L'endocrinologo interviene sulle notizie secondo cui il leader russo sarebbe affetto da disturbi causati dall'uso di steroidi
Potrebbe esserci una spiegazione fisiologica dietro la decisione di Vladimir Putin di invadere l'Ucraina. Da giorni infatti si rincorrono le notizie sulle condizioni di salute del leader russo che, secondo fonti di intelligence occidentali vicino al Cremlino e riportate dal Daily Mail, soffrirebbe di disturbi cerebrali causati da demenza, sarebbe affetto dal morbo di Parkinson o avrebbe "attacchi di rabbia" derivanti dal trattamento con steroidi per curare il cancro. Ipotesi supportate da un numero crescente di rapporti sul "comportamento sempre più irregolare" e aggressivo del 69enne, combinato con il suo aspetto gonfio evidente nei video più recenti e la distanza che insiste a mantenere durante le visite dei leader stranieri al Cremlino. Ma cosa ci può essere di vero?
Secondo l'immunologo Mauro Minelli "la 'rabbia da steroidi' non è un'invenzione in quanto rientra tra gli effetti di lungo corso di terapie cortisoniche e può manifestarsi con comportamenti aggressivi progressivamente montanti fino a sfociare nell'ostilità, nella violenza verso se stessi e verso altri". "Ma per supporre nel caso di Putin l'assunzione di steroidi, potrebbe non essere necessario pensare ad un tumore: basterebbe osservare bicipiti e pettorali plasticamente esibiti dal 69enne presidente russo per immaginare, magari, il ricorso a presidi steroidei pure loro capaci di avere effetti tutt'altro che irrilevanti non soltanto sulle masse muscolari", afferma il responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, all'Adnkronos Salute.
Diversa l'opinione di Paolo Pozzilli, professore Ordinario di Endocrinologia e malattie del metabolismo all'Università Campus Bio-Medico di Roma, che definisce "speculazioni" lìipotesi che Putin che sarebbe in cura con farmaci steroidei che avrebbero alterato le sue capacità mentali e peggiorato la sua lucidità nel prendere le decisioni. "E' vero che le terapie con cortisone possono dare alterazioni dell'umore, ma da qui a dire che una persona possa perdere il senno ce ne passa", afferma all'Adnkronos Salute. "Un rapporto causa-effetto tra l'assunzioni di steroidi e un possibile cambiamento nel processo decisionale" di Putin "lo considero assolutamente poco probabile", conclude Pozzilli.
Per Umberto Tirelli, oncologo e direttore scientifico del Tirelli Medical di Pordenone, "fare una diagnosi a distanza e dai pochi segnali evidenziati dai video, è impossibile". "Credo però che si possa escludere una chemioterapia in corso per il capo del Cremlino, Vladmir Putin, sul quale circola da tempo la voce di una sua malattia oncologica. Se facesse questo tipo di terapia sarebbe evidente dai capelli, per esempio, che sarebbero ancora più radi rispetto al passato. Certo, per il viso gonfio e l'irritabilità non si può escludere l'uso di steroidi, che però sono utilizzati in molte malattie. Ma anche lo stress può essere causa di questi sintomi. E lo ritengo assai più probabile", dice all'Adnkronos Salute. "Se nel puro campo della teoria, dovessi ipotizzare quale tipo di malattia oncologica potrebbe essere più probabile per il leader russo - continua Tirelli - direi, in base all'età, al sesso e alla diffusione, un tumore alla prostata, che in stadio avanzato prevede anche uso di cortisonici. E se dovessi scommettere su una cura oncologica in corso, penserei a un'ormonoterapia che non fa perdere i capelli, ma può causare alterazioni dell'umore". In ogni caso ci sono diverse patologie e terapie che potrebbero dare le alterazioni rilevate: "cure per il sonno, per la depressione. Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi fantasiose. Evidenze marcate per indicare una o l'altra cosa non ce ne sono", conclude.