Il 31enne autore, il 3 febbraio 2018, della sparatoria contro diversi migranti
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 12 anni di reclusione per Luca Traini, il 31enne che a Macerata il 3 febbraio 2018 sparò contro diversi migranti ferendone sei. I giudici della sesta sezione penale di Piazza Cavour hanno confermato il reato di strage aggravata dall’odio razziale, come chiesto dal sostituto pg di Cassazione Marco Dall’Olio.
Traini, nel suo ‘tragico tour’, sparò anche contro la sede locale del Pd, e in casa gli furono trovati libri su Mussolini e Hitler. Il ‘Lupo di Macerata’, che rivendicò la sparatoria dicendo di voler vendicare il delitto di Pamela Mastropietro, nell’ottobre del 2018 è stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 12 anni per i reati di strage aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’arma. Condanna poi confermata in Appello nel 2019.
"Questa sentenza riflette la realtà manipolata da tutti, l’atto compiuto da mio fratello credo sia da giudicare con una pena severa, ma a una persona incensurata solitamente si riconoscono le attenuanti generiche, nel suo caso anche alla luce del comportamento avuto in questi tre anni in carcere". Mirko Traini, fratello di Luca, commenta così all’Adnkronos la sentenza di condanna. "Ho sentito Luca prima della sentenza - dice - Era tranquillo, non si aspettava niente di particolare. Al massimo il riconoscimento delle attenuanti generiche, che comportano una riduzione di pena comunque minima, e che invece sono state scartate fin da subito. Ancora una volta, però, si è dimostrato quella che è in Italia la situazione attuale, in ambito giuridico ma anche e soprattutto nella realtà che viviamo tutti i giorni".