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"Vaso di fiori", l'opera rubata che torna in Italia

(Ufficio Stampa Uffizi)
(Ufficio Stampa Uffizi)
19 luglio 2019 | 11.35
LETTURA: 5 minuti

Il "Vaso di fiori" torna in Italia dopo un’assenza di 75 anni. Il lungo iter del quadro rubato, realizzato nel 1731, si conclude dove era iniziato, nel fiorentino Palazzo Pitti. La lunga battaglia del direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, trova il suo lieto fine con la restituzione da parte della Germania del capolavoro rubato. La cerimonia di restituzione si è svolta nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, alla presenza dei ministri Alberto Bonisoli ed Enzo Moavero Milanesi, del collega tedesco Heiko Maas, del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri e del direttore Schmidt.

"Grazie alla cooperazione tra i due Ministeri degli Affari Esteri, dopo tanti anni è stato possibile colmare il vuoto che si era creato. Di questo partenariato di fiducia tra Germania e Italia abbiamo bisogno anche per le sfide del presente: dalla migrazione alla situazione in Libia – ci sono parecchi temi che possiamo affrontare soltanto insieme", ha voluto sottolineare Heiko Maas prima del suo viaggio.

Per Eike Schmidt, il ritorno del "Vaso di Fiori" rappresenta anche un "precedente" perché "c'è ancora tanta arte che manca dalla seconda guerra mondiale". Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi "la vera sfida ora è fare una moral suasion anche attraverso i governi esteri. Occorre un'interazione con le forze dell'ordine internazionali per far sì che vengano restituite volontariamente tutte le opere d'arte che mancano".

Ripercorrendo poi le tappe che hanno portato alla restituzione del dipinto da parte della Germania, Schmidt ha sottolineato che è stata "decisiva l'inchiesta pluriennale condotta in maniera esemplare dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri. Determinante anche la decisione del ministro Bonisoli di coinvolgere in maniera permanente rappresentanti del ministero della Giustizia nel Comitato per il recupero e la restituzione dei beni culturali".

L’autore, Jan van Huysum, era un artista olandese specializzato nelle rappresentazioni naturalistiche e il "Vaso di fiori" era uno dei suoi soggetti di punta. L'olio su tela rappresenta una natura con flora e fauna variegata, tipica del gusto del tempo. A Palazzo Pitti il dipinto era stato portato nel 1824 dal granduca Leopoldo II, che l'aveva acquistato per la sua Sala Palatina, ed è stato prelevato nel 1944, durante l’evacuazione dell’edificio. Da Palazzo Pitti il dipinto arrivò alla villa medicea di Poggio a Caiano per poi essere trasferito a Villa Bossi Pucci, vicino Firenze. Per urgenze belliche dovute alla conclusione della II Guerra Mondiale raggiunse brevemente la città di Bolzano, dove le sue tracce si persero nel caos dell’esercito tedesco in ritirata, che portò con sé molte opere dai luoghi occupati.

Le prime notizie del "Vaso di fiori" ricompaiono intorno al 1990, quando si scopre che un soldato tedesco, il caporale Herbert Stock, aveva inviato a casa sua il quadro come omaggio di guerra. Il giornale tedesco "Der Spiegel" pubblicò una lettera che ne dava testimonianza. I discendenti di Stock, dopo aver ammesso di possedere l’opera, ne promisero la restituzione allo Stato italiano in cambio di denaro – il prezzo si aggirava intorno ai 500 mila euro – e in risposta vennero denunciati dai funzionari dei Beni Culturali. La proprietà del dipinto restava italiana a tuti gli effetti e questo pertanto risultava, dopo anni, ancora come trafugato dalla famiglia tedesca.

Sin dal suo arrivo come direttore della Galleria degli Uffizi, nel 2015, il tedesco Eike Schmidt ha subito combattuto per la restituzione, non risparmiando proteste "alla Banksy". Per sua decisione una copia in bianco e nero del "Vaso di fiori" venne infatti appesa nel museo incorniciata dalla dicitura "rubato" su tutti i lati. Oggi è stato sostituito dall'originale.

Il governo tedesco riconobbe ufficialmente la fondatezza delle argomentazioni italiane e l’allora ministro degli Affari esteri, Michael Roth, ordinò la legittima restituzione del capolavoro, consigliando alla famiglia di Stock di procedere volontariamente. Oggi il "Vaso di fiori" torna ufficialmente, accompagnato dall’attuale ministro Maas. "L’evento riveste una particolare rilevanza – si legge sul sito del Comune di Firenze - perché si tratta di uno dei pochi casi in cui un tesoro trafugato, in situazioni storiche 'particolari', torna al legittimo proprietario".

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