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Sanità: 3.600 amputati d'arto superiore l'anno, da Inail mano robotica nel 2017

Sanità: 3.600 amputati d'arto superiore l'anno, da Inail mano robotica nel 2017
16 aprile 2015 | 15.53
LETTURA: 4 minuti

Sono 3.600 le amputazioni di arto superiore ogni anno in Italia, e l'80% di queste riguarda la mano. Offrire alle persone amputate la possibilità di riprendere una vita normale è l'obiettivo dell'Inail che, oggi a Roma, ha presentato il primo prototipo di mano artificiale 'made in Italy' di derivazione robotica. Sarà disponibile a partire dal 2017. Il progetto nasce da una collaborazione con l'Istituto italiano di tecnologia.

L'Inail e l'Istituto italiano di tecnologia hanno completato il primo "prototipo di mano artificiale poliarticolata e polifunzionale, antropomorfa, derivata dalla tecnologia robotica dell’Iit e perfezionata rispetto alle esigenze del paziente attraverso le competenze tecniche del Centro protesi Inail di Budrio. La nuova mano - che consente il recupero della funzionalità complessiva in chi ha perso l'arto superiore - è stata realizzata utilizzando anche la tecnologia 3D-printing, in materiale plastico e con alcune componenti metalliche. La protesi, in pratica, è robusta e leggera (meno di 500 grammi) ed estremamente flessibile, grazie all’ingegnerizzazione di un tendine artificiale che consente di riprodurre i movimenti naturali. Il paziente controlla la mano protesica attraverso 2 sensori che recuperano il segnale naturale dei muscoli residui.

Il dispositivo non prevede operazioni invasive per il paziente ma rappresenta uno strumento indossabile con semplicità sull’arto amputato. Obiettivo è ottenere un dispositivo altamente ergonomico e con consumi ottimizzati. Entro il 2017, a conclusione della fase di sviluppo preclinico con i pazienti del Centro Protesi Inail di Budrio, il dispositivo verrà reso disponibile alle persone con specifica disabilità. La produzione e la commercializzazione saranno affidate ad una nuova start up, che sta nascendo in seno ad Iit, con l’obiettivo di valorizzare questa tecnologia sia sul mercato nazionale che internazionale (Europa ed USA in primis), grazie alla competitività dei costi, all’avanzato contenuto tecnologico e ad un design unico nel settore.

Il progetto, completamente 'made in Italy', vede la luce dopo circa 1 anno dalla sigla dell’accordo Inail-Iit, del dicembre 2013 per lo sviluppo di nuovi dispositivi protesici e riabilitativi avanzati, con investimenti congiunti complessivi pari a 11,5 milioni di euro. Il progetto scientifico, guidato da Antonio Bicchi, Giorgio Grioli e Manuel Catalano di IIT, è stato sviluppato verso il paziente grazie al lavoro congiunto con Rinaldo Sacchetti, Emanuele Gruppioni e Simona Castellano per INAIL. Il gruppo di lavoro ha visto il coinvolgimento di 20 fra ricercatori, sviluppatori dei laboratori Iit e personale tecnico e medico presso il Centro Protesi Inail di Budrio.

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