
I due artisti si uniscono all'appello che Gino Cecchettin ha rivolto al mondo della musica. Sul tema è intervenuta anche Daniela Di Maggio, la madre di Giogiò: "La colpa è del sistema che insegue il profitto"
Testi più responsabili nella musica. Non hanno dubbi Chiara Galiazzo e Roy Paci che all'Adnkronos commentano l'appello che Gino Cecchettin ha rivolto al mondo del musica, in occasione dell'Aperyshow Charity Event 2025 di Arsego (Padova). Cecchettin, padre di Giulia e presidente della Fondazione Giulia Cecchettin, sollecita il mondo musicale ad adottare un linguaggio più consapevole. "La realtà attuale è disastrosa e penso che una maggiore consapevolezza e scelta delle parole che poi tante persone canteranno, sia un piccolo grande atto sociale", dice Chiara Galiazzo. La cantante veneta, che ha da poco festeggiato i suoi 13 anni di carriera, sottolinea l'importanza dell'evoluzione culturale che "deve agire su tanti livelli diversi. Uno dei livelli fondamentali è quello educativo e culturale, e in questo senso le arti incidono molto sull'immaginario collettivo".
Le canzoni, dice, "hanno spesso descritto la società che stiamo vivendo, le canzoni entrano nella vita delle persone e quel modo di rappresentare la realtà e le situazioni si insinua nella vita di tutti i giorni, specialmente in quella dei giovani, dato che in quel periodo della vita la musica è anche motivo di aggregazione e immedesimazione". In un momento come questo, sottolinea l'artista, "bisogna fare grande attenzione a come si 'descrive' la realtà, e specialmente l'amore in tutte le sue accezioni".
L'artista rivela di essere impegnata nella scrittura di nuovi brani e di riflettere molto su questo aspetto: "Fare attenzione cercando di descrivere l'amore con una connotazione sana, paritaria, senza nessuno che vive solo se ha l’amore dell'altro, è una cosa giusta, è un costante esercizio ed agisce quasi da specchio perché in certe dinamiche ci siamo cascati tutti e diventa una sfida anche correggere le parole e cambiare il proprio punto di vista".
Si unisce all'appello anche Roy Paci: "Io penso che per il cambiamento culturale necessario per eliminare il patriarcato tossico e la violenza sulle donne siano necessarie molte azioni, in tutti gli ambiti. In un momento come questo ci vuole consapevolezza di quello che si dice e delle immagini che si rappresentano". L'artista, impegnato nell'organizzazione del Primo Maggio Taranto (di cui è direttore artistico insieme ad Antonio Diodato e Michele Riondino), precisa: "Non è questione di censura, la libertà artistica è sacra. Ma l’arte è figlia dei tempi e tante canzoni scritte qualche anno o decennio fa oggi sarebbero impensabili".
Il ceo della Fimi, Enzo Mazza riconosce la complessità del tema, sottolineando "la delicata linea tra libertà di espressione e testi potenzialmente provocatori o offensivi per alcuni ascoltatori". Per Mazza, i fan sono "i principali arbitri di ciò che è accettabile", e gli artisti "spesso rispondono di conseguenza all'opinione pubblica". Secondo Mazza, "c’è un ulteriore equilibrio da trovare tra la soppressione dei punti di vista stimolanti e la concessione della libertà di espressione, anche su argomenti difficili, che può a sua volta generare consapevolezza e dibattito positivo". L'industria discografica, inoltre, "ha già un sistema di avvisi sui testi espliciti".
Sul tema è intervenuta anche Daniela Di Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo, Giogiò, il giovane musicista ucciso a Napoli nell'agosto 2023. Testi sessisti nella musica? "Il problema non sono i cantanti. Oggi più che mai gli artisti sono condizionati dalle major, che impongono temi come violenza, amori tossici e sessismo per vendere", dice. Di Maggio sostiene che i brani di successo "rispecchiano una società 'malata', inquinata e dipendente da questi contenuti. Siamo tutti diventati tossici e questo meccanismo perverso si autoalimenta. Ed è questo che dobbiamo denunciare apertamente".
Il cantante, dunque, "è l'ultimo anello della catena. Basti pensare che a Sanremo, per esempio, solo tre autori hanno scritto le canzoni di quasi tutti i partecipanti". "Dove sono finiti i cantautori?", si domanda Di Maggio che elogia Niccolò Fabi: "Lui è un esempio. Le sue canzoni sono meravigliose perché nascono dall'amore per la musica, non dal desiderio di profitto". E ribadisce: "Il problema non sono i cantanti o gli attori, ma le major che inseguono il profitto a tutti i costi, assecondando una società che sembra desiderare solo messaggi criminali, sessisti e violenti. Il problema siamo noi che dobbiamo 'guarire' la nostra società e le nostre anime".