I carabinieri del Ros hanno arrestato il geometra di Campobello di Mazara: l'accusa è associazione mafiosa
Con l'accusa di associazione mafiosa i carabinieri del Ros hanno arrestato Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che avrebbe prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro. Bonafede era nella casa della sorella. Secondo gli inquirenti, Bonafede, avrebbe dato al boss la sua carta di identità, ma anche la tessera sanitaria per potere fare le cure per il tumore da cui Messina Denaro è affetto da anni. Ha acquistato, inoltre, come ammesso dallo stesso, l'appartamento di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha trascorso l'ultimo periodo della latitanza. Il capomafia avrebbe usato anche il suo bancomat. Mentre l'auto del boss, una Giulietta, era intestata alla madre di Bonafede.
L'ORDINANZA - Secondo quanto scrive nella misura cautelare Alfredo Montalto, il gip che ha firmato l'arresto di Bonafede è un uomo "d'onore riservato" del capomafia. "Si è in presenza, in sostanza, sia pure, in termini di gravità indiziaria di un'affiliazione verosimilmente riservata di Bonafede per volontà del Messina Denaro", scrive Montalto. "Bonafede ha un'estrazione familiare compatibile con il ruolo di partecipe dell'associazione mafiosa (e che, allo stesso tempo, spiega perché Messina Denaro Matteo si sia potuto a lui rivolgere), dal momento che egli è nipote del noto Bonafede Leonardo, già 'reggente' proprio della 'famiglia' mafiosa di Campobello di Mazara che ha protetto, quanto meno negli ultimi anni, la latitanza dello stesso Messina Denaro Matteo consentendogli di svolgere appieno il ruolo di capo indiscusso della consorteria di Cosa nostra nella provincia di Trapani".
"Messina Denaro ebbe a usare l'identità", che gli era stata fornita da Bonafede, si legge nell'ordinanza, "certamente già in occasione del primo intervento chirurgico subito il 13 novembre 2020".
Il gip scrive, poi, che Bonafede "ha consapevolmente 'ceduto' la propria identità a Matteo Messina Denaro e gli ha consentito di preservare il proprio status di latitante e, conseguentemente, di continuare a ricoprire il proprio ruolo direttivo nell'associazione mafiosa". "Condotte di assoluto rilievo strategico per l'attività dell'associazione mafiosa, che non hanno solo consentito ad un suo esponente di vertice di sottrarsi alle ricerche decennali ma, prima ancora, di continuare a svolgere il proprio ruolo di capo".
Per il gip, Bonafede "ha consapevolmente fornito a Matteo Messina Denaro, per oltre due anni, ogni strumento necessario per svolgere le proprie funzioni direttive: identità riservata, un 'covo' sicuro, mezzi di locomozione da utilizzare per spostarsi in piena autonomia".
Poi ribadisce: "Occorre innanzitutto evidenziare che la difesa minimizzatrice tentata dal Bonafede allorché è stato sentito subito dopo l'arresto di Messina Denaro (il 16 gennaio 2023) è stata già documentalmente e quindi inconfutabilmente smentita dagli accertamenti investigativi che l'hanno seguita". "Si aggiunga - scrive il gip riprendendo la richiesta dei pubblici ministeri - che le condotte di Andrea Bonafede si sono protratte certamente per molti mesi: le parziali ammissioni della persona sottoposta alle indagini, alla luce dei preliminari riscontri raccolti, confermano che l'acquisto della abitazione e la cessione di un documento di identità sul quale apporre la propria fotografia risalgono ad un periodo risalente almeno al 27 luglio 2020 (epoca di acquisto della prima autovettura) o comunque al 13 novembre 2020 (epoca del primo intervento subito da Matteo Messina Denaro sotto le mentite spoglie di Andrea Bonafede".
Per il gip di Palermo, Andrea Bonafede "ha, in concreto, fornito un apporto di non certo secondaria importanza per le dinamiche criminose dell'associazione mafiosa della provincia di Trapani, avendo così consentito a Messina Denaro, non soltanto di mantenere la sua latitanza, ma soprattutto, anche mediante la sua presenza nel territorio, di continuare ad esercitare il ruolo direttivo dell'organizzazione mafiosa".