"Difficile" analizzare il significato reale delle percentuali di efficacia dei vaccini contro Covid-19 rese note finora, come quelle ultime comunicate riguardo al candidato sviluppato da università di Oxford e Irbm di Pomezia e prodotto da AstraZeneca. E "difficile, anzi impossibile, fare paragoni". Ma quello che è certo è che "bisogna aspettare i dati. Speriamo che li pubblichino presto e ne sapremo di più. Comunicazioni così non sono utili, tendono a confondere e rischiano di amplificare i dubbi delle persone". E' la riflessione del farmacologo Silvio Garattini, presidente e fondatore dell'Istituto Mario Negri Irccs, sentito dall'Adnkronos Salute.
Lo spunto sono gli ultimi dati che arrivano riguardo al vaccino Oxford-Irbm-AstraZeneca, secondo cui l'efficacia è al 90% con un regime che prevede una dose dimezzata come prima somministrazione e una standard successiva, mentre è risultata del 62% con due dosi piene, per una media di efficacia del 70,4%. Questi i dati che sono stati comunicati e che per Garattini "non si possono commentare a fondo, per ora".
La percentuale di efficacia di un vaccino "dipende da molti parametri - precisa l'esperto - la percentuale di soggetti anziani presenti nei vari gruppi, per esempio. Perché tanti più ce ne sono, tanto più risulta poco attivo il vaccino. Se non sappiamo questo, non possiamo sapere niente. Molto dipende dai parametri che si sono impiegati per stabilire la protezione di un vaccino e anche dal gruppo di controllo. Pare per esempio che uno di questi gruppi avesse un trattamento con vaccino anti pneumococcico. Ed è diverso se un gruppo di controllo riceve un placebo o un vaccino anti pneumococcico. Bisogna aspettare i dati ufficiali".