Così il presidente di Ibc, l’associazione delle industrie che producono beni di consumo, sintetizza così il complesso quadro emerso oggi a Milano, al convegno 'La filiera dei beni di consumo nell’era dell’incertezza'
"L’inflazione mostra segni di rallentamento per effetto dell’attenuazione delle tensioni sui beni energetici. Tuttavia, il contesto geopolitico, sociale ed economico resta instabile. Dato il quadro attuale, le nostre analisi dicono che le tensioni sui prezzi potrebbero allentarsi nel 2024, ma non si attesteranno sulle soglie del due o del tre per cento cui eravamo abituati". Alessandro d’Este, presidente di Ibc, l’associazione delle industrie che producono beni di consumo, sintetizza così il complesso quadro emerso oggi a Milano, al convegno 'La filiera dei beni di consumo nell’era dell’incertezza', dagli interventi di Dario Baroni (amministratore delegato McDonald’s Italia), Tito Boeri (economista Università Bocconi), Alessandra Ghisleri (direttrice Euromedia Research), Maurizio Molinari (direttore La Repubblica), Giuliano Noci (docente Politecnico di Milano), Mara Panajia (presidente e amministratore delegato Henkel Italia) e Maniele Tasca (direttore generale Selex Gruppo Commerciale).
La criticità della situazione è efficacemente descritta dai dati Nielsen, secondo i quali nel primo bimestre 2023, per effetto delle tensioni inflattive dovute alla forte crescita dei costi di produzione cumulati nel 2022, i prezzi sono saliti determinando una crescita del 9,6 per cento delle vendite a valore, cui però si contrappone un calo del 5 per cento dei volumi venduti. In sostanza le famiglie riducono la quantità di prodotti per risparmiare.
"È un quadro d’insieme straordinariamente complesso - sottolinea d’Este - in cui l’industria è impegnata nel salvaguardare la redditività, nel difendere i livelli occupazionali e nel garantire al consumatore il miglior rapporto qualità prezzo".
Ibc ritiene che le autorità finanziarie europee dovrebbe valutare con estrema attenzione gli effetti sulle famiglie e sulle imprese di politiche monetarie recessive. Considera inoltre prioritarie politiche industriali con cui favorire l’incremento della produttività, l’accesso al credito, l’export, gli investimenti per la crescita dimensionale delle imprese e il sostegno alle transizioni sostenibile e digitale. "Sono i fattori strategici per rafforzare l’industria italiana dei beni di largo consumo", aggiunge d’Este. "Il punto d’arrivo è il miglioramento dell’efficienza della filiera, indispensabile per garantire la competitività sul mercato interno ed internazionale".
Ibc, Associazione Industrie Beni di Consumo, riunisce aziende attive in Italia e all’estero nei settori alimentare, bevande, prodotti per la cura dell’ambiente domestico e della persona, tessile e abbigliamento, arredo, prodotti e accessori per la casa. 33mila imprese che generano un giro d’affari stimato in 100 miliardi di euro.