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Israele, Selvaggia Lucarelli critica inchiesta NYT: "Sui social minacce e insulti"

"Non mi interessa fare la vittima. Voglio che sia chiaro il clima"

Selvaggia Lucarelli
Selvaggia Lucarelli
02 gennaio 2024 | 19.52
LETTURA: 3 minuti

Selvaggia Lucarelli esprime considerazioni critiche sull'inchiesta del New York Times sull'attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre, soffermandosi in particolare sugli stupri denunciati dal quotidiano, e viene sommersa di insulti e minacce. Tutto comincia alla fine del 2023, quando la blogger si sofferma sull'inchiesta del NYT con un post su Facebook. "Ho letto l’inchiesta del New York Times sugli stupri di Hamas e ho molte cose da dire. La prima è che ritengo plausibile che siano avvenuti degli stupri il 7 ottobre, la seconda è che l’inchiesta del New York Times (che ha una linea editoriale filo-israeliana e non è un segreto) non fornisce alcuna prova di ciò ed è una confusa accozzaglia di testimonianze, di deduzioni e di assenza di prove con l’aggravante che le fonti sono troppo spesso l'Idf e foto o ricordi 'da cui sembrerebbe'", è l'incipit del lungo post pubblicato su Facebook.

"Ribadisco il concetto iniziale: l’inchiesta del New York Times mi sembra inconsistente e fumosa, credo che sia molto probabile che alcune donne siano state stuprate", aggiunge successivamente nel post che non contiene nessuna 'assoluzione' per Hamas. "Lo stupro è un elemento ricorrente in ogni conflitto, le donne sono non solo oggetto di violenza rabbiosa, di sfogo feroce degli istinti sessuali del nemico, ma il mezzo per oltraggiare la comunità, l’etnia, il gruppo religioso. Ora, non vorrei cadere nell'infelice trappola dello stilare la classifica dell’orrore, ma pure se tutto quello che dice il New York Times fosse vero (e non lo è con certezza), dovremmo comunque ripassare un po' di storia e rispondere a chi prova a spacciare questi fatti come orrori eccezionali con qualche esempio semplice e pure non lontano nel tempo", afferma.

"Gli stupri e i conflitti sono sempre stati elementi inscindibili, perché le donne sono sempre gli elementi più vulnerabili e pure simbolici in ogni repressione e nell’umiliazione del nemico. Tra l’altro lo stupro è orrore ma le donne di Gaza, la loro psiche, i loro corpi, non se la passano meglio. Molte sono morte sotto le bombe altre sono vedove. Disabili. Profughe. Oggi, a Gaza, ci sono 50 000 donne incinte, molte partoriscono per strada, altre perderanno i bambini, qualcuna morirà di parto. Qualcuna morirà e basta, assieme ai suoi figli ancora attaccati al seno", si legge ancora nel post che si conclude con la frase "la storia racconta molto di più di un’inchiesta fumosa del New York Times. E ancora una volta il corpo delle donne non è il tema, ma lo strumento".

Le risposte al post abbondano, così come i messaggi su X. Molti assumono posizioni critiche nei confronti dell'autrice, che nel suo testo - in maniera errata secondo molti utenti - attribuisce al NYT "una linea editoriale filo-israeliana".

Su Instagram, Lucarelli pubblica messaggi violenti, con minacce e 'auguri' di morte. "Vorrei chiarire che la violenza di questi messaggi né mi spaventa né mi turba. Non mi interessa fare la vittima. Li mostro (in piccola parte) solo perché voglio che sia chiaro il clima in cui si muove chiunque provi a mettere in dubbio la narrazione israeliana o filo-israeliana. Se stanno (quasi) tutti zitti è anche per questo (il resto è assenza di capacità critica, convenienza o semplice faziosità)", scrive in una storia.

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