Convalidato l'arresto di Giovanni Luppino, accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso: "Soggetto pericoloso, ha contribuito a latitanza boss"
"Non lo sapevo che fosse Matteo Messina Denaro". Lo ha detto Giovanni Luppino, l'autista del boss Matteo Messina Denaro arrestato con il latitante lunedì mattina, rispondendo alle domande del gip Fabio Pilato. Difeso dall'avvocato Giuseppe Ferro, l'uomo ha risposto per un'ora circa alle domande del gip. Sostiene che il boss gli sarebbe stato presentato come un parente di Andrea Bonafede e che gli aveva chiesto di accompagnarlo alla clinica Maddalena per la chemioterapia.
Il Gip di Palermo ha quindi convalidato l'arresto in flagranza e si è riservato di decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere.
Luppino è un commerciante di olive di Campobello di Mazara (Trapani), il luogo in cui il latitante si nascondeva e di cui ne aveva fatto residenza nella carta d'identità fasulla che rimandava ad Andrea Bonafede, l'alias che utilizzava per camuffarsi. L'uomo non è parente del boss omonimo, e sarebbe un volto nuovo per gli inquirenti. Mai coinvolto in passato in operazioni antimafia, fino ad oggi, Luppino è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso.
Per i pm della Dda, Luppino è un "soggetto pericoloso". "Nonostante l'incensuratezza deve sottolinearsi che l'indagato risulta la persona più vicina allo storico capomafia trapanese su cui forze di Pg e magistratura siano riusciti oggi e mettere le mani", scrivono i magistrati. L'autista 59enne di Matteo Messina Denaro, per i pm di Palermo, "è un collaboratore certamente fidato di uno degli ultimi storici capi della stagione stragista e terroristico mafiosa dell'organizzazione Cosa nostra, fino ad oggi capace di mantenere l'anonimato e il suo stato di latitanza a fronte di centinaia di arresti di fiancheggiatori e decine di prossimi congiunti".
Per i pm, l'autista "ha certamente contribuito, in senso materiale e causale alla prosecuzione della latitanza di Messina Denaro, facendogli da autista e accompagnatore personale, ha certamente garantito a questi possibilità di spostamento in via riservata senza necessitò di ricorrere a mezzi di locomozione direttamente condotti dallo stesso latitante o mezzi di locomozione pubblici o privati che potessero in qualche modo 'esporlo' alla cattura".
Matteo Messina Denaro è "verosimilmente custode di verità inerenti le pagine più cupe della storia repubblicana", uno dei passaggi della richiesta di convalida della procura di Palermo per Luppino.
Al momento dell'arresto, Luppino aveva con se un coltello a serramanico con lama da 18,5 cm. E oggi, durante l'interrogatorio di garanzia, quando il gip Pilato gli ha chiesto come mai girasse con un coltellaccio, Luppino, 59 anni, ha risposto: "Lo porto sempre con me". "Anche per andare all'ospedale?", ha quindi chiesto il gip e Luppino ha risposto: "Sì".