra i criteri - ha proseguito Orlando - di togliere dai parametri un 12esimo dell'affitto per il conteggio dell'Isee e quindi l'accesso a questo beneficio; questo allarga la platea e consente di corrispondere un reddito minimo per tre mesi a chi improvvisamente si è trovato in una condizione di difficoltà". E "purtroppo sono numeri in crescita" ha spiegato ancora Orlando.

"Come non essere d'accordo con questa affermazione" fatta dal leader della Cgil, Maurizio Landini, che ha esortato le imprese a vaccinare e non a licenziare i propri dipendenti, ma il problema è, ha sottolineato il ministro Orlando a 'Radio 24', "che noi abbiamo visto che in questi mesi le misure uguali che vengono corrisposte a situazioni diverse possono creare sperequazioni".

"Abbiamo quindi cercato di utilizzare meglio le risorse disponibili a favore di chi ha meno strumenti, quindi - ha spiegato - di concentrare lo strumento del blocco negli ambiti dove non ci sono gli ammortizzatori sociali e invece metterci intorno ad un tavolo, dopo la definizione dell'orizzonte di giugno, per quanto riguarda le aziende che hanno la cassa integrazione, per capire quali possono essere eventualmente ulteriori strumenti".

"Insomma, credo che sia giusto ricominciare a orientare in modo più articolato le risorse per renderle più efficaci". Le risorse sono limitate, i governi lavorano sull'extra deficit ma a fine anno scadrà Quota 100 "e noi discuteremo su come affrontare questo passaggio".

"Adesso - ha evidenziato il ministro - dobbiamo concentrarci su due obiettivi fondamentali che sono la riforma degli ammortizzatori sociali e un piano d'accordo con le regioni per il lavoro, poi rifletteremo e ci confronteremo sul resto". E ancora: "Non troppo in là ma sicuramente non subito".

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