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Emanuela Orlandi, il fratello: "40 anni fa la scomparsa, aspetto parole del Papa"

Pietro: "Mi rimprovero sempre di non averla accompagnata quella mattina del 1983"

(Fotogramma)
(Fotogramma)
18 giugno 2023 | 12.07
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“A quarant’anni dalla scomparsa di mia sorella Emanuela spero di sentire parole di speranza dal Papa su questa vicenda che attende verità e giustizia” dal 1983. Pietro Orlandi, il prossimo 25 giugno (alle 10), organizzerà come ogni anno il sit-in a Castel Sant’Angelo per chiedere la verità sulla sorella, la cittadina vaticana scomparsa nel nulla nel giugno 1983. A tutti chiede di portare una foto di Emanuela. Poi si andrà in piazza San Pietro per seguire l’Angelus del Papa. “L’inchiesta aperta dal Vaticano è stata aperta per sua volontà. Anche il Papa vuole che si arrivi alla verità. Per il quarantennale- osserva all’Adnkronos il fratello di Emanuela - aspettiamo dal Pontefice parole di speranza su questa vicenda. Io glielo farò sapere che saremo in piazza il 25 giugno: seguiremo la preghiera mariana in silenzio, con le immagini di Emanuela, senza polemiche”.

Pietro per la prima volta quest’anno aveva avuto la sensazione che “finalmente su Emanuela non ci si girasse più dall’altra parte”. L’inchiesta aperta dal Vaticano, che ora collabora con la procura di Roma, l’annuncio della commissione di inchiesta parlamentare. In mezzo, la bufera scatenata dalle parole di Pietro Orlandi in una trasmissione televisiva circa presunte uscite notturne di Wojtyla : “E non andava certo a benedire le case”. Parole sulle quali intervenne poi lo stesso Bergoglio definendole “cretinate”.

L’evoluzione dei fatti sulla commissione di inchiesta parlamentare sta facendo vacillare le sue attese. “Ora - ricorda - è arrivato questo freno al Senato dopo che alla Camera avevo ricevuto unanimi rassicurazioni dalla maggioranza di governo. Io parlai anche con i presidenti di Camera, Senato, e con Mantovano, e da tutti avevo avuto massima solidarietà e rassicurazioni sul desiderio di fare partire questa commissione. L’altro giorno in audizione c’è stato un brutto segnale del Vaticano con il promotore di giustizia Diddi che rappresentava il Vaticano e che praticamente ha detto che non gradisce questa commissione, sostenendo che secondo lui questa commissione non serve perché sarebbe una ‘intromissione perniciosa’ che rischia di inquinare le indagini che sono in corso. Ma come può il Parlamento danneggiare le indagini? Se il Parlamento rinunciasse, sarebbe un bruttissimo segnale. Mi auguro non accada”.

Anche la mamma di Emanuela Orlandi, Maria, che oggi ha 93 anni, attende una parola di verità sulla figlia Emanuela. Anni fa raccontò che la stanza di Emanuela era rimasta come la aveva lasciata la figlia, pronta a riaccoglierla. “Questi 40 anni - dice Pietro Orlandi - è come se non fossero mai passati. Quella stanza, successivamente divenuta la stanza dei miei figli, dei figli di mia sorella quando rimanevano dalla nonna, è diventata il simbolo di un lungo immobilismo. Mia mamma comincia ad avere problemi legati all’età per cui di tanto in tanto dimentica le cose e ora è quasi un bene. Chissà, forse così il dolore per Emanuela viene un poco mitigato. Anche oggi però mi ha chiesto se ci sono notizie di Emanuela, se sono riuscito a sapere qualcosa di utile”.

Pietro e la famiglia Orlandi non smettono di cercare la verità da quarant’anni. C’è una cosa che Pietro si rimprovera da allora: “Di non avere accompagnato Emanuela quella mattina alla scuola di musica. Per il resto ho cercato di fare tutto il possibile. Ma in questa battaglia non mi sento solo. C’è tanta gente che ancora mi scrive in privato: arrivano lettere anonime, gente che mi suggerisce di seguire piste”.

La fiducia nelle istituzioni, nel Vaticano resta in piedi? ”Devo averla. Loro stanno lavorando in collaborazione con la Procura di Roma. E ribadisco: - dice il fratello di Emanuela Orlandi - sono sempre disponibile 24 ore di 24 sia con il Vaticano che con la Procura. Qualcuno, sempre, in questi anni ha cercato di mettere il bastone tra le ruote nella ricerca della verità ma e’ più forte la volontà di arrivare . E non solo da parte mia. Quando vado nelle università anche gli studenti che non hanno mai conosciuto Emanuela mi fanno forza spingendomi a battermi per avere giustizia e verità per mia sorella. E’ un supplemento di incoraggiamento per me.E mi dico che non sara’ una lotta vana”.

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