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"Dovete uccidere quelle maestre", 23 indagati per commenti su Facebook

Per la Procura si tratta di diffamazione e istigazione a commettere altri reati via social

(AFP) - AFP
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14 luglio 2020 | 19.42
LETTURA: 3 minuti

"Dovete uccidere quelle maestre": 23 grossetani sono stati indagati dalla Procura di Grosseto per le frasi shock su Facebook. Le donne finite nel mirino degli "odiatori" via internet sono sotto processo per i maltrattamenti in un asilo. I 23 indagati, quasi tutti grossetani o comunque residenti in provincia, la maggior parte donne, sono stati indagati dal sostituto procuratore Salvatore Ferraro per le offese rivolte sui social al personale di un asilo finito al centro di un'inchiesta della Procura per maltrattamenti, come riferisce "Il Tirreno".

L'ipotesi nei confronti dei 23 indagati non è soltanto quella di diffamazione: il pm ha aggiunto anche il reato di istigazione a commettere altri reati. Perché i messaggi che sono stati pubblicati non conterrebbero solo parole di odio nei confronti delle donne finite sotto processo ma, secondo il magistrato, avrebbero potuto spingere qualcuno a fare loro del male. Sono pagine e pagine di commenti, pubblicati su alcuni profili Facebook che riportavano la notizia del processo in corso a carico delle maestre e del personale dell’asilo quelle che sono state consegnate alla Procura.

"La prigione per queste persone non esiste - si legge in alcuni dei commenti - si sono permesse di toccare delle anime innocenti, vanno pestate a sangue". "Vanno linciate - scrive un’altra delle indagate - Loro hanno malmenato i bambini allora le beccavo una ad una da sole in un vicolo e ti giuro le riempivo di legante fino a chiedere perdono in ginocchio e poi le avrei finite di ammazzare. Non capisco come mai i grossetani di fronte al fatto di incontrarle stanno zitti... i bar non dovrebbero farle entrare e la gente dovrebbe urlare vergogna al proprio passaggio".

C’è stato anche chi, commentando su una pagina di Facebook seguita da molti grossetani, indicava al proprietario del profilo la presenza al centro commerciale Maremà di tre delle donne finite sotto processo per i maltrattamenti all’asilo. L’uomo, insieme a una sua collaboratrice, si era presentato al centro commerciale cercando di parlare con una delle imputate che era stata costretta a rifugiarsi dentro a un ristorante. Per questo, tre degli indagati sono accusati anche di molestie. Fuori dal locale, poi, era scoppiata la lite e tra le due donne c’era stato anche un contatto fisico.

"Un sacco in testa e giù con le bastonate, fino a cambiare i connotati a queste", si legge invece in un altro commento sui social finito agli atti dell'inchiesta. E ancora: "Guarda che faccia da psicopatica ha quella a destra", commentando una foto nella quale era ritratta una delle imputate. Poi ci sono le offese, tante e ripetute più volte che sono costate a 23 persone anche l’accusa di diffamazione a mezzo internet.

Ma se per quest’ultimo reato è già in corso in tribunale un processo a carico di due dei 23 nuovi indagati - vittime sono sempre le educatrici dell’asilo finito al centro dell’inchiesta - questa volta il pm Salvatore Ferraro ha deciso di contestare anche il reato di istigazione. Qualcuno avrebbe potuto davvero fare loro del male, sulla spinta di tutto l’odio che era stato riversato su Facebook nei giorni in cui a Grosseto, cominciava il processo a loro carico.

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