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Migranti, medico Lampedusa: "Qui nessuna tregua, dibattiti ideologici non servono"

Il direttore del Poliambulatorio D’Arca: “Negli ultimi tempi arrivano tanti bimbi e molte donne spesso incinte. Per la gestione della parte operativa serve una struttura commissariale in grado di velocizzare le risposte della P.A.”

Francesco D'Arca
Francesco D'Arca
27 marzo 2023 | 19.03
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"I turni? A Lampedusa non esistono, si lavora 24 ore su 24, giorno e notte. Con me, però, c'è un gruppo di ragazzi eccezionali: sono giovani e motivati, non si fermano un minuto e non ho mai sentito una lamentela". Alla direzione del Poliambulatorio dell'isola, Francesco D'Arca, è arrivato ad agosto scorso e il passato in Chirurgia d'urgenza lo ha aiutato a individuare subito le criticità da affrontare. "Ho creato un'equipe dedicata: due medici, un mediatore culturale, un infermiere e gli autisti dell'ambulanza", racconta all'Adnkronos. Ad ogni sbarco la sua squadra è sul molo Favaloro per un primo triage sanitario. Un vero e proprio tour de force perché sulla più grande delle Pelagie gli approdi si susseguono spesso senza sosta. 

"Adesso c'è anche il medico dell'Usmaf", dice D'Arca, che ammette: "Il problema è quando gli sbarchi non sono scadenzati". Così magari può accadere che al molo Favaloro arrivino i migranti intercettati dalle motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza, mentre altri barchini sovraccarichi raggiungano in autonomia le coste dell'isola. "In questi casi bisogna correre, non è la regola ma accade spesso e la contemporaneità mette un po' in crisi". Tra chi arriva tante sono donne. Molti bimbi. Spesso neonati. "Direi che i due terzi sono bambini e donne, molte delle quali incinte anche all'ottavo nono-mese di gravidanza. Da quest'estate abbiamo avuto tre parti: uno su direttamente su barchino, un altro sulla motovedetta della Capitaneria di porto, un terzo al Poliambulatorio". 

Con i vivi a Lampedusa arrivano anche i morti, come quelli - otto - dell'ultimo naufragio avvenuto in zona Sar maltese. "Tra le vittime c'erano una ragazzina di 15-16 anni e un'altra di 20 anni, entrambe di una bellezza infinita. Uno strazio, un dolore indicibile". Trentacinque i sopravvissuti. "Venticinque erano donne, tanti erano i bimbi", dice D'Arca. I trafficanti di esseri umani negli ultimi tempi hanno cambiato strategia. "Prima erano molti di più i barconi che arrivavano dalla Libia, grossi pescherecci in legno o in vetroresina su cui viaggiava anche un centinaio di persone. Adesso, invece, registriamo tante partenze dalla Tunisia. Su barchini in lamiera arrugginiti in 30-40 affrontano la traversata, sono barchini con una linea di galleggiamento ridottissima. Appena 4-5 di loro si muovono contemporaneamente la barca si piega su un fianco, si riempie di acqua e va a fondo". Chi ce la fa è spesso sotto choc. "Arrivano con i vestiti zuppi d'acqua, tremano come foglie, qualcuno non riesce neppure a camminare. Una sofferenza davvero difficile da raccontare", sottolinea il responsabile del Poliambulatorio.

Oggi Lampedusa respira. Le cattive condizioni del mare hanno concesso una tregua sul fronte degli sbarchi e un 'vantaggio' alla Prefettura di Agrigento che, d'intesa con il Viminale, lavora senza sosta ai trasferimenti di migranti. "I problemi pratici sono enormi dai trasferimenti al seppellimento delle salme - dice D'Arca -. Quest'anno anche durante l'inverno non si è mai registrata una flessione degli arrivi. Non c'è mai stato un vero momento di tranquillità. Con il bel tempo gli sbarchi riprendono a ritmi sostenuti. Ormai la normalità è questa. Lampedusa e quel molo - ammette il direttore del Poliambulatorio - è un'iperbole di sentimenti e sensazioni. Si passa da momenti di gioia quando riesci ad aiutare chi arriva spesso ancora traumatizzato dal viaggio alla tristezza estrema quando da quelle motovedette sbarcano i cadaveri". 

Cosa serve all'isola? "Di certo non i dibattiti ideologici - taglia corto il medico dei migranti -. Occorrerebbe una migliore gestione dell'accoglienza perché l'hotspot non ce la fa a sopportare questi numeri, nonostante i grandi sforzi della Prefettura per alleggerire la pressione sul centro". Ma, soprattutto, per D'Arca serve una "struttura commissariale". "Quella dei migranti a Lampedusa non è un'emergenza, ma non può essere affrontato con i mezzi ordinari della Pubblica Amministrazione. Questo fenomeno nella parte operativa deve essere gestito da una struttura commissariale che possa dare risposte in tempi rapidi, per snellire i tempi della burocrazia". In questi mesi lui ha potuto contare sulla vicinanza della direzione generale dell'Azienda sanitaria provinciale. "Tutto quello che ho ritenuto utile e che ho chiesto l'ho ottenuto con grande sensibilità da parte della mia amministrazione. Il direttore generale Daniela Faraoni ha raddoppiato medici e infermieri, stiamo mettendo una camera a pressione negativa per i pazienti infettivi, abbiamo avuto una barella di biocontenimento per i loro trasporto, i lavori di ammodernamento sono stati fatti in tempi rapidissimi". 

Da domani a Lampedusa ci sarà anche un saturimetro per via transcutanea. "E' indispensabile per i neonati e da domani sarà disponibile sull'isola", assicura D'Arca. Che sulla più grande delle Pelagie tornerà nelle prossime ore. "Sono partito stamani per collaudare il saturimetro ma domani mattina sarò di nuovo là. Do una mano anch'io, serve l'aiuto di tutti laggiù".

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