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Immigrati: in 2014 più di 1700 minori arrivati in Italia e 'spariti'

Al 31 gennaio 2015 sono 7824 i minori non accompagnati segnalati e di questi solo 5586 si trovano nelle strutture di accoglienza, degli altri 1714 non se ne sa più nulla.Per le organizzazioni non governative è un fenomeno in crescita anche se precisano che è difficile dare dei numeri perché, dicono, "per l'Italia non ha un archivio per le vittime di tratta"

Immigrati: in 2014 più di 1700 minori arrivati in Italia e 'spariti'
23 febbraio 2015 | 16.36
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Sono quasi duemila, al 31 gennaio 2015, i minori non accompagnati arrivati in Italia e di cui non si sa più nulla. È uno dei dati emerso stamattina nel corso del Forum su 'Flussi migratori, tratta e sfruttamento' organizzato, all'Istituto penale per i minorenni di Palermo, dall'Istituto Don Calabria con la collaborazione del Ciss.

Dal 1 gennaio al 31 luglio 2014, sono stati 13956 i minori arrivati in Italia via mare e di questi 8591 erano non accompagnati. Al 31 gennaio 2015 sono 7824 i minori non accompagnati segnalati e di questi solo 5586 si trovano nelle strutture di accoglienza, degli altri 1714 non se ne sa più nulla.

"La tratta - dice Concetta Sole, presidente del Tribunale dei Minori di Palermo - è un fenomeno quasi invisibile, soprattutto al Sud, nonostante sappiamo benissimo che è uno dei fenomeni che porta in Italia migliaia di ragazzi provenienti da terre disagiate e in guerra".

"Molti di questi minori vengono reclutati nei loro paesi d'origine e trasportati in Italia contro la loro volontà - dice Amalia Settineri, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo -. I dati di cui disponiamo sulla tratta sono talmente esigui da farci cogliere la distanza dalla realtà. È un fenomeno che ci sta sfuggendo di mano e ho il sospetto che anche i minori accompagnati potrebbero esserne oggetto. Non siamo certi che quelli che li accompagnano siano realmente i loro genitori e questi minori potrebbero essere 'seguiti' sin dall'inizio del loro viaggio e essere vittime di tratta".

Lo sfruttamento sessuale, quello lavorativo e l'impiego in attività illegali sono le tipologie più diffuse di sfruttamento connesso con la tratta. "Molto spesso - spiega Valeria Lo Bello, dirigente della sezione Polizia Anticrimine della Questura di Palermo - i minori vittime di tratta non sono consapevoli della loro condizione. Sono convinti di lavorare e percepiscono lo sfruttamento come normale".

Nel 2014, in Italia sono state assistite 1451 vittime di tratta di cui 88 minori. È uno dei dati (fonte Save The Children) emerso durante il Forum. Un fenomeno in crescita "che però - spiega Elio Lo Cascio dell'Istituto Don Calabria - fa i conti con una difficoltà oggettiva nel quantificare il reale numero di soggetti coinvolti". Per l'Italia infatti non è al momento disponibile un archivio statistico sulle vittime di tratta. "Nel 2014, in Italia - sottolinea nel suo intervento Valeria Lo Bello, dirigente Polizia Anticrimine della Questura di Palermo - sono stati rilasciati 500 permessi di soggiorno per vittime di tratta, di cui la maggior parte a ragazze nigeriane".

Secondo i dati di Eurostat, nel triennio 2010-2012, nel nostro Paese, sono state identificate 6572 vittime di tratta, pari al 22% del totale nell'Unione Europea. L'Italia si configura come il primo Stato membro per numero di vittime identificate, seguito da Regno Unito (4474) e dall'Olanda (3926). La tratta riguarda soprattutto le donne e i minori, impiegati per attività illegali, sfruttamento sessuale e lavorativo. Secondo Save The Children, sono circa 340mila i minori tra i 7 e i 15 anni coinvolti in lavoro minorile in Italia e l'11% dei 14-15enni che lavorano (circa 28mila minori) sono "a rischio sfruttamento". A livello comunitario, secondo il "Rapporto 2014 sulla tratta nell'Ue",nel periodo 2010-2012, delle 30146 vittime di tratta identificate in 28 Stati membri l'80% sono donne e il 16% minori, di cui il 13% ragazze e il 3% ragazzi. Oltre mille minori sono vittime di tratta per sfruttamento sessuale. Contrariamente all'opinione comune, la maggior parte di vittime (65%) sono cittadini comunitari provenienti da Romania, Bulgaria, Olanda, Ungheria e Polonia. Le prime cinque nazionalità non comunitarie sono invece Nigeria, Brasile, Cina, Vietnam e Russia.

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