
I due attori sono i protagonisti del nuovo film Marvel 'Thunderbolts', dal 30 aprile nelle sale: "Oggi non abbiamo eroi ai quali affidarci"
"Oggi la salute mentale è ancora un tabù perché fa paura. Oggi vediamo tanti giovani ansiosi e infelici, la colpa è degli smartphone. Ci rapportiamo a questi aggeggi come fossero Dio, perché capaci di soddisfare ogni bisogno, escludendo gli altri esseri umani. Questo sta creando una generazione ansiosa che non accetta errori o fallimenti". A parlare all'Adnkronos sono Florence Pugh e David Harbour, che tornano dal 30 aprile al cinema con 'Thunderbolts', diretto da Jake Schreier. Nel nuovo capitolo i Marvel Studios riuniscono una insolita squadra di antieroi Yelena Belova (Pugh), Bucky Barnes (Sebastian Stan), Red Guardian (Harbour), Ghost (Hannah John-Kamen), Taskmaster (Olga Kurylenko) e John Walker (Wyatt Russell). Dopo essersi ritrovati nel mezzo di una trappola mortale orchestrata da Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), questi emarginati disillusi devono affrontare una missione pericolosa che li costringe a confrontarsi con gli aspetti più oscuri del loro passato, tra salute mentale e solitudine. Unendo le forze, riescono a trovare redenzione trasformandosi in qualcosa di più grande.
"Oggi non abbiamo eroi ai quali affidarci", riflette Harbour (l'amato Jim Hopper della serie 'Stranger Things'), "ci troviamo in un momento particolarmente precario sotto molti punti di vista. E 'Thunderbolts' ne è l'esempio", è lo specchio del mondo di oggi: "Raccontiamo la solitudine, l'ansia, l'incapacità di relazionarsi con gli altri e di fare squadre. Sono delle piaghe con cui culturalmente abbiamo a che fare tutti i giorni". Per questo oggi "bisogna avere il coraggio di aiutarsi, la parte più difficile è rendersi conto di avere la necessità di un aiuto. Ma sentir parlare di questi problemi terrorizza la persone, come ammettere di aver toccato il fondo", dice Pugh, che sottolinea "lentamente le persone stiano acquisendo più consapevolezza e siano più comprensive". L'attrice ha un desiderio: "Spero che chi guarderà 'Thunderbolts' capisca come sia salvifico avere intorno persone che possono aiutarti e l'importanza di ammettere di aver bisogno di un aiuto e di amore. Sono molto orgogliosa di far parte di questo film".
Il mondo è cambiato: "Quando ero piccolo, c'erano dei bambini che non ci piacevano o che ritenevamo strani, ma comunque riuscivamo a stringere un legame. Oggi - nota Harbour - c'è qualcosa di spaventoso nel tagliare fuori le persone. C'è una disumanizzazione degli esseri umani. Non dovremmo avere paura della salute mentale ma dell'idea che ci stiamo allontanando l'uno con l'altro". Il mondo "è diventato così divisivo e questi algortimi a camera d'eco alimentano un punto di vista narcisistico sulle cose". E' importante che "un film come 'Thunderbolts' parli di questo, dovrebbero farlo più film", conclude Harbour. di Lucrezia Leombruni