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Corinaldo, in manette la banda dello spray

Sette arresti per la strage nella discoteca 'Lanterna Azzurra' , sei giovani sono accusati di omicidio. La pm Garulli: "Gruppo ben organizzato per furti e rapine, avevano un ricettatore". Impronte individuate sulla bomboletta. L'ordinanza: "Blitz anche a Disneyland Paris". Il papà di Emma: "Da padre non cambia nulla"

(Fotogramma)
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03 agosto 2019 | 08.10
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Svolta nelle indagini sulla strage in discoteca 'Lanterna Azzurra' di Corinaldo, durante un concerto del cantante Sfera Ebbasta. I carabinieri del comando provinciale di Ancona hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del tribunale di Ancona, nei confronti di sette persone, residenti nella provincia di Modena. Sono tutti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti con strappo e rapine, e sei di loro anche di omicidio preterintenzionale, lesioni personali e singoli episodi di rapine e furti con strappo.

"Mi hanno derubato mentre aiutavo un ragazzo"

L'indagine, condotta dal nucleo investigativo del Reparto operativo di Ancona, sotto la direzione della locale Procura, ha consentito di individuare sei giovani tra i 19 e 22 anni, presenti all'interno della discoteca di Corinaldo, responsabili della morte di 5 giovani tra i 14 e i 16 anni e di una mamma di 39 anni, nonché di lesioni personali ad altre 197 persone, eventi verificatisi in seguito alla diffusione di uno spray al peperoncino all'interno del locale 'Lanterna Azzurra Clubbing'. E' stato, inoltre, accertato che i giovani facevano parte di un gruppo criminale dedito a furti e rapine di monili in oro all'interno di discoteche del centro e Nord Italia.

Tutte le discoteche colpite nel 'tour' criminale

LA BANDA - "Questi soggetti agivano con una certa stabilità, gli episodi sono molti di più di quelli che trovate nella ordinanza di custodia cautelare". E' quanto ha detto durante la conferenza stampa Monica Garulli, il procuratore della Repubblica di Ancona, spiegando i dettagli delle indagini. "Sono persone - prosegue Garulli - che svolgevano prevalentemente lavori saltuari, o non svolgevano lavori, e che avevano comunque un tenore di vita abbastanza alto dovuto anche a queste attività delittuose". Dal punto di vista sociologico "è stato evidenziato un fenomeno che è abbastanza inquietante e che non riguarda solo questo gruppo criminale che viene da Modena – rileva Garulli - è che l'esistenza di bande di ragazzi che hanno una operatività criminale molto simile e che usano lo spray urticante approfittando di concerti o eventi pubblici con una vera spartizione dei territori. E' un fenomeno che si realizza al Centro-Nord italiano". Attraverso il monitoraggio, "del Gps dell'assicurazione, delle celle telefoniche e il Telepass dell'autostrada sono stati ricostruiti i movimenti di quella serata. I passaggi sono molto ben descritti: come sono arrivati nel locale che tipo di contatti ci sono stati tra loro", aggiunge Garulli. Gli arrestati, "ottenevano 15mila euro al mese come guadagno medio per rapine e furti - conferma Garulli - che spendevano nell’acquisto di beni di lusso, vacanze, sostanze stupefacenti". "Per quanto riguarda il soggetto di età minore individuato inizialmente non sono emersi elementi di collegamento con l’indagine della procura di Ancona. Non c’è collegamento tra lui e gli arrestati", ha aggiunto. E ancora, sulla struttura dell'organizzazione: "Non c’è un capo - spiega Garulli - hanno ruoli interscambiabili. Questi soggetti agivano con una certa continuità, tanto che sono stati contestati molteplici furti con strappo commessi dopo l’evento. L’associazione per delinquere aveva al suo interno anche un soggetto ricettatore con il quale gli arrestati mettevano in contatto prima di commettere i furti". In questo modo, conclude Garulli, "avevano la garanzia di monetizzare”, prima di commettere il reato.

