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Lecce, il criminologo Bruno: "Invidia non c'entra, segni di delitto passionale"

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29 settembre 2020 | 16.05
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"L'nvidia non c'entra. Non ci sono delitti commessi per questo. Ricordiamo sempre che i moventi principali sono sempre stati due: passione o denaro. Nel caso del duplice omicidio di Lecce credo si tratti di un problema di passione, vedo segni evidenti. Passione dell'assassino nei confronti della ragazza". Lo dice all'Adnkronos il criminologo Francesco Bruno che commenta il delitto di Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta, per il quale è stato fermato il giovane Antonio De Marco, che avrebbe confessato. "Una passione - prosegue - che talvolta può portare ad un sentimento di odio nei confronti della donna, fino ad uccidere, sia lei che il suo compagno. Un risentimento anche nei confronti di quello che è appunto il partner di una persona che vorremmo al nostro fianco e che non possiamo avere".

"A meno che - aggiunge - non fosse attratto da lui. In questo caso è plausibile che l'assassino non fosse evidentemente e scopertamente cosciente dei suoi sentimenti. Ma sia se fosse etero, sia omosessuale, la sostanza non cambia. In entrambi i casi parliamo di delitto passionale e non di invidia", conclude il criminologo.

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