Sindoca: "Dichiarazioni del genere andrebbero provate e non così divulgate"
In relazione alle rivelazioni di questa mattina di Immacolata Chaouqui sulle chat fra la stessa Chaouqui e Becciu, "definite un falso", interviene all’Adnkronos Riccardo Sindoca, procuratore in atti di Cecilia Marogna, imputata insieme al cardinale Becciu nel processo incardinato presso il tribunale vaticano.
"Affermazioni tanto gravi andrebbero provate e non così divulgate, considerato che a breve si farà in aula, luogo deputato e unico per dirimere questioni del tipo. Forse la dottoressa Chaouqui 'stranamente' imputa a Becciu fatti relativi al venir meno del decreto di Grazia che lei richiese al Santo Padre, ma quell'atto è appannaggio del solo Papa che del resto ha dato ampia dimostrazione, quando necessario, di esercitare vari motu proprio, senza troppi indugi”. Sindoca aggiunge: “Spiace dunque riscontrare a tutt’oggi ancora tanta acredine nei confronti di chi ne poteva solo essere portavoce, al limite come il Cardinale Becciu, del diniego contro l'istanza volta al Santo Padre".
Per Sindoca, "se verranno riproposte in aula e non supportate idoneamente dalla dottoressa Chaouqui, le sue affermazioni potrebbero configurare ipotesi di reato di calunnia e non solo di diffamazione, potendo dar adito alla pubblica opinione di un verosimile disegno fatto, con azioni e mezzi di dubbia legittimità”. Una strategia attuata “fin dai tempi proprio per colpire il Cardinale Becciu e suoi accoliti, 'rei' a tal punto di non aver perorato i suoi desiderata - come lei desiderava e tanto agognava - in ordine al provvedimento di clemenza che tanto auspicava , ancorché magari , pure dovuto o meno da parte del Santo Padre” per il quale – conclude - la dottoressa Chaouqui “continua a sostenere di aver operato nell’esclusivo interesse , facendone trasparire anche il plauso implicito dello Stesso Pontefice verso l’opinione pubblica , ma di cui a tutt’oggi non vi sono riscontri di merito pubblici , degni di nota da chi deputato ad avallare la sua tesi ed il suo dire".
(di Silvia Mancinelli)