L'ORDINANZA - ''Iniziamo con il bracciale stasera?''. La conversazione intercettata nell'auto di uno dei sette risale alla sera del 9 marzo scorso: i ragazzi stavano andando alla discoteca 'Dorian Gray' di Verona, dove si è esibito l'artista ''Gabry Ponte''. ''Becchiamo i genovesi stasera'', commentano tra loro in macchina, riferendosi alla banda rivale. I tre, recita l'ordinanza di applicazione delle misure cautelari del tribunale di Ancona, quella notte ''hanno commesso almeno due furti di collane. Infatti, commentano il modello dei monili appena sottratti, il peso e la caratura''. "Durante il viaggio di ritorno manifestano il dubbio che una delle collane possa essere falsa e, pertanto, si pentono di essere usciti subito dal locale''. "Me la so messa in bocca (dopo il furto la collana viene occultata in bocca) sentivo i peli, perché sono andato in bagno me la sono andata a sciacquare...ah! L'ho vista adesso ci sono i peli arancione anche, porca troia ho fatto tutto quel casino'. (...): "Ma io cosa ti ho detto a te daii'inizio teniamo quello li da trenta (30 grammi)".

Un uomo "era stato 'costretto' - con minacce o violenze di vario tipo (calci, pugni, percosse mediante l'utilizzo di mazze da baseball o spegnimento di sigarette sul suo corpo) -" a fare da autista ad alcuni membri della banda dello spray al peperoncino, accompagnandoli " presso diverse discoteche ubicate sul territorio nazionale, in occasione di eventi musicali. Una volta all'interno dei locali costoro commettevano furti con strappo di collane o comunque di oggetti preziosi indossati dagli avventori". "Gli interlocutori fanno riferimento inoltre ai problemi di concorrenza sorti con il 'gruppo dei genovesi' presenti anche loro all'interno dello stesso locale e resisi responsabili di analoghe condotte criminose". Gli indagati erano soliti, si legge sempre nell'ordinanza, "in occasione dei viaggi effettuati per raggiungere le discoteche o per ritornare a casa", commettere "furti all'interno di esercizi commerciali ubicati nelle aree di servizio autostradali ovvero hanno omesso di saldare i conti presso strutture ricettive, ristoranti, autonoleggi e tassisti".

Quattro membri della banda dello spray al peperoncino coinvolta nella tragedia di Corinaldo avevano messo a segno un 'blitz' anche a Disneyland Paris. Nell'ordinanza del gip di Ancona si legge che "hanno raggiunto il parco divertimenti ''Disneyland'' ubicato a Chessy (Francia). Nella circostanza, a seguito del furto di alcune collane, i quattro sono stati arrestati e, dopo essere stati presentati al giudice istruttore di Chessy (Francia) per il rito direttissimo, sono stati rilasciati. Il 9.7.2019 sono ritornati in Italia ed hanno ripreso la loro attività illecita". La banda aveva colpito all'estero anche in un'altra occasione, come si desume da una intercettazione in cui un membro della banda racconta di un'occasione nella quale è andato a rubare in una discoteca della Repubblica Ceca: "Siamo entrati, la serata faceva schifo, era un posto grandissimo mezzo vuoto, ine, io spray ner farmi un 40 (riferito al peso e/o ai carati dì una collana) tedeschi di merda, sono venuto fino qua e non ne faccio nemmeno una?".

"VOLEVA FARE LA COLLANA A SFERA EBBASTA" - La sera della tragedia di Corinaldo i componenti della banda dello spray al peperoncino che scatenarono il panico alla Lanterna Azzurra incontrarono Sfera Ebbasta, l'artista atteso alla discoteca della strage, in un'area di servizio. E' quanto si legge nell'ordinanza del gip di Ancona, che riporta un'intercettazione ambientale tra alcuni degli indagati in cui ricordano l'episodio. I ragazzi, si legge nel provvedimento, "rammentano il fatto che, durante il viaggio di ritorno, presso un'area di servizio, avevano incontrato l'artista Sfera Ebbasta" e uno di loro era quasi intenzionato a rubargli la collana: "Se non era stato per i morti te lo giuro (...) lì, gliela faceva". Nella conversazione si sente uno degli indagati dire ''Sfera Ebbasta è solo un pagliaccio (...) lo schifo è una m..., ha rovinato tutto fra". E un altro: ''Pensa fra che affamato quella sera lui è andato all'Altro Mondo e poi doveva venire lì" ; ''doveva fare due serate (...)". A un certo punto i ragazzi ricordano l'incontro con il trapper: ''io lo schifo proprio come persona.., ci stavo per litigare in autogrill lo stavo per bussare quel figlio dì (...) diceva con quella faccia da (...) e la collana così fuori". E la replica: ''la collana quella con la chitarra fra... li se non era stato per i morti te lo giuro (....) lì gliela faceva, lo guardava in un modo...".

