Il numero uno dell'azienda: "Accusa semplicemente errata"
Una "ricostruzione ingiusta". Bolla così l'amministratore delegato di AstraZeneca, Pascal Soriot i sospetti che il vaccino anti-Covid destinato all'Ue sia venduto ad altri Paesi in un’intervista a Repubblica e ai giornali dell'alleanza Lena. “Non dirottiamo i vaccini degli europei ad altri Paesi che, secondo questa ricostruzione ingiusta, ci pagherebbero - dice -. Sarebbe insensato da parte nostra, dopo il nostro pubblico impegno nei confronti di Oxford e della collettività tutta".
“Questa accusa è semplicemente errata - afferma- perché, lo ripeto, sul vaccino anti Coronavirus non facciamo profitti né qui né altrove nel mondo, ed è scritto nero su bianco nel contratto di collaborazione con Oxford. Certo, molte persone sono stanche, il mondo vuole vaccinarsi e i governi sono sotto pressione, lo comprendo appieno”.
"Siamo stati piuttosto specifici - ribadisce Soriot- con l'Ue. Certo, anche noi siamo delusi, perché ci piacerebbe riuscire a produrre di più. A febbraio riusciremo a consegnare all'Europa una quantità soddisfacente, molto simile a quanto fatto con altri Paesi su base mensile. Stiamo lavorando in centinaia, anzi migliaia, 24 ore su 24, sette giorni su sette per risolvere i problemi. Molti di noi non hanno preso nemmeno le vacanze a Natale".
"Non stiamo violando il contratto"
“Uk e Ue hanno due catene produttive diverse e al momento quelle britanniche sono più efficienti perché sono partite prima. In ogni caso, sia chiaro: non c'è alcun obbligo verso l'Unione europea. Nel nostro contratto c'è scritto chiaramente: "best effort", ossia "faremo del nostro meglio" dice parlando delle tensioni con l’Unione europea per i ritardi sulla fornitura del vaccino contro Covid-19.
“In quella sede - ricostruisce Soriot - abbiamo deciso di utilizzare questa formula nel contratto perché all'epoca l'Ue voleva avere la stessa capacità produttiva del Regno Unito, nonostante il contratto sia stato firmato tre mesi dopo. Così noi di AstraZeneca abbiamo detto: "Ok, faremo del nostro meglio, faremo il possibile, ma non possiamo impegnarci contrattualmente perché abbiamo tre mesi di ritardo rispetto al Regno Unito". "Non è dunque un obbligo contrattuale, ma un impegno a fare il massimo. Perché sapevamo che sarebbe stato difficile e difatti ora abbiamo un po' di ritardo".
"Non voglio esprimere giudizi su ciò che hanno annunciato altri” risponde sulla causa legale annunciata dall’Italia contro AstraZeneca per il ritardo nella consegna delle dosi di vaccino contro Covid-19. Nel contratto “il nostro impegno è basato sul 'best effort', faremo il massimo sforzo. Ma - aggiunge- capisco che le emozioni prendano il sopravvento in questo momento: tutti vogliono il vaccino, e comunque sinora abbiamo una produzione di 17 milioni di dosi al mese. Non è poca roba. È un processo complicato".
I tempi e le dosi
"Appena avremo l'approvazione dell'Ema, nei giorni successivi invieremo subito 3 milioni di dosi in Ue, poi ci sarà un'altra fornitura corposa nella settimana successiva e così nella terza e quarta settimana del prossimo mese" dice. "L'obiettivo è recapitare all'Unione europea 17 milioni di dosi entro la fine di febbraio. Di queste, faccio una stima superficiale perché l'esatta allocazione la fa l'Ue, 3 milioni di dosi in Germania, 2,5 circa in Italia e due in Spagna - conclude -. Vorremmo poter fare molto di più, ma non è neanche poco".