Dopo Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, Paolo Sorrentino non tornerà a raccontare al cinema i politici italiani: “Non ci sono più, e non solo in Italia, figure carismatiche di destra o di sinistra. Da un punto di vista cinematografico non mi riguardano più”.
Così il regista premio Oscar all’Adnkronos, in occasione della presentazione a Roma del suo nuovo film ‘Parthenope’, dal 24 ottobre nelle sale con PiperFilm. Dopo ‘È stata la mano di Dio’ e l’ultima pellicola "non ho urgenza di fare altri film su Napoli. Cos’altro mi piacerebbe raccontare non lo so, mi auguro di scoprirlo presto”.
Il film racconta il lungo viaggio della vita di Parthenope, dal 1950, quando nasce, fino a oggi. Un’epica del femminile senza eroismi, ma abitata dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore. I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare. La perfetta estate di Capri, da ragazzi, avvolta nella spensieratezza. E l’agguato della fine. Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità. E poi tutti gli altri, i napoletani, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, disillusi e vitali, le loro derive malinconiche, le ironie tragiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro. Sa essere lunghissima la vita, memorabile o ordinaria. Lo scorrere del tempo regala tutto il repertorio di sentimenti. E lì in fondo, vicina e lontana, questa città indefinibile, Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male. (di Lucrezia Leombruni)