Nel Lazio almeno 625 cittadini hanno chiesto all'Associazione Luca Coscioni informazioni (attraverso il numero bianco) sul suicidio medicalmente assistito da che è arrivata la sentenza numero 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Cappato-Antoniani, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone. Un tema sensibile, "sentito e diffuso", cui si vuole dare risposta con la proposta di legge regionale 'Liberi Subito' che mira a definire procedure e tempi certi sul suicidio assistito in assenza di una normativa nazionale. Nel Lazio, tra le 15 regioni coinvolte dall’iniziativa promossa dall'Associazione Coscioni, la proposta (pl n.110) è stata depositata a novembre scorso dai consiglieri regionali Claudio Marotta (Verdi e sinistra) e Marietta Tidei (Italia Viva) e finora sottoscritta da altri colleghi di opposizione. Ma si punta ad allargare la platea dei firmatari al di là degli schieramenti in Regione.
"Abbiamo deciso di sostenere la campagna Liberi Subito dell'Associazione Coscioni perché c'è la necessità urgente da anni di un percorso chiaro a tutela delle persone e del personale medico chiamato a decidere. Il diritto al suicidio medicalmente assistito è già sancito dalla Corte Costituzionale. La nostra proposta di legge non fa altro, dunque, che integrare la sentenza della Consulta stabilendo tempi e modalità certe per accedere al suicidio assistito nel Lazio", sottolinea il consigliere regionali Marotta (Avs) riguardo alla proposta di legge 'Procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza n.242/19 della Corte costituzionale'. Marotta fa poi - nel corso di una conferenza stampa alla Pisana per presentare l'iniziativa - appello al presidente del Consiglio "per calendarizzare al più presto in Aula la proposta, essendo già scaduti i novanta giorni dal deposito, e alla sensibilità di tutte le forze politiche per avere un dibattito trasversale nel merito della proposta di legge per rendere attuabile un diritto già sancito".
L'auspicio è che la proposta possa nel frattempo essere sottoscritta anche da consiglieri di maggioranza. Secondo Marietta Tidei (Iv) "questi sono temi che hanno bisogno di lucidità e serenità quando si affrontano, di certo non di un approccio ideologico. Non stiamo istituendo un diritto perché questo c'è già, noi vogliamo solo renderlo chiaramente fruibile e operativo. E vogliamo che il diritto di scegliere fino alla fine non sia appannaggio di pochi ma accessibile a tutti tramite tempi e procedure certe. Se fosse stato colmato il vuoto normativo a livello nazionale, si sarebbe potuta evitare tanta sofferenza. Al di là dell'iter che sarà avviato al Consiglio regionale con la calendarizzazione della proposta, di questa tema così sensibile, che riguarda tante persone e non può essere ignorato, vogliamo parlarne innanzitutto con il presidente della Regione Francesco Rocca".
"Questa non è una richiesta dell'Associazione Luca Coscioni ma dei cittadini", dichiara la segretaria nazionale Filomena Gallo durante l'evento di presentazione della pl 110, ricordando che la proposta Liberi Subito "nasce dall'esperienza avuta con le persone malate". A fare appello perché venga colta "questa opportunità, che rafforza la credibilità dell'istituzione Regione Lazio nella possibilità di essere collegata ad una esigenza sociale" ci pensa Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, anche lui presente alla Pisana per la presentazione del proposta di legge regionale sul fine vita.
"Stiamo parlando di un diritto che è già diritto ed è un fatto oggettivo: quattro persone ne hanno già usufruito in quattro regioni diverse, Marche, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Toscana - ricorda Cappato - Si rischia di avere 20 leggi diverse in altrettante regioni? Se si vuole fare una legge nazionale, noi lo stiamo chiedendo da 8 anni rischiando anche il carcere, nel frattempo le procedure diverse non sono 20 ma circa 220, tante quante sono le Asl in Italia - nel Lazio ce ne sono circa 10 - e ognuna può fare come vuole a seconda delle procedure interne di cui i cittadini non ne sanno nulla. Noi non vogliamo creare 20 leggi diverse, aumentare la confusione normativa, vogliamo semmai ridurre l'incertezza e l'arbitrio oggi affidato alla libera e irresponsabile discrezionalità dei direttori sanitari". Condizioni di "arbitrarietà" che mettono in pericolo "non solo il malato ma anche le istituzione stesse e il personale sanitario. Ecco perché è così importante che la discussione sia fatta il più possibile al riparo di uno scontro ideologico ma tenendo sempre presente le esigenze delle persone che soffrono".
"La gente ormai è assolutamente favorevole e pronta al fine vita ma non per scelta ideologica ma per vissuto personale - aggiunge Cappato - Un fine vita che non sia accompagnato da una condizione di tortura è una necessità sentita e diffusa, il problema è che le nostre leggi e le nostre istituzioni non si sono adeguate. Oggi siamo in Consiglio regionale a chiedere di approvare delle buone regole che diano tempi e procedure certe di risposta alle persone che chiedono di morire senza soffrire. E’ competenza regionale e del sistema sanitario locale definire la messa in pratica di una sentenza della Corte Costituzionale, evitando ai malati torture, lunghe attese dunque accanimento per settimane, addirittura per mesi".
Nei mesi scorsi il Consiglio Regionale della Regione Veneto è stato il primo in Italia a dibattere la proposta di legge regionale Liberi Subito, rinviandola però in Commissione per non aver ottenuto la maggioranza dei voti favorevoli all’approvazione. Oltre al Veneto anche gli uffici tecnici di Regione Piemonte, Emilia Romagna, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Lombardia hanno ritenuto che le norme contenute nella proposta di legge rientrino nelle competenze regionali e siano rispettose della Costituzione italiana e si attende ora la discussione. Oltre a queste anche in Sardegna, Basilicata, Lazio, Liguria e Val d’Aosta la proposta di legge è stata depositata tramite l’iniziativa dei consiglieri regionali o per iniziativa dei Comuni. Proposte analoghe sono state depositate in Puglia, Marche e Calabria.