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"Dio benedica Hamas", arrestato 29enne a Milano per odio razziale e istigazione alla Shoah

L'uomo aveva diffuso online esternazioni antisemite all'indomani del 7 ottobre e manifestato l’intenzione di intraprendere il jihad. Quattro perquisizioni nei confronti di persone che avevano sostenuto e incitato le sue idee sul web

Polizia - Fotogramma
Polizia - Fotogramma
17 aprile 2024 | 07.25
LETTURA: 6 minuti

Un cittadino italiano di origini egiziane di 29 anni è stato arrestato per propaganda e istigazione a delinquere finalizzate all’odio razziale e religioso, aggravate dall’apologia della Shoah. Ad eseguire l'arresto, la Polizia di Stato coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. Quattro le perquisizioni effettuate dalla Polizia nei confronti di persone che avevano sostenuto e incitato le sue idee sul web.

L'indagine, l'arresto, le perquisizioni

L’indagine dei poliziotti della sezione antiterrorismo internazionale della Digos della questura di Milano e dalla direzione centrale della polizia di prevenzione parte dalla segnalazione di un internauta residente nel milanese che, all’indomani dei tragici fatti del 7 ottobre scorso, aveva diffuso online esternazioni di chiara matrice antisemita ed apologetiche delle azioni terroristiche di Hamas, dichiarandosi in procinto di intraprendere il jihad e raggiungere il martirio combattendo. Oltre alla pubblicazione sul proprio profilo di numerose foto che lo immortalavano in costante allenamento fisico per prepararsi all’impegno bellico, lo stesso aveva effettuato ricerche sul web sui voli disponibili per raggiungere i teatri di guerra mediorientali.

Contestualmente, sono stati eseguiti quattro decreti di perquisizione locale e personale nei confronti del padre del giovane e di altri tre soggetti che si sono evidenziati per avere sostenuto e incitato le sue esternazioni sui social. Una delle perquisizioni nei confronti di un soggetto già noto alle autorità italiane per la vicinanza agli ambienti dell’estrema destra milanese è stata effettuata in Svizzera da una pattuglia mista italo-elvetica, in stretta collaborazione con la procura federale di Berna.

Le chat e i messaggi sui social: "Dio benedica Hamas"

"Dio benedica i combattenti di Hamas, i guerrieri più coraggiosi del pianeta". Così diceva in più occasioni, sia pubblicamente sia in chat private, il 29enne arrestato a Milano per propaganda e istigazione a delinquere finalizzate all’odio razziale e religioso, aggravate dall’apologia della Shoah, circa l’intenzione di intraprendere il jihad.

Dall’attività investigativa è emerso che il giovane, oltre ad aver avviato chat WhatsApp e Instagram con numerose persone che gli parevano attestate sulle stesse posizioni radicali e nelle quali ha manifestato aperto sostegno alle azioni di Hamas palesando al contempo un odio ossessivo verso lo Stato e il popolo ebraico, ha condotto, tramite i propri profili social, una quotidiana, incessante e sistematica attività di condivisione di contenuti di analogo tenore con differenti e articolate modalità.

Il 29enne, in particolare, ha commentato con esternazioni discriminatorie e sessiste la tragica vicenda dello stupro, tortura e uccisione di una ragazza al rave musicale del 7 ottobre scorso, schierandosi pubblicamente in difesa di Hamas. Inoltre, ha pubblicato più volte notizie e materiale di propaganda acquisite su canali tematici - tra cui gli organi mediatici ufficiali dell’ala militare di Hamas e di Hezbollah - traducendole in lingua italiana e talvolta modificandole per renderle maggiormente appetibili.

Il giovane ha poi rilanciato le riposte di approvazione ricevute in privato, condividendole in numerosi e quotidiani post pubblici che fungevano da volano di propaganda per contenuti ed esternazioni di sostegno alle citate organizzazioni terroristiche, col dichiarato obiettivo di invitare i fratelli ad arruolarsi invece di nascondersi.

Chi è l'arrestato

Moustafà Khawanda, questo il nome dell'italo-egiziano arrestato (ai domiciliari) a Milano, è finito nel mirino dei controlli dopo l'attacco del 7 ottobre del 2023 quando - indagato per associazioni con finalità di terrorismo - pubblica sul suo profilo Instagram "contenuti antisemiti e apologetici di Hamas", mostrando una "forte componente ideologica dei messaggi, "coinvolgimento emotivo" dopo l'operazione alluvione Al-Aqsa "tanto da provocargli insonnie" e da far ritenere attuali, al gip di Milano Massimo Baraldo le esigenze cautelari.

