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Massoneria

Massoneria, Bisi Gran Maestro Goi

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12 marzo 2019 | 09.20
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Stefano Bisi è stato eletto Gran Maestro del Goi, il Grande Oriente d'Italia, per il prossimo quinquennio. La sua lista (Liberi, uniti, fieri per un mondo migliore), l'unica presentata alle elezioni, ha ottenuto 9.413 voti sui 10.211 esponenti della massoneria che si sono presentati alle urne, con una affluenza pari al 60,3%.
Eletta anche la nuova giunta del Goi, composta dai Gran Maestri aggiunti Antonio Seminario e Claudio Bonvecchio, dal primo gran sorvegliante Sergio Monticone, dal secondo gran sorvegliante Marco Vignoni, dal grande oratore Michele Pietrangeli e dal gran tesoriere Giuseppe Trumbatore. L'insediamento ufficiale avverrà dal 5 al 7 aprile.

"Un cattolico, secondo me, può essere benissimo massone, nonostante il veto della gerarchia ecclesiastica. Sicuramente, da noi, un massone può benissimo essere cattolico e iscriversi al Grande Oriente d'Italia". E' quanto sottolinea all'AdnKronos il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Bisi. "Se un cattolico chiede di iscriversi, la sua richiesta viene sicuramente accettata, al pari di quella di un islamico o di un ebreo: la sua fede non è affatto ostativa". Chiesa e massoneria non sono dunque due mondi per sempre separati e inconciliabili? "E' un tema molto importante e da parte nostra molto sentito. Direi dal 1738, quando Clemente XII ci scomunicò; in realtà - osserva Bisi - dagli anni Novanta la parola 'scomunica' è scomparsa dal Diritto Canonico, però è rimasto il divieto di accesso ai sacramenti per i massoni, che perdura fino a oggi. Non sono mancate in ogni caso aperture significative da parte del Vaticano".
Una su tutte, ricorda Bisi, "quella del cardinale Gianfranco Ravasi prefetto del Pontifico Consiglio della Cultura con un intervento dal titolo significativo, 'Cari fratelli massoni', in cui evidenziava che nel variegato e complesso mondo massonico vanno valutati con attenzione i fatti positivi come la lotta al materialismo, il senso di fraternità, il desiderio di spiritualità, la filantropia, che possono fornire spunti di incontro con la Chiesa. E del resto, non sono mancate occasioni di dialogo, già dal pontificato di papa Paolo VI e che mi auguro si intensifichino con il pontificato di Papa Francesco di cui mi ha colpito una frase, 'Chi sono io per giudicare gli altri?'. Del resto, un pontefice è una persona che costruisce ponti; e chi costruisce è un muratore...".

"Il Grande Oriente d'Italia - continua Bisi parlando di governo - non può esprimere una valutazione politica su un governo e sul suo programma. Ma quello che è scritto sul cosiddetto 'contratto di governo', ovvero che non è consentita la presenza di ministri massoni, noi lo contestiamo duramente, come una sorta di marchio di infamia sulla nostra associazione che, lo ribadisco per l'ennesima volta, non è una associazione segreta".

"Sarebbe - spiega Bisi proponendo una sorta di 'gioco storico' - come vietare, oggi, la possibilità per Giuseppe Garibaldi di fare il ministro della Difesa, o per Enrico Fermi all'Università e ricerca scientifica, Antonio Meucci alle Telecomunicazioni, Giosué Carducci all'Istruzione o Salvatore Quasimodo ai Beni culturali, tanto per citare soltanto alcuni dei tanti massoni celebri; per non parlare di Ernesto Nathan al Campidoglio, che è ancora oggi considerato come il miglior sindaco di Roma di tutti i tempi".

Massoneria a rischio di un nuovo scandalo P2? "No, non ci sono rischi simili. Siamo molto rigidi", assicura il Gran Maestro. "Al nostro interno, non ci sono 'fratelli all'orecchio', ovvero iscritti 'coperti' che non figurano negli elenchi ma vengono riferiti solo a voce gran maestro o ai maestri venerabili delle singole logge - spiega Bisi - Inoltre, facciamo controlli serrati sia nelle logge che nei collegi circoscrizionali che le controllano".

Il Gran Maestro del Goi ricorda che "quando si presenta una domanda di ingresso, bisogna presentare anche il casellario giudiziario dei carichi pendenti e questa è già una buona misura di prevenzione. Se poi qualcuno incappa in una inchiesta giudiziaria, ha l'obbligo di comunicarlo e solitamente viene sospeso, in attesa dello sviluppo processuale. E in caso di condanna, si attiva il procedimento per valutarne l'espulsione".

"A differenza della Gran Loggia d'Italia, nel Grande Oriente d'Italia sono presenti solo uomini, perché ci rifacciamo alla tradizione: siamo gli eredi dei costruttori delle cattedrali medievali che erano solo maschi; inoltre, facciamo parte di un circuito internazionale di Grandi Logge dove la regolarità è data dalla presenza esclusiva degli uomini. Quindi, non è in agenda nessuna apertura alle donne, che rappresenterebbe un cambiamento del Dna del Grande Oriente d'Italia". "Noi siamo la realtà massonica storica, la più numerosa in Italia, fondata nel 1805, riconosciuta da 200 comunioni massoniche estere e con oltre 23.000 iscritti in tutta Italia - rivendica Bisi -. La lista unica presentata alle elezioni che mi hanno riconfermato Gran Maestro è il segno di grande unità, alla fine di un lungo percorso in cui abbiamo lavorato davvero 'in catena di unione' con tutti i fratelli delle logge. Si è realizzata l'unità che poi simbolicamente si è tradotta in una sola candidatura a Gran Maestro in una lista unica".

"Noi siamo rigidi, facciamo molti controlli e agiamo con grandissima attenzione: abbiamo gli anticorpi per impedire e respingere infiltrazioni mafiose. E al tempo stesso respingiamo ogni criminalizzazione della nostra associazione" assicura all'AdnKronos il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, osservando che "la mafia, la camorra, la 'ndrangheta e ogni altra organizzazione criminale puntano a infiltrarsi nelle istituzioni e nella società, nella realtà politica e in quella economica e finanziaria". Ricordando la vicenda delle audizioni davanti alla Commissione parlamentare Antimafia, allora presieduta da Rosy Bindi, Bisi sostiene che "si è trattato di una vera e propria Inquisizione, che pretendeva di avere tutti i 23.000 nomi inseriti nei nostri elenchi e alla fine si 'accontentò' di prendere solo i nomi degli iscritti alle logge in Calabria e in Sicilia. Ci fecero domande aggressive e talora persino folcloristiche e alla fine molte accuse, sollevate allora da 'pentiti', si sono rivelate soltanto grandi calunnie".

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