IL TESTIMONE - "Mentre aiutavo i ragazzi ammassati sulla scalinata appena fuori dalla discoteca, mentre tiravo un ragazzo per un braccio per aiutarlo a tirarsi su ho sentito che qualcuno mi stava tirando via la collanina d' oro che portavo al collo" racconta un testimone sempre nell'ordinanza. E' avvenuto "in modo talmente veloce che mi sono accorto solamente quando la collanina era stata portata via, mi sono girato ma non sono riuscito a vedere a chi era stato....''.

LE RAGAZZE - Ci sono anche ragazze coinvolte nei furti della banda dello spray a quanto emerge dall'ordinanza del gip di Ancona emessa nell'ambito delle indagini sulla strage di Corinaldo. In particolare, il provvedimento cita il caso di una giovane "la quale, oltre a partecipare ai furti, ha messo a disposizione il suo veicolo ovvero ha dato la disponibilità per condurre quello degli indagati privi di patente", oltre a quello di altri due soggetti "reclutati per supplire alle temporanee assenze di alcuni componenti del gruppo criminale". Coinvolta nei 'blitz' della banda anche un'altra ragazza che, si legge nel provvedimento, "si rende disponibile anche per 50 euro" a partecipare alle azioni, ma con cui poi i rapporti si rompono a causa di un debito non pagato. In una intercettazione uno degli indagati racconta di un litigio avuto con i ''genovesi'' (una banda rivale) "verificatosi mentre si trovava nella discoteca ''Nord Est'' di Caldogno (VI); la lite era scaturita a seguito del furto di una collana che i ''genovesi'' avevano rivendicato come la loro". In quella occasione era presente anche la donna che poi, "a seguito di tale episodio non aveva più partecipato alle altre azioni delittuose poiché non aveva ricevuto la somma di 50 euro che le era stata promessa per l'apporto fornito per la serata". Successivamente, la donna "ha stretto amicizia con i ''genovesi'' ed ha cominciato a frequentarli, fino a collaborare con loro nell'attività illecita".

Fermati a un posto di blocco, alcuni degli indagati della banda dello spray di Corinaldo, in auto con alcune ragazze, si sentono raccomandare dal carabiniere che ha eseguito il controllo nei loro confronti di comportarsi bene con le ragazze e di non usare gli spray. "No, no...quella cosa lì non so neanche cosa sia", è la risposta di uno di loro come emerge dall'intercettazione ambientale contenuta nell'ordinanza del gip di Ancona. L'episodio ingenera preoccupazione nei ragazzi: "(...) dice che non gli è mai capitata una cosa del genere e precisa di avere paura che se manca una (riferito alla collana) attribuiranno subito la colpa a loro". Poi "dice dì essere preoccupato per i suoi precedenti penati e si chiede: 'perché ha parlato dello spray?'".

LA BOMBOLETTA - "Una ulteriore attività è stata svolta dal Ris sui reperti sequestrati, su una bomboletta che abbiamo trovato in prossimità dell'uscita e il profilo genetico maschile delle tracce rinvenute sul tasto di pressione della bomboletta analizzate dai Ris risulta compatibile è coerente con quello di uno degli arrestati", chiarisce la pm.

"La procura di Ancona indaga sui differenti profili di responsabilità - specifica Garulli - che hanno concorso a causare l’evento. Non bisogna dimenticare che l’assenza di presidi di sicurezza e le carenze strutturali del locale concorrono come concause nel determinarsi degli eventi".

