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Attacchi Houthi in Mar Rosso, effetti e conseguenze

Confindustria: "Se la crisi sarà lunga, gli effetti negativi sul commercio estero italiano e mondiale saranno maggiori"

Miliziani Houthi (Fotogramma/Ipa)
Miliziani Houthi (Fotogramma/Ipa)
07 febbraio 2024 | 18.09
LETTURA: 3 minuti

"L'intensificarsi degli attacchi del gruppo yemenita Houthi alle navi in ingresso nel Mar Rosso ha recentemente comportato una sospensione del transito nel Canale da parte delle maggiori compagnie di spedizioni internazionali". Lo ha detto il direttore generale di Confindustria, Raffaele Langella, nel corso della sua audizione in Commissione Affari Esteri sulle modalità di collaborazione tra Italia e Stati del continente africano finalizzato alla promozione dello sviluppo.

"L'impatto economico del collasso del trasporto marittimo attraverso il Canale di Suez sarà fortemente condizionato dalla sua persistenza. Se la crisi sarà lunga, gli effetti negativi sul commercio estero italiano e mondiale saranno maggiori - ha affermato Langella - Sto ora considerando il caso italiano, ma la situazione è comune a molti Paesi del bacino del Mediterraneo".

L’Africa, ha rilevato, "è sede di importanti rotte commerciali marittime. Le sue regioni costiere, tra cui il Golfo di Guinea, il Mar Rosso e il Capo di Buona Speranza, fungono da rotte commerciali marittime fondamentali. Queste rotte sono cruciali per la spedizione di merci tra i continenti, facilitando il commercio e gli scambi internazionali. Inoltre, la vicinanza al Canale di Suez rappresenta un vantaggio significativo. Ogni anno, il 12% del commercio mondiale passa attraverso questo canale".

La stabilità dell’area, ha sottolineato il direttore generale di Confindustria, "è direttamente legata alla sicurezza delle rotte marittime, arterie vitali per il trasporto delle merci. L'intensificarsi degli attacchi del gruppo yemenita Houthi alle navi in ingresso nel Mar Rosso ha recentemente comportato una sospensione del transito nel Canale da parte delle maggiori compagnie di spedizioni internazionali (Msc, Maersk, Cma Cgm, Hapag-Lloyd, seguite da compagnie petrolifere come British Petroleum e Frontline), che hanno deviato le rotte a sud del Capo di Buona Speranza (circa 10 giorni di navigazione in più). A metà gennaio, il traffico di navi nel Mar Rosso si era più che dimezzato (-55% rispetto al 4° trimestre 2023; dati Redsea Kiel institute) e il costo di trasporto dei container dall’Asia all’Europa risultava aumentato del 92% (Shanghai Containerized Freight index)".

Le ripercussioni

E' una situazione, ha osservato Langella, "che attraverso le catene di approvvigionamento può ripercuotersi anche sulle industrie e le economie apparentemente meno esposte. Vale la pena ricordare che il 90% del volume del commercio globale avviene via mare; il Mediterraneo rappresenta il 20% del commercio mondiale; per l'Italia, il 54% degli scambi avviene via nave (40% attraverso Suez); oltre il 90% dei flussi italiani con i principali Paesi ad est del Mar Rosso (Asia e Medio Oriente) passa via mare. Particolarmente esposti sono il commercio di petrolio e gas (da Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Iraq); prodotti elettronici ed elettrodomestici (più della metà delle importazioni extra Ue proviene dalla Cina); prodotti in pelle (quasi un terzo proviene dalla Cina); macchinari (soprattutto quelli esportati nei principali Paesi asiatici); l'importazione e l'esportazione di prodotti agricoli (compresi olio d'oliva, vino, frutta e verdura) e dell’industria ittica".

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