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'Alberto Sordi secret', presentato in Senato il docu-film di Igor Righetti

L'iniziativa è della senatrice Bevilacqua: "È paradossale che un attore come lui non sia mai stato candidato agli Oscar. Meriterebbe un premio alla memoria"

'Alberto Sordi secret', presentato in Senato il docu-film di Igor Righetti
29 aprile 2025 | 16.53
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Dopo la presentazione e l'omaggio all’ultima Festa del Cinema di Roma, senza dimenticare i numerosi premi internazionali vinti in questi giorni, il docu-film 'Alberto Sordi secret' sulla sua vita privata scritto e diretto da suo cugino Igor Righetti, giornalista e conduttore radiotelevisivo Rai, è stato presentato oggi in Senato su iniziativa della senatrice Dolores Bevilacqua, che ha moderato l'incontro dopo la lettura dei saluti del presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone. "Oggi - dichiara la senatrice Bevilacqua - celebriamo in Senato una delle figure più iconiche in assoluto del cinema italiano: il grande Alberto Sordi. La sua filmografia ha spaziato tra i generi, ma sicuramente resta nella memoria collettiva la sua qualità di maestro della commedia italiana".

Un genere che "lui ha saputo colorare in maniera verace e caustica. I suoi film sono stati uno specchio in cui il Paese si è potuto rivedere, nel bene e nel male. Sono felice - prosegue - di ospitare in Senato, grazie a Igor Righetti, l’Alberto Sordi 'privato', con una pellicola che sta avendo tantissimi riconoscimenti internazionali che altro non sono se non riconoscimenti rivolti proprio a Sordi. È paradossale che un attore come Sordi non sia mai stato candidato agli Oscar. Meriterebbe di essere candidato alla memoria, e - come ha suggerito Fioretta Mari - il film per cui dovrebbe ricevere un riconoscimento come quello sarebbe sicuramente 'La Grande Guerra'", conclude. "Ringrazio la senatrice Bevilacqua per aver organizzato questo incontro e omaggio dedicato a mio cugino Alberto Sordi e per la sua proposta di chiedere un Premio internazionale alla memoria o alla carriera, per aver dato voce a una speranza che lui ha sempre custodito nel cuore", commenta Righetti. È un’iniziativa "di grande valore simbolico e per me affettivo che rende giustizia a un artista straordinario molto apprezzato anche all’estero, capace di raccontare l’Italia come pochi altri, con ironia, profondità e straordinaria umanità. Sono molto felice che il mio docu-film 'Alberto Sordi secret' stia ricevendo così tanti riconoscimenti internazionali, dagli Stati Uniti all’India fino a tutta l’Europa".

Un successo che "dimostra quanto, anche all’estero, Alberto sia ancora amatissimo e presente nel cuore del pubblico. Nella sua lunga carriera, durata oltre sessant’anni con più di duecento film – un numero di cui lui stesso aveva perso il conto – ha ricevuto tutti i premi più prestigiosi: nove David di Donatello, sei Nastri d’argento, un Orso d’oro e uno d’argento a Berlino, un Golden Globe e il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia. Ma mai un Oscar. E questo - spiega - per lui era un vero rimpianto: non essere mai stato candidato dall’Italia agli Academy Award. Alberto si chiedeva spesso il perché e, una volta, mi confidò che probabilmente la sua grande popolarità e il suo essere profondamente amato da ogni fascia d’età e classe sociale avevano giocato a suo sfavore: in certi ambienti culturali queste qualità erano viste quasi come un limite".

Sordi "non ha mai avuto un grande rapporto con la critica italiana - prosegue Righetti - fatta eccezione per pochi, e amava ripetere con amara ironia: 'In Italia i critici si commuovono soltanto davanti ai sarcofagi. Basti pensare a Totò: lo hanno incensato solo dopo la sua morte'. Eppure, le interpretazioni di Alberto - spesso sottovalutate dai critici italiani - erano ammirate dalla critica estera. L’unico omaggio postumo dall’Academy arrivò un mese dopo la sua morte, nel marzo 2003, quando apparve in un filmato dedicato ai grandi artisti scomparsi, tra Billy Wilder, Rod Steiger e Dudley Moore, con una scena tratta dal film 'Quei temerari sulle macchine volanti' del 1965. Eppure, oltre a grandi commedie, ha interpretato capolavori drammatici come 'La grande guerra', 'Detenuto in attesa di giudizio' o 'Un borghese piccolo piccolo'". Oggi "vedere che il primo docu-film sulla sua vita viene premiato in tutto il mondo è, per me, la sua più grande rivincita. Un segno che la sua arte, il suo talento e il suo immenso contributo alla cultura italiana sono ancora vivi e riconosciuti. Alberto mi diceva spesso: 'Si muore davvero solo quando si viene dimenticati'. E io so, nel profondo, che Alberto non morirà mai. Non finché ci saranno persone a ricordarlo, ad amarlo e a tramandarne la memoria", conclude.

Oltre al regista e sceneggiatore Righetti, sono intervenuti molti dei grandi nomi degli attori protagonisti tra i quali Fioretta Mari, Daniela Giordano e Mirko Frezza e il produttore Massimiliano Filippini. Nel cast figurano anche Maurizio Mattioli, Emanuela Aureli, Enzo Salvi, Daniele Foresi, Lorenzo Castelluccio, Flavio Raggi e gli interventi inediti di Pupi Avati, Rosanna Vaudetti, Elena de Curtis (nipote di Totò), il re dei paparazzi Rino Barillari, Patrizia e Giada de Blanck, Sabrina Sammarini (figlia dell’attrice Anna Longhi), Sandro Sassoli, il segretario di Stato per il Turismo della Repubblica di San Marino Federico Pedini Amati, il sindaco di Sgurgola (paese in cui nacque la madre dell’Alberto nazionale, Maria Righetti) Antonio Corsi e tanti altri.

'Alberto Sordi secret' è un’opera internazionale, anche in inglese e spagnolo, dura 90 minuti ed è tratta dall’omonimo libro scritto da Igor Righetti (pubblicato da Rubbettino editore con la prefazione del critico Gianni Canova), giunto all’undicesima ristampa. Righetti svela allo spettatore, per la prima volta, l’infanzia e l’adolescenza di suo cugino Alberto Sordi che lo chiamava nipotino. E lo fa attingendo ai tanti ricordi vissuti in prima persona o narrati da suo padre e da suo nonno Primo Righetti in situazioni di vita familiare assieme all’Alberto nazionale. "Li ho raccontati attraverso scene filmiche girate in bianco e nero, ambientate tra il 1920 e la fine del 1930, in costume e con auto d’epoca - dice il regista e sceneggiatore - che grazie al cast eccezionale emozionano e strappano tante risate agli spettatori. Inoltre, vedere Alberto bambino così determinato e disposto a enormi sacrifici purché si avverasse il suo sogno di diventare l’attore più grande, farà capire tanti aspetti della sua vita privata e rappresenta un messaggio importante per molti giovani. Gli interventi degli amici di Alberto sono testimonianze, non interviste, e hanno il ritmo veloce tipico dei reportage giornalistici dove la narrazione della storia è centrale. Il genere documentario, invece, è presente con le foto provenienti dai nostri album di famiglia, i video inediti dell’Istituto Luce e con la voce narrante che accompagna lo spettatore, ma con il linguaggio giornalistico".

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