Nel provvedimento emergono chat dal tenore amichevole con Raul Kirchhoff, italo-tedesco residente in Svizzera (tra i quattro perquisiti), in passato ritenuto "contiguo agli ambienti della locale realtà di estrema destra collegata alla Skinhouse di Bollate".

Dalle conversazioni sembra che i due non si conoscano in modo approfondito, ma trovano un punto di contatto "nel sentimento antisionista condiviso da entrambi, definendo gli ebrei 'ratif' e 'parassitt' considerati come 'Il cancro del pianeta' tanto che l'indagato trova l'approvazione del suo interlocutore che gli scrive 'Sembra di leggere il mio pensiero, bravo! Nonostante le nostre diversità i valori ci legano'". In una chat Khawanda condivide un discorso sulla situazione in Palestina di Adolf Hlter, per il quale "mostra una grande ammirazione, e prosegue rimarcando il suo forte desiderio di partire e unirsi al conflitto, abbracciando totalmente la causa palestinese e approvando le azioni di Hamas".

L'arrestato, che ha sia passaporto italiano che egiziano, nell'agosto del 2022 è andato in Qatar transitando dalla Turchia, e "ha anche fatto ricerche sul web per itinerari con mete che riguardano i teatri di guerra ed ha ripetutamente dichiarato di volersi unire ai combattenti e di praticare una preparazione fisica in vista di un possibile arruolamento", si legge nell'ordinanza di custodia cautelare.

"E' quindi improbabile che la forte caratterizzazione ideologica dell'indagato, tanto più con l'accrescersi della crisi in Palestina, possa scemare da un momento all'altro, mentre invece appare probabile che l'indagato cercherà di continuare la propria opera di proselitismo anti- Israele anche in futuro, utilizzando mezzi più sicuri e che lo rendano meno identificabile" aggiunge il gip Baraldo.

Niente carcere, però, come richiesto dal pm Alessandro Gobbis. L'indagato, residente in zona Barona a Milano, "è giovane ed incensurato, ha un buon livello di istruzione, avendo lo stesso studiato ottica e trovato un lavoro" e le sbarre sarebbero una misura "eccessiva e non proporzionata" e "favorirebbe unicamente un ulteriore isolamento del soggetto dal contesto sociale", scrive il giudice. "Al di là dei contenuti dei messaggi scambiati e postati, il comportamento dell'indagato appare alquanto ingenuo e sicuramente non tipico dei soggetti che perseguono seriamente progetti terroristici, i quali invece operano nella clandestinità" mentre sui social ha diffuso spesso sue immagini in palestra.

Il video degli attacchi del 7 ottobre nel telefono

Nel telefono di Moustafà Khawanda è stato trovato il video dell'attacco del 7 ottobre del 2023, l'operazione alluvione Al-Aqsa di Hamas contro Israele in cui si vedono le vittime del rave.

"Credo di essere impazzito...ho mollato le cose a cui stavo lavorando e rimandato qualsiasi cosa stessi facendo da quando gli eroi hanno attaccato e sto giorno e notte a leggere in modo compulsivo qualsiasi notizia. La mia mente e la mia anima si trovano in Palestina da sempre, ora più che mai" scrive il giovane, in passato sottoposto a una visita psichiatrica, sul suo profilo Instagram. "Non riesco a non pensare ad altro, sono giorni che non dormo e sto correndo due ore al giorno motivato dal fuoco che brucia dentro la mia anima, pronto ad usare questo corpo in allenamento da sempre solamente per il giorno della grande guerra profetica" aggiunge l'uomo.

Nel cellulare sono stati recuperati video in cui Khawanda, definito dal gip Massimo Baraldo un "cane sciolto" nella sua attività di sostegno alla causa palestinese - inneggia alla guerra santa e commenta sui social con frase anti Israele, come 'Hamas sono degli eroi', 'lunga vita ai partigiani di Hamas e che Dio benedica la resistenza palestinese' o pesanti minacce come 'finiremo ciò che ha iniziato Hitler'.

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