La presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche a margine dell'incontro di approfondimento 'Le Tecnologie tra Arte e Scienza'
"Il binomio arte e scienza è molto importante per comprendere che la creatività che applichiamo nella scienza è la radice dell'espressione artistica, quindi sono due fenomeni intrecciati legati al nostro cervello e alla nostra cultura. Le donne hanno spesso congiunto la passione per l'arte e quella per la scienza e negli anni hanno sofferto di una eccessiva marginalizzazione rispetto al loro contributo, sia in campo artistico che scientifico. Oggi, questo non avviene, abbiamo settori della scienza come la Medicina o la Bioingegneria dove le donne sono molto presenti, perché coniugano la volontà di essere utili e di avere un impatto sociale, con l'aspetto scientifico-tecnico. La biorobotica, ad esempio, è la fusione della tecnica della robotica, dell'automazione con l'idea di salvare l'umanità dal punto di vista della salute utilizzare robot per colmare le nostre disabilità e mancanze , per supportare la terapia e la riabilitazione, quindi integrare la macchina con l'essere umano per dare a quest'ultimo tutta la sua potenzialità”. Lo ha detto Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche a margine dell'incontro di approfondimento 'Le Tecnologie tra Arte e Scienza', che si è tenuto presso il Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese, in occasione della apertura al pubblico della mostra 'Ritratte. Donne di arte e di scienza' curata e realizzata dalla Fondazione Bracco in collaborazione con Arthemisia. Servizi museali Zetema Progetto Cultura.
“L'idea di avere una mostra fotografica che mostri i profili, i volti nel loro contesto, ad esempio in laboratorio o vicino alla propria biblioteca o museo, con le donne che hanno conseguito importanti successi e hanno avuto una leadership è molto importante per le nuove generazioni perché è rassicurante, se ce l'hanno fatta loro posso farcela anche io. La leadership non è necessariamente comandare, la leadership è anche quella della scienziata che per tutta la vita sta in laboratorio perché crede nella ricerca che sta facendo”, ha concluso Carrozza.