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Stop sci fino a 5 marzo, la rabbia degli alberghi

Ira anche di associazioni e federazioni per la decisione del ministro Speranza: "Follia", "Solo lo sci infetta?"

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14 febbraio 2021 | 19.50
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Stop allo sci fino al 5 marzo, e monta la protesta degli albergatori, ma anche di federazioni e associazioni, per l'ultima ordinanza firmata dal ministro Speranza.

"Non c'è rispetto per il nostro lavoro ma totale disprezzo per la nostra situazione, siamo nauseati". E' forte la rabbia dei gestori degli hotel montani della Lombardia, è palpabile: pronti ad aprire domani, ora che è arrivato un nuovo stop da parte del ministro in molti fanno fatica a contenere il disappunto. "Continuano a rimandare l’apertura, vorrei capire cosa è cambiato oggi rispetto a una settimana fa - dice all'Adnkronos Mariangela Bozzi dell'Hotel Bozzi di Aprica, tra la Val Camonica e la Valtellina - ci stanno disprezzando, sono vergognosi. Non hanno rispetto del lavoro altrui. Io ho fatto venire due ragazzi dalla Romania, gli ho garantito un mese, e ora?"

Anche gli impianti, fa notare Bozzi, "stanno spendendo un sacco di soldi per le piste e questi hanno il coraggio di chiudere tutto il giorno prima. Hanno venduto gli skipass, noi abbiamo le prenotazioni per il weekend. Non è giusto che ci disprezzino così, disprezzano la nostra categoria. E’ più che vergognoso, hanno mostrato disprezzo per la situazione di questo settore in Italia". Per Bozzi, "le condizioni per riaprire gli impianti ci sono". E poi fa notare: "L'estate scorsa hanno fatto riaprire le discoteche, di che parliamo?"

"Eravamo pronti a partire di nuovo e invece...così ci sentiamo presi in giro. Avevamo riaperto confidando nella ripartenza degli impianti da sci ma ora ci crolla di nuovo il mondo addosso, sarà un'altra mazzata a livello economico". A dirlo all'Adnkronos è Laura Kaldembachir dell'hotel Terme di Bormio, dopo lo stop alla riapertura degli impianti. "Sarebbe stato corretto saperlo prima, con qualche giorno di anticipo, visto che le persone hanno prenotato - sottolinea ancora Kaldembachir -. Ovviamente non ci fa piacere questa notizia. Certo non avremmo risollevato la stagione me almeno avremmo contenuto i danni".

"Non si può arrivare 15 ore prima della riapertura e cambiare le carte in tavola, con la gente che ha comprato lo skipass e gli alberghi che hanno riaperto, acquistato le provviste. Domani invece che avere l'hotel pieno molti lo avranno vuoto". Non usa giri di parole Daniela Bezzi dell'hotel Mignon di Ponte di Legno, in Valcamonica, nel Bresciano, per esprimere la rabbia nell'apprendere del rinvio della riapertura degli impianti sciistici. "Gli alberghi hanno assunto personale, sostenuto dei costi per niente - sbotta Bezzi - a me va bene qualsiasi decisione ma almeno che venga comunicata una settimana prima. Ci si deve organizzare, abbiamo il diritto di organizzare il nostro lavoro". Bezzi è preoccupata ma anche molto amareggiata per la situazione: "Ci sentiamo molto presi in giro, non ci hanno tenuto in considerazione per tutto l'inverno - rimarca - abbiamo perso le feste di Natale, quasi metà stagione e non abbiamo ancora visto un euro".

Fino a stamattina, osserva, "il telefono continuava a suonare perché la gente ha voglia di farsi una sciata e ora ci troviamo dalla sera alla mattina con l'albergo vuoto, come è successo l'8 marzo l'anno scorso. Adesso però è diverso. Io capisco che la situazione sia grave però se fino a ieri dicono che si può aprire e sciare e poi a 15 ore dalla riapertura chiudono tutto non credo sia corretto".

