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Papa Francesco, "Vecchiaia è privilegio, non malattia"

L'allarme di Bergoglio, "indifferenza sugli anziani richiede seria riflessione da parte di tutti"

Afp
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31 gennaio 2020 | 13.27
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"La vecchiaia non è una malattia, è un privilegio". Così Papa Francesco, ricevendo in udienza, il partecipanti al primo congresso internazionale sulla terza età, organizzato in Vaticano dal dicastero per i Laici e la Famiglia. "La solitudine - avverte Bergoglio - può essere una malattia, ma con la carità, la vicinanza e il conforto spirituale possiamo guarirla". Il Pontefice guarda con preoccupazione al comportamento della società verso gli anziani: "L’indifferenza e il rifiuto che le nostre società manifestano nei confronti degli anziani, chiamano non solo la Chiesa, ma tutti, ad una seria riflessione per imparare a cogliere e ad apprezzare il valore della vecchiaia".

"Infatti, mentre, da un lato, gli Stati devono affrontare la nuova situazione demografica sul piano economico, dall’altro - afferma - la società civile ha bisogno di valori e significati per la terza e la quarta età. E qui soprattutto si pone il contributo della comunità ecclesiale". Da qui il monito: "Vi chiedo che questa non resti un’iniziativa isolata, ma segni l’inizio di un cammino di approfondimento pastorale e di discernimento. Dobbiamo mutare le nostre abitudini pastorali per saper rispondere alla presenza di tante persone anziane nelle famiglie e nelle comunità".

Bergoglio chiede inclusione per la terza età: "Al giorno d’oggi, nelle società secolarizzate di molti Paesi, le attuali generazioni di genitori non hanno, per lo più, quella formazione cristiana e quella fede viva, che invece i nonni possono trasmettere ai loro nipoti. Sono loro l’anello indispensabile per educare alla fede i piccoli e i giovani. Dobbiamo abituarci a includerli nei nostri orizzonti pastorali e a considerarli, in maniera non episodica, come una delle componenti vitali delle nostre comunità. Essi non sono solo persone che siamo chiamati ad assistere e proteggere per custodire la loro vita, ma possono essere attori di una pastorale evangelizzatrice, testimoni privilegiati dell’amore fedele di Dio".

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