Conferenza stampa con i fratelli del poliziotto Michele Granato, ucciso nel novembre 1979 per illustrare il ricorso promosso dall'avvocato Valter Biscotti. Perruggini (Oss.Anni di piombo’), ‘da Francia totalmente ignorati diritti vittime’. Torregiani, ‘non si può difendere sempre e solo Caino'
“Noi non vogliamo vendetta ma giustizia. Una giustizia che le autorità francesi ci hanno negato. Per noi è una via Crucis che dura da 44 anni”. Lo hanno detto Pietro e Santina Granato, fratelli di Michele Granato, il poliziotto ucciso dalle Brigate Rosse il 9 novembre del 1979 a Roma, intervenendo in conferenza stampa alla sede Stampa Estera a Roma per la presentazione del ricorso, promosso dall’avvocato Valter Biscotti, alla Cedu contro la sentenza del 28 marzo con cui la Corte di Cassazione francese ha reso definitivo il diniego alla richiesta di estradizione presentata dallo Stato italiano, nei confronti dei 10 terroristi italiani, riparati e impuniti in Francia grazie alla dottrina Mitterand. ''Quelli che vivono in Francia sono assassini: uccidevano servitori dello Stato, per loro erano numeri – hanno aggiunto i familiari che vivono in Sicilia - Il nostro ricordo va a quel giorno: appurammo della morte chi dai giornali chi dalle forze dell’ordine. Un dolore che dura da oltre 40 anni”.
''Centinaia di servitori dello Stato hanno dato la vita e il loro sacrificio è servito affinché la democrazia vincesse. I familiari delle vittime però sono quelli che hanno dovuto portare tutto il peso sulle loro spalle’’ ha sottolineato l’avvocato Valter Biscotti. ''Se esistono nuovi padri della patria – ha aggiunto - io credo siano quei servitori dello Stato caduti per salvare la democrazia’’.
''Il fine della giurisdizione è non solo punire, ma prima ancora far luce sulla storia. Se non vi è espiazione della pena il reato non è percepito come tale. Nel balletto delle alterne posizioni e delle decisioni dei francesi tra governo e magistratura, negli ultimi 30 anni, vengono considerati solo i diritti dei carnefici ignorando totalmente i diritti delle vittime’’ ha affermato Potito Perruggini Ciotta, nipote del Brigadiere Giuseppe Ciotta, ucciso a Torino il 12 marzo 1977 e presidente Osservatorio nazionale "Anni di piombo"per la Verità storica. ‘’La vita del nostro amato Paese è stata lacerata durante gli anni di piombo, hanno cercato di spezzarci ma siamo riusciti a risollevarci e anche questo è un insegnamento da trasmettere alle generazioni future perché ricordino quanta forza e determinazione il popolo italiano ha dimostrato. Lo stesso ministro francese Dupont Moretti li definisce ‘terroristi assassini’’’ ha proseguito. ‘’La missione del nostro Osservatorio è di continuare a fare l'impossibile per ricercare dei bricioli di verità storica condivisa. Anche questo ricorso alla Cedu costituisce tentativo di tenere accesa la fiammella per la ricerca della verità. Altrimenti – ha concluso - come diceva il grande Sciascia a proposito della mafia, resteremo una nazione non solo senza giustizia ma anche senza verità’’.
''Il ricorso alla Corte europei dei diritti dell’uomo non è un oltraggio alla Francia ma un chiarimento di quelli che sono i pesi e contrappesi tra vittima e carnefice, chiediamo di ottenere quella giustizia perché per troppi anni il nostro Paese non ci è riuscito. Non si può difendere sempre e solo Caino’’ ha detto in conferenza stampa Alberto Torregiani, figlio del gioielliere Pierluigi, ucciso a Milano il 16 febbraio 1979 da un commando dei Pac. ''Ho accettato di essere presente al fianco dei Granato perché loro non hanno voce, come tante altre famiglie che vengono ignorate – ha aggiunto - L’oltraggio invece sta nel fatto che ancora oggi dopo trent’anni non si dia peso al dolore che ogni vittima e famiglia porta avanti ogni giorno’’.