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Covid oggi Italia, "pronto soccorso vicini al collasso"

Medici emergenza: "Difficoltà a ricoverare pazienti entro 24-36 ore". Anestesisti: "Aumenta pressione su ospedali, partita non è finita"

(Foto Fotogramma)
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10 dicembre 2021 | 12.17
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I medici dell'emergenza lanciano l'allarme "sul possibile collasso" del sistema del pronto soccorso davanti all'avanzare dell'incremento dei casi Covid. Circa un mese fa, era il 17 novembre, la protesta in piazza a Roma a difesa dei pronto soccorso, del servizio di emergenza urgenza e del 118. "Dal Friuli al Trentino, dall’Umbria al Molise, in Lazio, Lombardia, Veneto, Piemonte la quarta ondata Covid sta avanzando da Nord a Sud e con lei gli accessi nei pronto soccorso, luogo simbolo della lotta alla pandemia non dimentichiamolo, il primo punto d’accesso all’ospedale. Avanza in mondo non drammatico, grazie al vaccino che contiene i numeri, ma costante, anche se ci sono ospedali in cui si fatica a ricoverare i pazienti entro le 24-36 ore". E' l'allarme della Simeu, la Società italiana di medicina d'emergenza-urgenza. "La realtà del Covid ci pone di fronte alle debolezze del sistema ad un prezzo durissimo - rimarcano i medici - si sta nuovamente partendo per combattere l’ennesima battaglia senza un adeguato esercito e senza le giuste armi".

Oggi la maggior parte dei ricoverati per Covid sono persone non vaccinate. "Ciò che invece è drammatico - afferma Beniamino Susi, responsabile nazionale dei rapporti con le Regioni di Simeu e direttore del reparto d'urgenza a Civitavecchia-Bracciano – è l’impossibilità di ricovero di tanti pazienti non Covid. Si stanno convertendo reparti normali in reparti Covid – a volte e per forza di cose anche per pochi pazienti - e questo taglia il numero dei posti letto disponibili per altre patologie. La situazione sta peggiorando anche in regioni storicamente non 'calde' da questo punto di vista come il Piemonte e la Lombardia. I medici sono stanchi, affaticati e vivono una quotidianità deprimente che giorno dopo giorno diventa sempre più insostenibile".

"Le risposte devono arrivare, ora davvero non c’è più tempo - avverte la Simeu - È di oggi anche il nuovo caso di un pronto soccorso andato in tilt a Pescara per un eccesso di richieste di ricoveri in geriatria. I pazienti anziani continuano ad arrivare e non si riesce più ad accoglierli al punto che occorre dirottarli negli ospedali vicini". Il sistema, secondo la Simeu, "sta crollando: cosa deve ancora succedere perché se ne renda conto chi potrebbe intervenire con provvedimenti urgenti e straordinari?"

Secondo Salvatore Manca, presidente nazionale Simeu, "bisogna accordarsi con il ministero dell’Università e della Ricerca affinché gli ospedali diventino luogo di formazione e gli specializzandi vengano mandati e integrati nei servizi ospedalieri da subito, se questo non accadrà i pronto soccorso rischiano veramente di chiudere e questo sarebbe un danno gravissimo alla comunità". Per questo occorre "una programmazione, una visione, una volontà di costruire e di permettere al personale dell’emergenza urgenza di fare bene il proprio lavoro - conclude la Simeu - Intanto bisogna fare qualcosa subito. Anche i cittadini devono aiutare medici ed infermieri a reggere l’urto, a resistere o la quarta ondata rischia di essere lo scossone definitivo".

A lanciare l'allarme anche gli anestesisti. "Stiamo assistendo ad un aumento della pressione sugli ospedali con un incremento dei ricoveri, ci preoccupa la situazione in Veneto, nelle Marche e in Liguria, e vediamo che in Friuli Venezia Giulia permane una situazione grave. Non è ancora una situazione drammatica ma si deve capire che la partita è ancora aperta non è finita per cui siamo all'ultimo appello per vaccinarsi, è oggi l'arma in più", dice all'Adnkronos Salute Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), facendo il punto della situazione dopo i nuovi dati del monitoraggio Covid dell'Iss che ha registrato un aumento del tasso di occupazione in terapia intensiva (8,5%) rispetto al 7,3% della settimana precedente.

"La recrudescenza dei positivi era attesa - ricorda Vergallo - ma al momento non assistiamo ad una escalation dei ricoveri e questo fa capire il valore delle vaccinazioni. Aspettiamo anche di capire come interverranno le nuove misure entrate in vigore il 6 dicembre".

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