"Se le bozze venissero confermate, si rischia di aprire la strada al passaggio di competenze da un'autorità indipendente a uffici governativi"
"Preoccupano le scelte effettuate con l’ultimo decreto legge in tema di anticorruzione, proprio in un momento in cui massima dovrebbe essere l'attenzione verso la gestione trasparente delle risorse, anche per il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata e delle mafie". Lo afferma il presidente dell’Anac Giuseppe Busìa con riferimento al decreto legge approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri.
"Se le bozze circolate ieri venissero confermate, si rischia di aprire la strada al passaggio di competenze in materia anticorruzione da un'autorità indipendente a uffici governativi", spiega Busìa commentando le disposizioni in base alle quali i piani e la verifica degli adempimenti in materia di trasparenza e anticorruzione rischiano di spostarsi dall’Autorità Nazionale Anticorruzione agli uffici del Ministro della Funzione Pubblica.
"Si avrebbe un deciso passo indietro sulla credibilità del nostro sistema anticorruzione: non si può immaginare che il controllore sia gerarchicamente subordinato al controllato, invece che indipendente dallo stesso", sottolinea.
"Non meno preoccupanti - continua Busìa, che lavorò insieme a Draghi quando questi era capo dipartimento del Tesoro - le scelte in materia di reclutamento. Non si dota l’Anac delle risorse necessarie per rafforzare i presidi di legalità, potenziando ancora una volta per tali fini solo le strutture ministeriali della Ragioneria dello Stato. Tutto questo, mentre vengono addirittura raddoppiate le quote di dirigenti esterni e di nomina politica, invece di valorizzare le risorse già assunte tramite concorso".
"Confido nella sensibilità del governo –conclude Busìa, che peraltro ha sempre lavorato e collaborato bene con il governo Draghi - per porre rimedio a tali evidenti errori".