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Tumori: esperta, non demonizzare carne rossa ma serve qualità e freschezza

Tumori: esperta, non demonizzare carne rossa ma serve qualità e freschezza
30 ottobre 2015 | 12.00
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La carne rossa lavorata o meno "non va demonizzata come è accaduto in questi giorni dopo l'uscita dello studio dell'Oms, ma è chiaro e lo ripetiamo da tempo che in una dieta salutare ed equilibrata non deve essere consumata ogni giorno. Mentre è importante valutarne la qualità, ad esempio degli insaccati, e optare per la carne fresca". Ad affermarlo all'Adnkronos Salute è Maria Luisa Brandi, docente di endocrinologia all'Università di Firenze e coordinatrice dello studio pilota 'Credits4Health' o credi per la salute.

Un'innovativa piattaforma web, con un sistema originale di incentivi e percorsi personalizzati (anche con dispositivi 'hi tech') che stimola i partecipanti a intraprendere un rinnovato stile di vita attraverso un approccio positivo verso la propria salute.

Il rapporto dell'Oms ha stabilito che il consumo di carne lavorata, cioè affettati, wurstel e bacon, aumenta il rischio di contrarre il tumore al colon. "La carne rossa ha alcuni amminoacidi importanti che fanno però aumentare la concentrazione di calcio nelle urine - aggiunge Brandi - e per chi soffre di osteoporosi non è un fattore positivo. Ma questo non significa che deve essere tolta dalla dieta, ma limitata".

"In questi giorni sta passando il messaggio che tutta la carne rossa può fare aumentare il rischio di sviluppare un tumore, ma questo è sbagliato - precisa l'endocrinologa - una bistecca è diversa da un prosciutto. Quest'ultimo poi dipende da come è prodotto. L'Italia ha una lunga tradizione in questo campo che guarda alla semplicità del passato, senza l'abuso di conservanti e altre sostanze, quindi diventa indispensabile verificare l'etichetta e preferire prodotti di qualità".

Lo studio 'Credits4Health' coinvolgerà 450 persone tra i 18 e 65 anni selezionati in Italia, Firenze e le province di Taranto, Brindisi e Lecce, Grecia (comune di Pylos-Nestoras) e Spagna (citta' di Girona). Chi entrerà nella piattaforma, avrà l'opportunità di entrare per circa due mesi all'interno di una comunità ed essere monitorato in maniera personalizzata in molti aspetti salutari della quotidianità.

"Siamo nella fase clou del progetto, a breve chiuderemo il reclutamento - ricorda Brandi - E poi inizieremo con la fase dello studio controllato con il placebo. L'Italia - conclude - è il Paese che ha risposto meglio e rapidamente, da noi c'è più attenzione su certi temi e questa è una buona notizia".

Migliorare lo stile di vita, al via lo studio su oltre 2mila cittadini Ue

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