Il presidente Irccs Mario Negri: "Velocità e regia unica". E sottolinea: "Morire dopo vaccino non significa morire per vaccino"
"Stiamo certamente andando in quella direzione", cioè verso una situazione epidemiologica in cui i casi di Covid-19 in Italia potrebbero raggiungere i 40mila al giorno per fine marzo. "D'altra parte si vedeva molto bene" che sarebbe stato così, "perché a partire da marzo abbiamo osservato un leggero, ma costante aumento dei contagi. Quindi è giusto che si prendono delle decisioni" su nuove restrizioni, però con una "regia centrale" e coniugando "da un lato il diritto dei cittadini di saperlo in anticipo e dall'altro la tempestività. Perché non è che si possa aspettare tanto tempo, quando le cose sono ormai molto chiare". Lo ha sottolineato Silvio Garattini, fondatore e presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano, intervenuto ad 'Agorà' su Rai3.
"C'è un eccesso di annunci, un eccesso di persone che parlano", osserva lo scienziato. "Bisogna che ci sia una regia centrale - ribadisce - e che le Regioni siano in questo periodo degli enti che operano eseguendo quello che viene deciso a livello centrale. Non possiamo avere questo continuo dibattito che rende ancora più difficile la situazione".
Le misure anti-contagio si sono dimostrate in questa nuova ondata di Covid-19 "molto scarse non per la loro natura, ma perché c'è troppa gente che non le osserva", ha evidenziato poi Garattini."Bisogna convincere le persone che siamo in una situazione difficile - ammonisce lo scienziato - e che dipende da noi evitare soprattutto che ci siano tanti morti", oltre "che si debba ricorrere alla chiusura".
"Basta guardarsi in giro - sottolinea Garattini - per vedere come ci sia ancora, soprattutto tra i giovani, troppa gente che gira senza mascherina, gente che si assembra, che prende da bere nei bar prima delle 18 e poi si affolla in varie zone della città per continuare a chiacchierare. E' nell'inosservanza" delle regole l'origine della maggior parte dei contagi da Sars-CoV-2 di nuovo in crescita in Italia.
"In questo periodo in Italia muoiono 2mila persone al giorno. E' molto probabile che qualche persona muoia vicino al periodo in cui è stata vaccinata. Uno può essere vaccinato e dopo 3, 4, 5 o 10 giorni morire, ma sarebbe morto in ogni caso": morire dopo un vaccino non significa morire per il vaccino, ha precisato ancora Garattini. Secondo lo scienziato, anche se "è giusta una grande attenzione ed è giusto voler essere sicuri di limitare ogni eventuale danno", è improbabile un legame causa-effetto fra le somministrazioni del vaccino anti-Covid di AstraZeneca e gli eventi avversi segnalati in queste ore.
"Limitare l'impiego di un lotto" dal quale provengono dosi vaccinali in seguito alla cui somministrazione si sono verificati effetti gravi "è dettato da cauzione - precisa lo scienziato, concordando con quanto deciso dall'Agenzia italiana del farmaco Aifa - E' qualcosa che bisogna fare quando c'è un pericolo potenziale, quindi è logico che si faccia. Ci sarà una commissione che deciderà se i problemi evidenziati sono o non sono in relazione con il vaccino. E non c'è dubbio che avremo tanti di quegli episodi - avverte il farmacologo - perché il vaccino è concepito per impedire la crescita del virus" Sars-CoV-2, "ma non ha azione su altri tipi di patologia. Le patologie" extra-Covid "che normalmente si sviluppano continueranno a farlo".