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Stop Green pass per entrare in Italia: cosa dicono Bassetti, Clementi, Ricciardi

Da domani, 1 giugno, il certificato verde non sarà più necessario per chi rientra o entra nel Paese. Deadline 15 giugno per mascherine al chiuso

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)
31 maggio 2022 | 15.46
LETTURA: 3 minuti

Stop al Green pass per entrare in Italia da domani, mercoledì 1 giugno. Un altro step importante nel ritorno alla normalità nell'ambito delle misure anti-covid. Altro step importante il 15 giugno, quando potrebbe cadere l'obbligo delle mascherine al chiuso praticamente ovunque. Ma cosa ne pensano gli esperti?

Bassetti

"E' giusto stoppare il Green pass perché la situazione è molto diversa rispetto a sei mesi fa. Io credo che il certificato verde come l'ho sempre vissuto è stato uno strumento per far vaccinare le persone e non per rendere sicuro un volo aereo, un bar o un albergo. L'ho sempre pensato. Il Green pass ha vicariato alcuni obblighi che se fossero stati messi quando li richiedevamo, non ce ne sarebbe stato il bisogno. Oggi ha esaurito il suo compito, quindi basta". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, commentando lo stop da domani al green pass per entrare in Italia.

Clementi

"Sempre più verso la normalità: ecco come si prospetta l'estate". Per Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, i segnali vanno in questa direzione, sia quelli epidemiologici che quelli che arrivano dagli ultimi allentamenti sul fronte misure Covid. E in particolare il virologo accoglie positivamente la scelta di non prorogare l'ordinanza in scadenza oggi che prevede il Green pass per entrare in Italia. "Il fatto che il Green pass sia stato mandato in pensione e che non sia più richiesto in nessun ambito - commenta all'Adnkronos Salute - apre moltissimo al turismo e alla possibilità che la gente si muova con maggior disinvoltura".

Ricciardi

"Nessun problema, in questo momento possiamo allargare un po' le maglie sui controlli. La situazione epidemiologica è abbastanza tranquilla e l'estate ci aiuta con la possibilità di stare molto all'aperto". Anche se, per quanto riguarda le mascherine, "al chiuso bisogna continuare ad essere prudenti e gestire le protezioni. Non le toglierei sui mezzi di trasporto e in ospedale e nelle strutture sanitarie". A dirlo all'Adnkronos Salute Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza.

"Credo che dal 15 giugno - continua Ricciardi - la mascherina sui mezzi di trasporto rimarrà. Penso che seguiremo la Germania che ne ha prorogato l'uso fino settembre in questo ambito". L'utilizzo in tutti i luoghi chiusi della mascherina, in ogni caso, "resterà fortemente raccomandato. Il fatto che non sia più obbligatoria non vuol dire che non serva. Significa che viene lasciata all'intelligenza e alla sensibilità dei singoli. Per quanto mi riguarda continuo a portarla", conclude.

Lopalco

"L'estate è bene che venga vissuta in serenità, perché sono convinto che nelle prossime settimane il livello di circolazione virale scenderà ai livelli tipici della stagione. Ma bisognerà comunque lavorare per far capire al cittadino che se vogliamo proteggere i più deboli dobbiamo ancora agire in maniera prudente ed evitare di divenire portatori di un virus che può ancora provocare sofferenza e morte. Serenità e prudenza devono diventare le nuove parole d'ordine per affrontare la famosa convivenza con il virus". A dirlo all'Adnkronos Salute l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all'Università del Salento in merito alla ulteriore riduzione delle misure di contenimento.

"La fine dell'emergenza pandemica deve necessariamente accompagnarsi ad un cambio di passo nell'applicazione delle misure di prevenzione. Il passaggio a cui mi riferisco è quello dalla prevenzione basata sulle prescrizioni alla prevenzione basata sulla consapevolezza. Bene dunque la fine delle prescrizioni e degli obblighi, ma a questa fase deve seguirne una nuova che necessita comunque di altrettanto impegno. L'impegno necessario a far comprendere al cittadino che fine dell'emergenza non vuol dire scomparsa del virus. Un virus che ancora circola ed è in grado di causare malattia grave e decessi", conclude Lopalco.

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