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Scienza&Salute: 'Quando nutrirsi è molto più che mangiare' con l'immunologo Minelli

09 aprile 2021 | 17.28
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"Ciò che mangiamo non è solo utile a contrastare l’insorgenza di disordini metabolici quali obesità, ipercolesterolemia e diabete, molto spesso il cibo svolge un ruolo importante anche nelle dinamiche del sonno, dell’ansia, della depressione e della memoria. Lo stile di vita, soprattutto alimentare, ma anche la sedentarietà e l’abuso di alcol, possono contribuire ad aumentare il rischio di sviluppare dei disturbi neurologici". Lo sottolinea l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata, nell'ultima puntata di BioMedical Report, il format su Facebook curato da Minelli. Ospiti della puntata: Laura Teodori, già dirigente di ricerca presso i Laboratori del centro ricerche Enea di Frascati (Roma); e le biologhe nutrizioniste Ilaria Vergallo e Dominga Maio, operative presso i centri Polismail.

Nella puntata di oggi si è trattato l’argomento 'dieta' non tanto focalizzata sul calcolo giornaliero delle calorie che assumiamo giornalmente, ma come strumento di prevenzione perfino dall’ansia e dei disturbi ad essa connessi. E d è stato anche affrontato l’argomento dei cibi che permettono di dormire meglio e preservano il declino cognitivo. Nel corso della puntata è stato anche evidenziato come la nutrizione possa indurre modifiche epigenetiche con effetti a lungo termine sulla salute e sul rischio di incidenza di alcune patologie. "Questo perché - osserva Minelli - alcune molecole bioattive fornite dai nutrienti, sono associate a processi biologici quali l’attività antiossidante, la modulazione del sistema immunitario o di quello ormonale, la riduzione dell’aggregazione piastrinica e, per questo, si associano alla prevenzione di numerose malattie metaboliche, dell’invecchiamento, addirittura del cancro, influenzando l’espressione del Dna e così riprogrammando il metabolismo del soggetto le sue capacità funzionali e i suoi comportamenti, cioè il suo fenotipo”.

“Abbiamo capito che, attraverso le modifiche epigenetiche, i nutrienti interagiscono con il nostro Dna determinando l’accensione o lo spegnimento di alcuni geni, così influenzando il nostro stato di salute. Abbiamo compreso, per esempio, che alcuni nutrienti tra cui i folati, la vitamina B-12, la metionina, la colina, la betaina possono intervenire sul Dna attraverso processi di metilazione con ricadute su processi fisiologici e patologici nel corso della nostra vita", sottolinea Teodori.

Attenzione particolare è stata anche riservata al glutine "la cui digestione genera gluteomorfine, composti simili alla morfina ma derivati proprio dal glutine. Studi già pubblicati e condotto su soggetti con sensibilità non celiaca al glutine ('The opioid effects of gluten exorphins: asymptomatic celiac disease - Journal of Health, Population and Nutrition - 2015') evidenziano - spiega Minelli - come le gluteomorfine siano in grado di legarsi con estrema affinità ai recettori per gli oppiodi, che sono espressi un po’ dovunque nel corpo, ma in particolare nel sistema nervoso centrale, inducendo stanchezza, senso di annebbiamento e sonnolenza, e lungo il tratto gastrointestinale, modulando la motilità enterica, la produzione di muco e di ormoni"-

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