''E' una follia, non si può portare le aziende a un punto del genere, siamo a 12 ore dall'apertura, con migliaia di biglietti venduti online, migliaia di presenze alberghiere prenotate per le vacanze di Carnevale, migliaia di ore di lavoro dei maestri di sci prenotate che domani mattia dovevano iniziare e alla sera prima si chiude in questo modo? siamo senza parole''. Così all'Adnkronos, Giampiero Orleoni, presidente di Arpiet, l'associazione regionale piemontese delle imprese esercenti trasporto a fune in concessione sulla chiusura degli impianti di sci che avrebbero dovuto riaprire domani. ''Va bene il Covid, ma allora si chiude l'Italia perché non posso immaginare che domani mattina ci siano bus pieni, metropolitane piene, aerei pieni, tutti che si spostano, che vanno nei centri commerciali, mentre il problema più grosso è chi doveva andare a farsi tre giorni di sci in montagna", aggiunge Orleoni. Quanto a eventuali iniziative di protesta, Orleoni conclude: ''Staremo a vedere. A voce ci hanno garantito una sorta di ristori immediati però dovremo poi valutare la situazione perché a questo punto i danni ce li devono rifondere''.

"Ancora una volta la tempistica dell’informazione sembra non aver rispetto per gli italiani che lavorano. La scorsa settimana il Cts ha dato l’ok alla riapertura delle stazioni adesso ci troviamo alle 19.30 della sera prima della riapertura con questa ordinanza che chiude tutto. Le stazioni hanno investito molto per preparare piste, assumere personale, per organizzarsi con gli albergatori. Sono stati investiti moltissimi soldi e ancora una volta il nostro mondo viene duramente penalizzato. Ci vogliono più serietà e più correttezza. Solo lo sci infetta?”. Sono le dure parole del presidente della Federazione Italiana Sport Invernali, Flavio Roda, appena appreso della firma dell’ordinanza.

"Centinaia di Professionisti della neve legati alla Scuola Italiana Sci si sono attrezzati e organizzati con il massimo rigore e pronti ad attenersi scrupolo ai Protocolli e Vademecum previsti, investendo risorse in una stagione già di per sé drammatica per il comparto, per essere comunque in pista alla riapertura prevista del 15 febbraio. E, ora, ricevendo questa ennesima battuta d'arresto non ci sono parole per esprimere sgomento, delusione e preoccupazione del mondo dei maestri di sci". E' quanto afferma l'Amsi, L'Associazione Maestri Sci Italiani, in una nota, nella quale esprime "sconcerto, incredulità e sgomento".

"La decisione del Ministro delle salute per tempistica e modalità ci lascia esterrefatti! AMSI, l’Associazione Maestri Sci Italiani, si unisce al Collegio Maestri di Sci Italiani nel denunciare la completa mancanza di rispetto delle Istituzioni verso la nostra categoria e al mondo della montagna in generale", dichiara il presidente Amsi Nazionale Maurizio Bonelli. "La modalità e la tempistica di questo nuovo e ulteriore stop alla ripartenza dell'attività dei maestri di sci è un evidente segno di scarsissima attenzione verso 15.000 famiglie che vivono di questa attività e che sono ferme dal 10 marzo del 2020. Come non mai, in questo momento ci sentiamo umiliati nella nostra dignità di persone e di lavoratori professionali ai quali viene vietato il diritto al lavoro e, quindi, al sostentamento delle proprie famiglie da continue promesse rimaste tutte regolarmente disattese: ci sentiamo e siamo presi in giro! Ora ci aspettiamo il giusto e doveroso ristoro dallo Stato perché gli oltre 15.000 maestri di sci italiani, dopo tutto questo 'tira-molla' delle nostre istituzioni, rimarranno fermi senza lavoro per quasi 21 mesi, da marzo 2020 a dicembre 2021, se si potrà riprendere nel dicembre prossimo".

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