In primo luogo hanno effettuato la mappatura chimica della tipologia di capsicina, il principio attivo del peperoncino, risalendo così al principio contenuto nelle bombolette di spray urticante. Una bomboletta della stessa marca con le tracce di Dna degli arrestati è stata ritrovata all'interno discoteca, in prossimità dell'uscita di emergenza. Gli uomini del Ris hanno anche mappato l'interno del locale individuando tutti i punti dove era stata spruzzata la sostanza. Non solo. Il lavoro dei carabinieri del Ris di Roma è stato decisivo per attribuire le tracce di Dna, trovate sull'ugello della bomboletta agli arrestati. Come? I militari, con una procedura d'urgenza, hanno confrontato le tracce di Dna, trovate sulla bomboletta, ai profili genetici presenti nella banca dati del carcere romano di Rebibbia. Il Dna di alcuni protagonisti della rapina era già stato prelevato in virtù di reati precedenti, ma non era stato ancora sviluppato. La procedura d'urgenza ha consentito di ultimare velocemente la verifica e incastrare i giovani.

LE FAMIGLIE DELLE VITTIME - "Come cittadino provo soddisfazione e conforto nel sapere che si faccia giustizia ma da padre questo non cambia nulla", rispetto alla perdita di Emma. Lo afferma all'Adnkronos Fazio Fabini, il papà di Emma, un'altra delle giovanissime vittime. "Io non posso che ringraziare le forze dell'ordine e gli inquirenti che hanno continuato a lavorare - ha continuato - Mi avevano assicurato che stavano lavorando e il fatto che ci siano sviluppi non può che farmi piacere, quanto alla rilevanza giuridica non sta a me dirlo".

"E' una soddisfazione scontata. Sapevamo che la procura e la polizia giudiziaria stavano lavorando ancora e che questo periodo di silenzio non era per disinteresse, ma perché erano in corso altri approfondimenti istruttori". Lo afferma all'Adnkronos l'avvocato Luca Pancotti, legale della famiglia di Emma Fabini. "Soddisfazione perché si vede che l'attenzione investigativa non scema", prosegue l'avvocato secondo il quale le responsabilità andranno acclarate ma "attendiamo fiduciosi gli sviluppi".

"Ho sentito la famiglia di Benedetta per comunicare la notizia - ha commentato all'Adnkronos Irene Ciani, legale dei genitori di una delle vittime - provano un minimo di sollievo perché la macchina della giustizia sta andando nella direzione giusta per fare in modo che si arrivi a una giustizia concreta". Benedetta Vitali era una delle più giovani vittime della tragedia alla discoteca di Corinaldo. "Finalmente si inizia a vedere qualcosa di concreto", ha sottolineato l'avvocato ricordando la sofferenza della famiglia anche per il fatto che, a distanza di mesi, non c'erano state finora misure cautelari. "Ovviamente si tratta di un sollievo minimo, per quanto è possibile", ha concluso l'avvocato Ciani.

"Lavoro eccelso della procura, ma l'arresto di questi sette ragazzi compone un puzzle dove, alla base, resta la responsabilità in capo agli amministratori e ai tecnici che dovevano verificare l'adeguatezza del locale e dare le autorizzazioni. A oggi resta il fatto che quel locale non era una discoteca ma un magazzino". Lo afferma all'Adnkronos l'avvocato Federica Ferro, legale di Paolo Curi, che nella tragedia di Corinaldo ha perso la moglie Eleonora, al concerto per accompagnare una delle loro figlie. L'avvocato Ferro sottolinea che nella strage alla 'Lanterna Azzurra' "l'evento morte non è generato dallo spray o dall'azione di questo gruppo di malviventi, ma dalla mancanza di requisiti di adeguatezza e di sicurezza del locale". "Se il locale fosse stato adeguato, nel momento in cui si fosse verificata una situazione di allarme, ci sarebbero state le condizioni per contenerlo", continua il legale secondo il quale il fatto che la banda operava in varie zone ma nel caso di Corinaldo sia avvenuta la tragedia "dimostra ancora di più le carenze strutturali del locale". "Ho informato il mio assistito - ha detto l'avvocato - è contento dell'attività di indagine che la procura sta svolgendo perché è la fotografia degli scenari che si ripropongono nei luoghi di raccolta dei ragazzi".

SALVINI - "Grazie ai carabinieri e agli inquirenti: avevamo promesso indagini serie e rigorose per prendere i responsabili di quella tragedia e ora c’è un segnale importante - ha commentato il ministro dell'Interno Matteo Salvini - Nessun arresto restituirà le vittime ai propri cari, purtroppo, ma è nostro dovere individuare i colpevoli e punirli come meritano. Speriamo che la Giustizia preveda galera certa per tutti, senza sconti o attenuanti".

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