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Coronavirus, Briatore: "Su misure soltanto chiacchiere"

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25 aprile 2020 | 23.46
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''Soltanto chiacchiere. Con le chiacchiere qualsiasi misura va bene. Le aziende non hanno ricevuto niente, le partite Iva, in parte, hanno ricevuto quei famosi 600 euro che, quando arriveranno sui conti correnti, le banche li avranno già trattenuti perché le persone si sono già esposte economicamente. Le aziende italiane non hanno più soldi in cassa e faranno fatica a riprendersi e a tornare a lavorare a pieno regime come prima". Lo dice l'imprenditore Flavio Briatore in un'intervista ad America Oggi riferendosi alle misure adottate dal governo Conte a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese.

''Quando finirà la cassa integrazione - dice - sarà un disastro perché le aziende non saranno più in grado di fatturare come prima, in quanto il coronavirus ha cambiato radicalmente la nostra vita e la natura del sistema economico. La politica, purtroppo, è solo teoria e spesso è difficile coniugare la teoria con pratica, però, quando ci sono cose che interessano ai politici, ad esempio le nomine nelle grandi aziende pubbliche, la politica funziona e lavora alacremente. Visto il contesto drammatico che stiamo vivendo, potevano anche aspettare a fare le nomine in quanto gli amministratori c'erano già. Siccome volevano spartirsi il potere, allora si sono messi d'accordo subito, senza perdere tempo. Peccato che per fronteggiare la crisi economica, in seguito all'emergenza coronavirus, non sono stati così solerti, così veloci''.

"SI POTEVA FARE MEGLIO" - ''Evitare? Non lo so, sicuramente si poteva fare di meglio. Il primo errore è stato commesso dalla Cina che ha tenuto nascosto il virus'' dice Briatore. ''Quando ha deciso di proclamare lo stato di emergenza sanitaria, eravamo già a gennaio. In Italia l'emergenza è stata proclamata sulla Gazzetta ufficiale il 30 gennaio e, da quel giorno, non è stato fatto assolutamente nulla. Il 27 gennaio il nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto, durante la trasmissione Otto e Mezzo, condotta da Lilli Gruber, che in Italia la possibilità di contrarre il virus era bassissima e che, se ci fosse stata una emergenza, eravamo più che pronti''.

Quando è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale, ''l'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva ribadito più volte la pericolosità del virus e che non esistevano vaccini per contrastarlo. In Italia non hanno messo al corrente della gravità del virus neppure le strutture ospedaliere, in quanto sono state informate solo dal 21 febbraio. Dal 30 gennaio al 21 febbraio, purtroppo, l'epidemia di coronavirus si è diffusa velocemente e si è propagata dappertutto, soprattutto negli ospedali''.

''Le persone ricoverate con sintomi che si pensava fossero dovute all'influenza e alla polmonite, venivano curate senza alcun tipo di protezione e precauzione per cui il personale medico è stato il primo a contagiarsi e a contagiare. In sostanza, gli ospedali sono stati i focolai dell'epidemia. Nel mese di febbraio alcuni nostri politici, come per esempio il leader del Pd Nicola Zingaretti, che invitava tutti a non cambiare le proprie abitudini e che pubblicò una sua foto mentre brindava durante un aperitivo a Milano, davano dimostrazione del fatto che il governo aveva sottovalutato il coronavirus''.

''Un'altra cosa che non ho capito è come mai, anche se si sapeva benissimo dell’epidemia dalla città di Wuhan, il Ministro della Salute non ha subito mandato un esperto dell'Istituto Superiore della Sanità a verificare cosa stava realmente accadendo. Comunque, la colpa è di tutti, anche degli altri Paesi che hanno sottovalutato la gravità della situazione. Ad oggi si contano 183mila morti dichiarati in tutto il mondo per Covid-19''.

"FINANZIAMENTI A FONDO PERDUTO" - Dal punto di vista economico ''le soluzioni? Finanziamenti a fondo perduto perché già prima del coronavirus la situazione economica del nostro Paese non era brillante'' osserva Briatore. ''Dopo questi tre o quattro mesi di lockdown non si possono dare finanziamenti che, nella maggior parte dei casi, sarà difficile restituire in quanto il livello della pressione fiscale sulle imprese in Italia ammonta al 65% per cento. Gli interventi devono avvenire soltanto attraverso contributi a fondo perduto perché le aziende sono state costrette a fermarsi e, per tale ragione, non sono responsabili della crisi e lo Stato deve assolutamente trovare i soldi per aiutarle. In questi mesi gli affitti e le tasse non devono essere pagate e i contributi non devono essere versati. C'è bisogno di un'iniezione di denaro a fondo perduto''.

''Successivamente, superata questa situazione di emergenza socio-economica, potrebbero tornare utili finanziamenti a tasso agevolato: soldi che servirebbero per costituire la base necessaria per far ripartire le imprese. Le imprese, per pagare gli stipendi prima della cassa integrazione, hanno utilizzato i propri fondi ed ora sono in grande difficoltà. Molti miei amici industriali mi dicono che prima della crisi avevano diecimila dipendenti e che, dopo il superamento di questa situazione, sarà difficile tenerne duemila. Tutti i settori sono in crisi, ma quello che ha accusato il colpo più forte è il turismo. Molti ristoranti che hanno chiuso e, con l'applicazione delle nuove norme di sicurezza, non potranno più riaprire. Per quanto riguarda le discoteche noi abbiamo lanciato una proposta per riaprirle''.

''Se non possiamo aprire le discoteche in sicurezza, i ragazzi troveranno alternative per divertirsi e si ritroveranno a casa di amici, in luoghi privati non controllati e dunque esposti all'infezione. Difficile ipotizzare che i giovani andranno a letto alle 9 di sera. Le discoteche sono sicure perché la nostra proposta prevede la possibilità di effettuare i dovuti controlli e rispettare i protocolli sanitari come, ad esempio, misurare la temperatura all'ingresso''.

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